02-07-2006-Ordinario-B-dom13

02/07/2006 – T. ORDINARIO – ANNO B – 13 DOMENICA – 2006

Preparazione alla celebrazione della messa.

13ª DOMENICA TEMPO ORDINARIO
Anno B – 2 Luglio 2006

RACCOGLIMENTO
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo. Amen.
Ascolta, Israele: io sono il Signore Dio tuo…!
Ascolta, Chiesa che sei in..; ascolta N [tuo nome].
Eccomi, Signore: aiutaci tutti ad ascoltarti
(Dt. 6,4; Lc 8,21; Is 6,8; Ebr 10,1s; Rm 12,1s).

LETTURA
Padre, nulla ci sia più caro del tuo Figlio Gesù!
Donaci di ascoltare la sua parola nell’assemblea dei fedeli (cfr PCFP, 13); tu ci metti in bocca anche la risposta: fa’ che ascolto e risposta crescano con l’orante che ti cerca, o Dio (Gregorio, Cassiano, Benedetto).

TESTI e MEDITAZIONE

TESTI

Antifona d’Ingresso Sal 46,2
Popoli tutti, battete le mani,
acclamate a Dio con voci di gioia.

Colletta
O Dio, che ci hai reso figli della luce con il tuo Spirito di adozione, fa’ che non ricadiamo nelle tenebre dell’errore, ma restiamo sempre luminosi nello splendore della verità. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo…

Anno B:
O Padre, che nel mistero del tuo Figlio povero e crocifisso hai voluto arricchirci di ogni bene, fa’ che non temiamo la povertà e la croce, per portare ai nostri fratelli il lieto annunzio della vita nuova. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio .

Prima Lettura Sap 1,13-15; 2,23-24
La morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo.

DAL LIBRO DELLA SAPIENZA
Dio non ha creato la morte
e non gode per la rovina dei viventi.
Egli infatti ha creato tutto per l’esistenza;
le creature del mondo sono sane,
in esse non c’è veleno di morte,
né gli inferi regnano sulla terra,
la giustizia è immortale.
Sì, Dio ha creato l’uomo per l’immortalità;
lo fece a immagine della propria natura.
Ma la morte è entrata nel mondo
per invidia del diavolo;
e ne fanno esperienza coloro che gli appartengono.

Salmo Responsoriale Dal Salmo 29
TI ESALTO, SIGNORE, MI HAI LIBERATO.

Signore Dio mio, a te ho gridato e mi hai guarito.
Signore, mi hai fatto risalire dagli inferi,
mi hai dato vita non scendessi nella tomba.

Cantate inni al Signore, o suoi fedeli,
rendete grazie al suo santo nome,
la sua collera dura un istante,
la sua bontà per tutta la vita.
Alla sera sopraggiunge il pianto
e al mattino, ecco la gioia.

Ascolta, Signore, abbi misericordia,
Signore, vieni in mio aiuto.
Hai mutato il mio lamento in danza:
Signore, mio Dio, ti loderò per sempre.

Seconda Lettura 2 Cor 8,7.9.13-15
La vostra abbondanza supplisca all’indigenza dei poveri.

DALLA SECONDA LETTERA DI SAN PAOLO APOSTOLO AI CORINZI
Fratelli, come vi segnalate in ogni cosa, nella fede, nella parola, nella scienza, in ogni zelo e nella carità che vi abbiamo insegnato, così distinguetevi anche in quest’opera generosa. Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà.
Qui non si tratta infatti di mettere in ristrettezza voi per sollevare gli altri, ma di fare uguaglianza. Per il momento la vostra abbondanza supplisca alla loro indigenza, anche la loro abbondanza supplisca alla vostra indigenza, e vi sia uguaglianza, come sta scritto: “Colui che raccolse molto non abbondò, e colui che raccolse poco non ebbe di meno”.

Canto al Vangelo Cf Gv 663.68
ALLELUIA, ALLELUIA.
Le tue parole, Signore, sono spirito e vita:
tu hai parole di vita eterna.
ALLELUIA.

Vangelo Mc 5, 21-43
Fanciulla, io ti dico: Alzati!

DAL VANGELO SECONDO MARCO
[In quel tempo, essendo passato di nuovo Gesù all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla, ed egli stava lungo il mare. Si recò da lui uno dei capi della sinagoga, di nome Giairo, il quale, vedutolo, gli si gettò ai piedi e lo pregava con insistenza: «La mia figlioletta è agli estremi; vieni a imporle le mani sia guarita e viva». Gesù andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.]
Or una donna, che da dodici anni era affetta da emorragia e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza nessun vantaggio, anzi peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla, alle sue spalle, e gli toccò il mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita». E subito le si fermò il flusso di sangue, e sentì nel suo corpo che era stata guarita da quel male.
Ma subito Gesù, avvertita la potenza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi mi ha toccato il mantello?». I discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che ti si stringe attorno e dici: Chi mi ha toccato?». Egli intanto guardava intorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Gesù rispose: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Và in pace e sii guarita dal tuo male».
Mentre ancora parlava, [dalla casa del capo della sinagoga vennero a dirgli: «Tua figlia è morta. disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, continua solo ad aver fede!». E non permise a nessuno di seguirlo fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.
Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava. Entrato, disse loro: « fate tanto strèpito e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». Ed essi lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della fanciulla e quelli che erano con lui, ed entrò dove era la bambina. Presa la mano della bambina, le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico, alzati!». Subito la fanciulla si alzò e si mise a camminare; aveva dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. Gesù raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e ordinò di darle da mangiare.].

Sulle Offerte
O Dio, che per mezzo dei segni sacramentali compi l’opera della redenzione, fa’ che il nostro servizio sacerdotale sia degno del sacrificio che celebriamo. Per Cristo nostro Signore.

Antifona alla Comunione Sal 102,1
Anima mia, benedici il Signore:
tutto il mio essere benedica il suo santo nome.

Oppure: Gv 17,20-21
«Padre, prego per loro, siano una cosa sola,
e il mondo creda che tu mi hai mandato», dice il Signore.

Anno B: Mc 5,41-42
«Io ti dico alzati!», disse il Signore.
E subito la fanciulla si alzò e si mise a camminare.

Dopo la Comunione
La divina Eucaristia, che abbiamo offerto e ricevuto, Signore, sia per noi principio di vita nuova, , uniti a te nell’amore, portiamo frutti che rimangano per sempre. Per Cristo nostro Signore.

=======================================================================

MEDITAZIONE o RILETTURA
Padre, fa’ che accogliamo il tuo Figlio Gesù!
La sua Parola alla Comunione (Ant. Com.), con il dono di se stesso, attua in noi nel massimo modo il messaggio dei testi biblici (cf. Tempo Ordinario – Anno B – 13ª Domenica – 29/06/2003); messaggio che ispira e attua i vari momenti della Celebrazione e della vita (Cf. Criteri di Meditazione – 15/08/2005).
Messaggio della Parola:

È PIÙ FORTE DELLA MORTE !
Messaggio che ispira e attua ora la Celebrazione, centro della Vita.

1°. RITI D’INTRODUZIONE.
Dalla vita alla festa della vita: formiamo una comunità, prendiamo coscienza di essere riuniti e preparati da Gesù ad ascoltare la Parola e a celebrare l’Eucaristia.
“Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno; una donna gli toccò il mantello”. Molti premono, una lo tocca. Qui siamo in molti, siamo un’assemblea che desidera toccarlo come quella donna. Toccarlo dopo aver accolto la sua venuta in mezzo a noi, confidando nelle sue parole che sono spirito e vita. E poi cantare, stupiti, tutte le sue meraviglie, e alla fine mangiare e camminare.
Gesù percepisce fra tanti la presenza di una donna bisognosa che gli tocca il mantello. Ciascuno di noi è unico davanti a Dio e ugualmente prezioso. Tocca infatti l’onnipotenza salvatrice di Dio chi crede in lui. Con questa certezza ci accostiamo fiduciosi a Gesù, come quella donna, come il papà Giairo. E lo supplichiamo per noi, per gli altri, con l’interesse dei papà, dei figli, dei fratelli. Ora chiediamo che aiuti la nostra fede, che ci lasciamo toccare dalla sua parola, per poterlo riconoscere e toccare nei segni della sua presenza, di unico Signore e Salvatore della nostra vita. Tocchiamo timidamente il nuovo mantello che sono i segni sacramentali in questa celebrazione eucaristica, per sollecitare la sua grazia che salva.

2°. LITURGIA DELLA PAROLA.
Dio parla a noi in Cristo. Lo Spirito ci dispone ad ascoltare la sua Parola. Gesù parla e conclude: Oggi si attua la Parola che udite. – Richiamiamo la Parola, aderiamo all’azione dello Spirito Santo.

Richiamiamo la Parola, cioè persona, messaggio e attività di Gesù.
“Va’ in pace e guarisci dal tuo male”; e “a te, fanciulla, io ti dico: Àlzati!” (Vangelo: Marco 5,21-43). Sono parole incomprensibili: Come si può parlare così a una morta?! Ma buon senso vuole che se non è una cosa cattiva in sé, si cerchi di capire con disponibilità interiore, specie se si tratta di una cosa o di una persona importante come Dio, come la vita. È ciò che ha fatto Pietro quando Gesù ha parlato di se stesso come Pane vivo da mangiare. “Le tue parole, Signore, sono spirito e vita: tu hai prole di vita eterna”, dice Pietro (Versetto al Vangelo). Quasi tutti abbandonano Gesù che pronunzia tali parole “incomprensibili” all’intelligenza umana. Ma Pietro pensa: Anche se non capisco ora con la mia testa, vorrei seguirlo con l’intelligenza del cuore, vorrei cercare e vedere nella sua condotta di vita, perché non c’è altri che agisce e parla come lui. “Da chi altri andremo?”. E sceglie di seguirlo.
Altre due persone in situazioni di sofferenza estrema lo ascoltano e lo seguono: una donna malata e un papà disperato. Sono testimoni di ogni sofferenza umana: una bambina che nel giro di poche ore muore e una donna ammalata senza più speranza, poiché nessun medico è stato capace di aiutarla. Tutto muore, in lei e intorno a lei; anche ogni suo bene è impegnato per niente, anzi per il peggio! La parte di lei, fatta per dare vita, dà invece morte; e gli altri che riceverebbero da lei vita, la votano alla morte in tutti i sensi, vietandole ogni contatto umano in nome di Dio, della religione. Ma la «fanciulla», cioè l’immagine di Dio che c’è in quella persona, esplode, e la donna non segue più nessun ragionamento umano né religioso; si affida alla persona di Gesù, venuto perché abbiamo la vita e l’abbiamo in abbondanza. Gli si avvicina, gli tocca il mantello, segno della personalità di Gesù. E guarisce, e aumenta in lei la fiducia a comunicare con Gesù, a parlare, a dirgli tutto, proprio lei che prima non poteva comunicare con nessuno. Neanche con Dio? Lo Spirito in lei dice il contrario. Tutto cade: il corpo, l’istituzione religiosa, la medicina. Rimane solo Gesù, che dice alla donna: “Figlia, la tua fede ti ha salvata. Và in pace e sii guarita dal tuo male”. Dal male fisico, ma anche da una istituzione religiosa. Quindi aveva ragione di andare con fiducia da Gesù, ascoltando il suo cuore, dove parla lo Spirito Santo.
Gesù dà lo stesso incoraggiamento anche a Giairo, che nel frattempo riceve la notizia: “Tua figlia è morta”. Giairo poteva valutare negativamente il ritardo per l’incontro di Gesù con l’emorroissa. Poteva pensare: Ecco, a causa di quel ritardo la mia figlioletta è morta! – L’aveva pregato infatti: “Vieni presto, prima che la mia figlioletta muoia”. «Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: “Non temere, continua solo ad aver fede!”». Continua da avere quella fede che ti ha spinto da me e che hai visto nella donna che è guarita. – La parola di Gesù è efficace in tutti e due: nel papà Giairo e nella donna guarita, rappresentanti ciascuno di noi. Come loro, anche noi riconosciamo Gesù portatore di una forza capace di trasformare in bene anche le situazioni più difficili e disperate. E sostiene la fede di Giairo che segue Gesù fino a casa. La forza di Gesù ha trovato un contatto nella fede della donna, ora lo trova nella fede di Giairo. E come ha sanato la donna, ora risuscita la fanciulla. Il segno è il prenderla per mano: di contatto personale. Il vero miracolo è l’accoglienza di Gesù: relazione con Gesù è vita. – Tu hai parole di vita eterna. Come Pietro, la donna e Giairo, siamo attirati da Gesù. Lo seguiamo con l’intelligenza del cuore; anche se non comprendiamo tutto, ci fidiamo di lui per quel che ha fatto e attendiamo sicuri che per questa nostra scelta Gesù stenda la mano e ci sollevi da ogni situazione di morte.

Richiamiamo la Profezia, portata a compimento in Gesù.
“Egli ha creato tutto per l’esistenza” (Prima Lettura: Sapienza 1,13-15; 2,23-24). La creazione è il primo luogo dove Dio rivela la sua giustizia. Dio ha pensato con amore tutte le cose e le ha volute, non per la corruzione della morte, ma per la vita. È una novità assoluta, perché fino allora, si è sempre saputo che gli dèi riservavano per sé la vita e la felicità, e per gli uomini l’infelicità e la morte. Tra Dio e il diavolo, cioè chiunque impedisce la vita in qualche modo, c’è totale contrapposizione. Fra l’agire di Dio e di chi non vuole il bene, non è possibile alcun collegamento. Stanno in due direzioni opposte. Aderire a Dio è volere il bene delle sue creature. “Chi dice di amare Dio che non vede, e non ama il fratello che vede, è bugiardo: la verità (= fedeltà di Dio che ama) non è in lui”. Dio gioisce per il bene delle creature e opera per la vita; satana e i suoi collaboratori agiscono per la morte, mettendo tutta la sua astuzia a servizio dell’invidia («diavolo» nel brano della Sapienza, in Genesi 3 è detto «serpente invidioso e astuto».
L’uomo, creato a immagine di Dio, è chiamato ad agire come Dio: a scegliere cioè la via del Signore che riconosce ad ogni essere la sua bontà, e non la via dell’invidia che fa morire. Mentre l’invidioso infatti si pone al posto di Dio e idolatra se stesso, chi segue Gesù e lo lascia operare nella propria vita, si trova in un’esistenza oltre il tempo e lo spazio, rende grazie al Signore per questo dono ineffabile del suo amore.

Richiamiamo la Realtà, che ora Gesù attua in noi come in se stesso.
“Ti esalto Signore mi hai liberato” (Salmo responsoriale: salmo 29/30). Malattia e guarigione, pianto e gioia, sera e mattina, morte e vita, sono le altalene di ogni esistenza umana. Il Signore Gesù si è messo in mezzo, ha rotto questo legame, e ha impresso un nuovo movimento: dove tutto finiva con la morte, ora tutto finisce con la vita. L’ultima parola spetta a Dio che è vita.
È un’esperienza: “Signore Dio mio, a te ho gridato e mi hai guarito. / Signore, mi hai fatto risalire dagli inferi, / mi hai dato vita perché non scendessi nella tomba”. Ciascuno in un modo o in un altro lo sa.
La vita di Dio nell’uomo di Dio è un canto, un’Eucaristia: “Cantate inni al Signore, o suoi fedeli,/rendete grazie al suo santo nome,/la sua collera dura un istante, la sua bontà per tutta la vita. / Alla sera sopraggiunge il pianto e al mattino, ecco la gioia”. È un’esperienza quotidiana da saper vedere e notare.
Ma è un cammino progressivo: ciò che si è sperimentato deve continuare; proprio l’esperienza fatta ci spinge a continuare: “Ascolta, Signore, abbi misericordia, / Signore, vieni in mio aiuto. / Hai mutato il mio lamento in danza: / Signore, mio Dio, ti loderò per sempre”. L’esperienza del profeta trova pieno compimento in Gesù che ora continua a vivere e a cantare in noi, sue membra, assemblea celebrante.

Richiamiamo l’Apostolo, che descrive il discepolo di Gesù.
“Voi Conoscete la grazia del Signore nostro Gesù Cristo” (Seconda lettura: 2 Corinzi 8,7.9.13-15). La colletta per aiutare la comunità che è in Gerusalemme attinge le sue ragioni direttamente in Dio; l’attenzione alle necessità dei fratelli deriva dalla giustizia di Dio in Gesù, che si è fatto povero per arricchire. La sollecitudine verso i più poveri è segno concreto di una vita in comunione con Cristo: l’ideale non è la rinuncia alla ricchezza, ma l’amore che spinge a condividerla. La consapevolezza di avere ricevuto tutto in dono da Dio, instaura nuovi rapporti gratuiti tra le persone, segni della presenza del Risorto: “Con grande forza gli apostoli rendevano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti essi godevano di grande simpatia. Nessuno infatti tra loro era bisognoso” (Atti 4,33s). Segno sicuro della vita soprannaturale che è presente in noi è la carità fraterna. Paolo riconosce che questo è il segno distintivo dei discepoli di Cristo.

3°. RITI DI PRESENTAZIONE DEI DONI.
Nelle parti liturgiche (Parola e Eucaristia) l’assemblea è ferma, in ascolto, seduta o in piedi; nei Tre Riti – d’introduzione, presentazione dei doni, comunione – si muove. Ora, per esempio, ci muoviamo e offriamo doni per la presenza di Cristo e per le necessità degli altri.
Con i nostri piccoli doni mostriamo di essere disponibili a condividere con gli altri ciò che Dio ci ha donato, desideriamo di fare come Paolo che ci dice in nome di Dio: «La vostra abbondanza supplisca alla loro indigenza, e vi sia uguaglianza». E tutti possiamo fare qualcosa, come suggerisce lo Spirito creatore.

4°. LITURGIA EUCARISTICA.
Aderendo all’agire dello Spirito, per mezzo di Cristo, ringraziamento, pane, offerta, intercessione, lode:

«Ringraziamo» e benediciamo il Padre in Cristo Gesù.
Grazie, Padre, per il tuo Figlio, in lui, povero e crocifisso ci arricchisci di vita..). Con la sua morte e risurrezione Cristo ci ha resi partecipi della sua vita immortale (prefazio III dom.). Per questo grande mistero, che costituisce il cuore del messaggio cristiano, noi oggi rendiamo grazie a Dio con tutti i santi.
Chi segue Gesù e lo lascia operare nella propria vita, si trova in un’esistenza oltre il tempo e lo spazio, rende grazie al Signore per questo dono ineffabile del suo amore.

Siamo trasformati in Cristo, che, preso il «pane» e rese grazie, si dona vero cibo e bevanda di salvezza.
Ora, Padre, manda lo Spirito che perfeziona l’opera di Gesù nel mondo e compie ogni santificazione: ci fa simili a Cristo che per amore non teme povertà, derisione e croce, portatore di una forza capace di trasformare in bene anche le situazioni più difficili e disperate. Anzi, trasforma noi stessi in parsone capaci di fare ciò lui stesso ha fatto, e di fare opere più grandi, perché dal Padre ci manda lo Spirito Santo.

Diveniamo luogo riservato a Gesù che in noi continua a «donare» se stesso.
In noi, Padre, si offre a te Gesù. Egli è la nostra vita nuova. Sì, presentiamo i doni, ma poi Gesù li prende e li fa suoi con tutto noi stessi. Infatti i nostri doni sono segno che accogliamo il suo invito, ben coscienti di non essere in grado di fare altro, anche se dessimo il nostro corpo. Solo in persona di Gesù possiamo operare efficacemente secondo Dio per il bene degli altri, come in questa Eucaristia.

Intercediamo per tutti in Cristo che «intercede» per noi e ci fa intercessori con lui per gli altri.
Tutti, Padre: vivi, defunti, celebranti, accogli in Cristo, che ci ha conquistati alla gloria, liberi da peccato e morte. E ti rendiamo grazie per averci ammessi alla tua presenza a compiere questo servizio di Gesù in favore di tutti, a livello fisico e spirituale. Condividendo, infatti, c’è l’aiuto materiale, ma specialmente l’accoglienza del dono di Dio, espressa nella stessa condivisione.

«Glorifichiamo» perfettamente il Padre per Cristo, con Cristo, in Cristo nello Spirito Santo che ci fa santi.
A te, Padre, ogni onore e gloria, nell’unità dello Spirito Santo, che santifica i fratelli: ogni onore e gloria di guarigione totale e per sempre. Nella stessa condivisione mostriamo di scegliere l’appartenenza a Dio in Cristo Gesù. Questo solo il Signore ci chiede, perché quando rimaniamo in lui, come tralci nella vite, da lui siamo poi anche mondati, nutriti e rinnovati.

5°. RITI DI COMUNIONE.
Preso il pane e rese grazie, Gesù spezza il pane e lo dà ai suoi che lo distribuiscano.
In Cristo siamo un solo corpo, un pane di vita per tutti: viviamo per lui che è morto e risorto per noi.
Il germe della vita eterna rimane vitale in noi fino a quando manteniamo il nostro rapporto di fede con Dio. Esprimiamo questo legame di vita eterna con parole e gesti di bene che il Signore ci ha insegnato: “Padre nostro”. Liberaci da tutti i mali e dalla morte, concedi la pace a ogni cuore e a ogni popolo, tu che non godi per la rovina dei viventi, e vivremo liberi dal peccato, sicuri nell’unità e nella pace.
Beati gli invitai al banchetto di festa dell’Agnello, che c’invita: “Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi”. Io vi ristoro, guarisco e risuscito. Signore, solo che io tocchi il tuo mantello, mangi il tuo pane sovrasostanziale, io “sarò salvato”. Rendiamo grazie a Dio, per la familiarità che ci concede da dirgli tutto ciò che opera in noi con il magnificat di Maria: “O Dio, protettore di chi spera in te, benedici, salva, difendi e rinnova il tuo popolo, perché libero dalle suggestioni del maligno, viva sempre nel tuo amore. Per Cristo nostro Signore. Amen”. Con l’amore e la pace di Cristo, andiamo a dire ai nostri fratelli che solo la fede può salvare.

CONTEMPLAZIONE

Nella chiesa il Padre convoca i credenti in Cristo, in cinque tappe (v. LG 2). Contempliamo oggi nei suoi cinque momenti, per esempio, La Guarigione:

nella chiesa prefigurata, sin dall’inizio, nella Creazione:
Guarigione fisica: della fanciulla e della donna (12 anni = tutti, sempre);

figurata, nella storia d’Israele, antica alleanza
Guarigione religiosa: l’umanità uccisa da invidia diabolica, è risanata da Dio suo Creatore;

compiuta, in Cristo Gesù, negli ultimi tempi:
Guarigione totale: in Gesù, Dio fatto uomo, ricco fatto povero, crocifisso deriso, risorto il terzo giorno.

manifesta, nella chiesa, per lo Spirito effuso:
Guarigione partecipata alla donna, alla fanciulla, ai genitori, a Pietro, Giacomo e Giovanni: a tutti.

completa, alla fine, nella gloria della Trinità.
Guarigione piena: nella folla umana, liberata dalla corruzione del peccato e della morte; canto di gloria al Padre in Cristo Signore.

Preghiamo:
Padre, le tue parole in Cristo sono spirito e vita: tu hai parole di vita eterna; ti esalti il popolo che tu hai liberato. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Condividiamo la nostra preghiera (neretto) nello schema della preghiera ecclesiale (colori).