04-11-2007-Ordinario-C-dom31

04/11/2007 – T. ORDINARIO – ANNO C – 31 DOMENICA – 2007

Preparazione alla celebrazione della messa.

31ª DOMENICA TEMPO ORDINARIO.
Anno C – 4 Novembre 2007

RACCOGLIMENTO
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo. Amen.
Ascolta, Israele: io sono il Signore Dio tuo…! Ascolta, Chiesa che sei in..; ascolta N [tuo nome].
Eccomi, Signore: aiutaci tutti ad ascoltarti (Dt. 6,4; Lc 8,21; Is 6,8; Ebr 10,1s; Rm 12,1s).

LETTURA
Padre, nulla ci sia più caro del tuo Figlio Gesù!
Donaci di ascoltare la sua parola nell’assemblea dei fedeli (cfr PCFP, 13); tu ci metti in bocca anche la risposta: fa’ che ascolto e risposta crescano con l’orante che ti cerca, o Dio (Gregorio, Cassiano, Benedetto).

TESTI e MEDITAZIONE.

TESTI

Antifona d’Ingresso Sal 37.22-23
Non abbandonarmi, Signore mio Dio, da me non star lontano; vieni presto in mio aiuto, Signore, mia salvezza.

Colletta
Dio onnipotente e misericordioso, tu solo puoi dare ai tuoi fedeli il dono di servirti in modo lodevole e degno; fa’ che camminiamo senza ostacoli verso i beni da te promessi. Per il nostro Signore…
Anno C:
O Dio, che nel tuo Figlio sei venuto a cercare e a salvare chi era perduto, rendici degni della tua chiamata: porta a compimento ogni nostra volontà di bene, perché sappiamo accoglierti con gioia nella nostra casa per condividere i beni della terra e del cielo. Per il nostro Signore Gesù Cristo….

Prima Lettura Sap 11,22 – 12,2
Signore, ai compassione di tutti, poiché tu ami tutte le cose esistenti.
DAL LIBRO DELLA SAPIENZA
Signore, tutto il mondo davanti a te, come polvere sulla bilancia, come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra.
Hai compassione di tutti, perché tutto tu puoi,
non guardi ai peccati degli uomini, in vista del pentimento. Poiché tu ami tutte le cose esistenti
e nulla disprezzi di quanto hai creato; se avessi odiato qualcosa, non l’avresti neppure creata.
Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non vuoi? O conservarsi se tu non l’avessi chiamata all’esistenza?
Tu risparmi tutte le cose, perché tutte son tue, Signore, amante della vita, Poiché il tuo spirito incorruttibile è in tutte le cose.
Per questo tu castighi poco alla volta i colpevoli e li ammonisci ricordando loro i propri peccati,
perché, rinnegata la malvagità, credano in te, Signore.

Salmo Responsoriale Dal Salmo 144
LA GLORIA DI DIO È L’UOMO VIVENTE.
O Dio, mio re, voglio esaltarti / e benedire il tuo nome in eterno e per sempre.
Ti voglio benedire ogni giorno, / lodare il tuo nome. R/
Paziente e misericordioso è il Signore, / lento all’ira e ricco di grazia.
Buono è il Signore verso tutti, / la sua tenerezza si espande su tutte le creature. R/
Ti lodino, Signore, tutte le tue opere / e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno / e parlino della tua potenza. R/
Manifestino agli uomini i tuoi prodigi / e la splendida gloria del tuo regno.
Il Signore sostiene quelli che vacillano / e rialza chiunque è caduto. R/

Seconda Lettura 2 Ts 1,11 – 2,2
Sia glorificato il nome del Signore nostro Gesù in voi, e voi in lui.
DALLA SECONDA LETTERA DI SAN PAOLO APOSTOLO AI TESSALONICESI
Fratelli, preghiamo di continuo per voi, perché il nostro Dio vi renda degni della sua chiamata e porti a compimento, con la sua potenza, ogni vostra volontà di bene e l’opera della vostra fede; perché sia glorificato il nome del Signore nostro Gesù in voi e voi in lui, secondo la grazia del nostro Dio e del Signore Gesù Cristo.
Ora vi preghiamo, fratelli, riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e alla nostra riunione con lui, di non lasciarvi così facilmente confondere e turbare, né da pretese ispirazioni, né da parole, né da qualche lettera fatta passare come nostra, quasi che il giorno del Signore sia imminente.

Canto al Vangelo Is 61,1
Alleluia, alleluia. Lo Spirito del Signore è su di me, mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai poveri. Alleluia.

Vangelo Lc 19, 1-10
Il Figlio dell’uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto.
DAL VANGELO SECONDO LUCA
In quel tempo, Gesù, entrato in Gerico, attraversava la città. Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomòro, poiché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua».
In fretta scese e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «E’ andato ad alloggiare da un peccatore!». Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch’egli è figlio di Abramo; il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

Sulle Offerte
Questo sacrificio che la Chiesa ti offre, Signore, salga a te come offerta pura e santa, e ottenga a noi la pienezza della tua misericordia. Per Cristo.

Antifona alla Comunione Sal 15,11
Tu mi indichi il sentiero della vita, Signore, gioia piena nella tua presenza.
Oppure: Gv 6,57
Dice il Signore: «Come il Padre che ha la vita ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me».
Anno C: Lc 19,5
«Scendi Zaccheo: perché oggi devo fermarmi a casa tua».

Dopo la Comunione
Continua in noi, o Dio, la tua opera di salvezza, perché i sacramenti che ci nutrono in questa vita ci preparino a ricevere i beni promessi. Per Cristo nostro Signore.

=======================================================================

MEDITAZIONE o RILETTURA
Padre, fa’ che accogliamo il tuo Figlio Gesù!
La sua Parola alla Comunione (Ant. Com.), con il dono di se stesso, attua in noi nel massimo modo il messaggio dei testi biblici (cf. T. Ordinario – Anno C –31ª Domenica – 31/10/2004); messaggio che ispira e attua i vari momenti della Celebrazione e della vita (Cf. Criteri di Meditazione – 15/08/2005).
Messaggio della Parola:

PRIMA L‘ESPERINZA D’UN INCONTRO CON IL SIGNORE,
POI LA CONVERSIONE E LA NUOVA VITA.

Messaggio che ispira e attua ora la Celebrazione, culmine e fonte della Vita.

1°. RITI D’INTRODUZIONE.
Prendiamo coscienza di essere una comunità riunita e preparata dallo Spirito di Gesù ad ascoltare la Parola e a celebrare l’Eucaristia..
Ciascuno di noi, peccatori, coscienti di essere amati dal nostro Creatore, che ci ha fatto, ci sta sempre vicino e ci sostiene come unico Signore e Padre (cfr prima lettura), iniziamo la celebrazione aderendo pienamente al suo amore divino, e acclamiamo: “Non abbandonarmi, Signore mio Dio, da me non star lontano; vieni presto in mio aiuto, Signore, mia salvezza” “Antifona d’Ingresso, Sal 37.22-23). Concludiamo la preghiera, sicuri di essere esauditi: “O Dio, che nel tuo Figlio sei venuto a cercare e a salvare chi era perduto, porta a compimento ogni nostra volontà di bene” che tu stesso hai posto in noi”; sapremo “accoglierti con gioia”, “condividere i beni della terra e del cielo”, e camminare “senza ostacoli verso i beni da te promessi. Per lo stesso Cristo nostro Signore. Amen” (cfr Collette).

2°. LITURGIA DELLA PAROLA.
Dio parla a noi in Cristo. Lo Spirito ci dispone ad ascoltare la sua Parola. Gesù parla e conclude: Oggi si attua la Parola che udite. – Richiamiamo quindi la Parola, e aderiamo all’azione dello Spirito Santo.

Richiamiamo la Parola: persona, messaggio e attività di Gesù.
IL FIGLIO DELL’UOMO È VENUTO A CERCARE E A SALVARE CIÒ CHE ERA PERDUTO
(Vangelo, Lc 19,1-10). Gesù porta così a compimento l’esigenza di comunione che Dio stesso ha posto in ogni persona umana. Gesù attira a sé irresistibilmente l’uomo, simboleggiato da Zaccheo. Prima, l’esperienza di Dio, poi la conversione e la vita nuova; e l’esperienza di Dio parte da Dio, da un dato presente nella persona umana per iniziativa di Dio. L’uomo non si è dato la vita, ma si trova fatto con l’esigenza inderogabile d’un rapporto autentico con gli altri (Gen 2,18: “Non è bene che l’uomo sia solo”; Agostino precisa il tipo di rapporto: “È inquieto il cuore dell’uomo, finché non riposa in te”). L’uomo è uscito dal cuore di Dio che “ama tutte le cose esistenti” (cfr prima lettura), e fa l’uomo a sua immagine, perché diventi Dio, come lui (cfr Gen 1,26s). Gesù, compimento dell’opera sua, parla di se stesso e aggiunge: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo figlio unigenito. Chi crede in lui ha la vita eterna” (cfr Gv 3,16). Zaccheo ha sentito parlare di Gesù; anche il collega, Levi Matteo, esattore delle tasse al nord, a Cafarnao, ha incontrato Gesù; Zaccheo cerca quindi di «vedere quale fosse» questo «Gesù» di Nazaret; e, per poterlo vedere, sale su un albero, poiché Gesù «doveva passare di là». Zaccheo, questa volta, non corre avanti, verso la fine della traversata della città, per riscuotere il pedaggio da Gesù e compagni, come il solito; ma per salire su un albero, lui, con tanto di simboli da capo della finanza, e ricco. «In quello stesso istante Gesù esultò nello Spirito Santo e disse: “Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti, e le hai rivelate ai piccoli”, disponibili a riconoscere e rispondere alle proprie esigenze interiori di comunione, come Zaccheo. “Sì, Padre, perché così a te è piaciuto. Ogni cosa mi è stata affidata dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio, e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare” (Lc 10,21s). Zaccheo viene a sapere chi è il Padre e il Figlio, perché a Zaccheo il Figlio, Gesù, lo ha voluto rivelare, di sua iniziativa. Gesù si rivela, quindi, a tutti, anche a Zaccheo, «capo dei pubblicani», peccatori, e fattosi ricco defraudando; ma che si fa piccolo non solo di statura, restituendo e donando.
Gesù si rivela a Zaccheo anche se è da «Gerico»: Gesù entra e attraversa la città, dal cuore chiuso, che resiste all’amore di Dio; presidio e ostacolo per l’ingresso d’Israele in terra promessa. Giosuè aveva maledetto la città di Gerico; dopo averla distrutta nel conquistarla, Giosuè dice: “Maledetto chi ti ricostruirà” (Giosuè 6,26). Gesù va proprio là, va a ricostruire le persone che vi abitano, come Zaccheo; Gesù «è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto». Gli interessano le persone, non le pietre; ciascuna persona, in ogni situazione, anche disperata.
«Là», entra Gesù risorto come poi nel cenacolo, come qui ora; per salvare «Oggi» ciascuno di noi. Oggi, ripetuto all’inizio e alla fine del Vangelo, Bella Notizia dell’«Oggi», dell’incontro che Gesù ha fissato con te oggi, nella tua vita. All’inizio del vangelo, c’è l’oggi della nascita di Gesù con l’annunzio ai pastori, “Oggi è nato per voi il Salvatore”; e l’oggi di Gesù nella sinagoga di Nazaret: “Oggi si è adempiuta la parola che avete udito”. Alla fine del vangelo c’è l’oggi dell’annunzio della salvezza al buon ladrone, “Oggi sarai con me in paradiso”. Fra questi due estremi, c’è l’oggi di Zaccheo, della vita quotidiana, di uno che porta il nome «Giusto-puro» (Zaccheo = giusto-puro); ma che non riesce a vivere il suo nome, si sente piccolo, vive la sua situazione fisica come un problema; per vivere, deve arrampicarsi su un «albero», essere più alto degli altri, avere più degli altri; non volendosi bene per quello che è, deve farsi capo, sentirsi importante, come capo di coloro che esigono le tasse, e prendere più di tutti gli altri. È dovuto diventare ricco di ricchezze materiali, pensando che nell’avere tante cose, nel potere, e nel prevalere sugli altri sia la sua felicità; ma tutto questo non gli basta, non gli giova per sentirsi più amato, anzi! Allora, scopre in sé una realtà nuova, esigenza di rapporto, di comunione che Dio aveva posto in lui; e in un moto, in una spinta del cuore va a cercare Gesù. Sapendo che Gesù deve passare di là, Zaccheo non vuol perdere l’appuntamento con il Signore; lo cerca, come sempre, salendo su un «albero», mettendosi sopra gli altri. Gesù non disprezza il moto di Zaccheo, né il mezzo che Zaccheo usa, perché Gesù ama nel nostro cuore, anche quando non è retto, ciò che egli stesso vi ha messo; importa che questo nostro cuore cerchi con sincerità, e troverà.
Allora il Signore immediatamente si fa trovare. Gesù è in mezzo alla folla, eppure non vede altri che Zaccheo; Gesù ama ciascuno di noi con un amore unico e personale, «alza più volte»-«lo sguardo» (ana-blèpsas), cerca Zaccheo tra le fronde di un albero, come Dio cercava Adamo nel paradiso. Il Signore ci ama, e ci chiama per nome: «Zaccheo»; e nel momento in cui il Signore incontra lo sguardo di ognuno di noi, ci dice: “Scendi subito” dal tuo albero; tu non hai bisogno di stare su «alberi» per sentirti amato da me. Io ti amo, non per i tuoi alberi, i tuoi successi; tu non devi avere l’ansia di «avere e valere» più degli altri; io ti amo nel tuo essere «piccolo di statura» come ti ho fatto, senza che tu vada in cerca di cose più grandi, superiori alle tue forze (Sal 130). Il tuo essere, così come sei, è segno infallibile che io ti amo; e non ti voglio amare solo per un momento: io oggi voglio «fermarmi» a casa tua, anzi «devo» fermarmi da te, «per questo il Padre mi ha mandato», «per questo io sono venuto nel mondo», perché io, come Dio, ho un imperativo, un’ansia, quella di fermarmi a casa tua, diventare il Signore del tuo cuore, di salvarti, di amarti per quello che tu sei. «Sono angosciato finché non si compie» questo «battesimo», quest’immersione nella tua esistenza.
Da come Zaccheo si sente amato, cercato e guardato dal Signore, non ha più problema a scendere; capisce che la sua vita non è più il suo albero, ma essere così com’è; lui non ha più da stare in alto, ma deve solo accogliere quel dono che gli è offerto gratuitamente; come se Gesù gli dicesse: scendi subito, tu, Zaccheo; devo salire io sul legno d’un albero per te! Zaccheo accoglie questo dono, non bada più al giudizio degli altri, che prima cercava per farsi grande; ora è libero da mormorazioni della folla. Il giudizio altrui ora gli ricorda solo come lui si valutava per i propri peccati, più che per l’amore di Dio verso di lui. Non aveva ancora imparato ad amare l’amore di Dio più d’ogni altra cosa. Zaccheo «scende subito» da quell’albero, e «si alza» come Gesù dalla tomba; e guardando il suo Signore risorto, riesce ad essere un uomo che sta dritto, senza necessità di «altezze» artificiali, per sentirsi grande, infinito, destinatario dell’amore di Dio. Ora Zaccheo è un uomo risorto, ricreato; una persona che sta in piedi a cantare il Prefazio con il sacerdote, il Magnificat con Maria. Fino ad oggi è vissuto facendo l’esattore delle tasse, è vissuto per ricevere, per prendere, per fare i suoi conti con la vita; da oggi diventa un uomo che dona e condivide, che non solo restituisce il massimo previsto (cfr Esodo, Deuteronomio e Levitico) «quattro volte tanto!»; ma dona in più «la metà dei suoi beni ai poveri», diventa «povero in Spirito», e «beato». Chi conosce il Signore non ha più bisogno di fare i conti: unica misura dell’Amore è «amare senza misura», senza attendere retribuzioni; hai già ricevuto l’amore di Dio, che suscita in te amore di risposta, per lui. Prima c’è l’esperienza dell’incontro con il Signore, poi viene la conversione e la vita nuova; prima uno trova il tesoro, poi vende tutto per possederlo. Tutti mormorano; si sbagliano: non comprendono la novità dei fatti: Zaccheo ha incontrato Gesù che lo ha cambiato. Il cambiamento di Zaccheo è la risposta a quanti mormorano contro Gesù e contro di lui.
Non solo Gesù cambia Zaccheo, ma entra stabile nella sua casa, come familiare. Per questo Gesù esulta e dice: “Oggi la salvezza è entrata in questa casa”; Gesù, la Salvezza, entra nel cuore, nella vita, nella storia di Zaccheo; si chiama Javè, «Colui che si trova» là. Chi lo cerca, sappia ora dove trovarlo. La storia della salvezza non è lontana: è in casa tua, ovunque ti muovi; è una storia sacra personale, di famiglia, di ciascuna persona (vedi Giornale dell’anima), «storia sacra» e non diario, fatti interpretati alla luce del Signore Gesù, e non semplice cronaca. Simeone poteva dire per questo: “Ora lascia, Signore, che io vada in pace, perché i miei occhi hanno veduto la salvezza”. Io oggi ho visto la Salvezza nell’incontro con la persona di Gesù. Zaccheo non ha più bisogno di «alberi», è diventato lui stesso in Cristo l’«albero» fruttuoso della vita, lui, piccolo, così com’è. Gesù, Salvezza, penetra oggi nella nostra casa, nella nostra vita, e noi portiamo frutti con generosità: amati dal Signore, possiamo restituire ogni giorno l’amore che lui ci dona; ogni giorno, fino al giorno definitivo del nostro «tempo compiuto».

Richiamiamo la Profezia, portata a compimento in Gesù.
SIGNORE, TU HAI COMPASSIONE DI TUTTI, POICHÉ TU AMI TUTTO CIÒ CHE ESISTE
(prima lettura, Sap 11,22-12,2). Dio rivela la sua «misericordia universale» con l’opera della creazione, espressione stupenda della sua onnipotenza: egli «ama» tutto ciò che ha creato con amore. Dio rivela però la sua onnipotenza soprattutto con la misericordia e il perdono: «Castiga poco alla volta» i peccatori per lasciare loro tempo di convertirsi, li «ammonisce» e «avverte» per far loro prendere coscienza delle loro colpe, e indurli ad abbandonare il male.
Questo brano sottolinea l’amore paziente di Dio nel vangelo, che Gesù lo compie in sé verso Zaccheo, trasformandolo da «giusto-puro» potenziale, in «giusto-puro» effettivo, simbolo d’ogni persona umana, qui ricordata e rappresentata dall’assemblea celebrante, che in Cristo, compimento dell’amore di Dio verso «tutti gli esseri esistenti», intercede efficacemente per la salvezza.

Richiamiamo la Realtà, che ora Gesù attua in noi come in se stesso.
GLORIA DI DIO È L’UOMO VIVENTE, E GLORIA DELL’UOMO È LA VISIONE DI DIO.
(salmo responsoriale, dal salmo 144, 1-2; 8-9; 10-11; 13cd-14).
Tutte le creature lo sappiano: in me tu, o Dio, sei tenerezza e bontà, veritiero in tutto ciò che dici tramite me, fedele in tutto ciò che mediante me fai. Tutti i fedeli lo proclamino, fatti voce della mia presenza, e io in ciascuna persona d’ogni generazione possa cantare il tuo regno eterno sulla terra, “O Dio, mio re, voglio esaltarti e benedire il tuo nome in eterno e per sempre”, come ora glorioso lo canto davanti a te, dicendo: “Ti voglio benedire ogni giorno, lodare il tuo nome”.
Riconoscendo poi la tua presenza nel mondo, nella storia e nella vita, continuo a cantare la tua benevolenza, o Padre, che in me s’è manifestata, e ora si manifesta nelle mie membra acclamanti: “Paziente e misericordioso è il Signore, lento all’ira e ricco di grazia. Buono è il Signore verso tutti. La sua tenerezza si espande su tutte le creature”.
Prendendo infine coscienza dei miei sentimenti in loro, i miei fedeli continuano a proclamare: “Ti lodino, Signore, tutte le tue opere e ti benedicano i tuoi fedeli. Dicano la gloria del tuo regno e parlino della tua potenza”. Sapendo di essere così “gloria” di Dio, cioè, segno della nostra presenza, concludono con l’augurio che Padre e Figlio nello Spirito Santo: “Manifestino agli uomini i tuoi prodigi e la splendida gloria del tuo regno”, mentre “il Signore sostiene quelli che vacillano e rialza chiunque è caduto”, perduto come Zaccheo.

Richiamiamo l’Apostolo, che descrive il discepolo di Gesù.
SIA GLORIFICATO IL NOME DEL SIGNORE NOSTRO GESÙ IN VOI, E VOI IN LUI.
È una piena adesione del fedele alla volontà di Dio. Dalla stessa parola divina sappiamo che Dio ha posto in noi una volontà di bene come un germe, con la forza intrinseca di voler svilupparsi; e spinge, chi non gli resiste, all’adesione, espressa dal fedele con le parole di Paolo, come una preghiera continua: Dato che il Signore ha posto in noi una volontà di bene, il “Signore stesso la deve portare a compimento in noi, perché “Gesù sia glorificato in noi, e noi in lui” (cfr Seconda lettura, 2Ts 1,11-2,2).
Ora il Signore è già presente invisibile al centro della fede e della liturgia cristiana; l’attesa però che torni visibilmente fonda la certezza e la serenità dei discepoli di Cristo: essi sono resi capaci di dimostrarlo nella loro serena occupazione giornaliera, e nelle realtà ordinarie di questo mondo.

3°. RITI DI PRESENTAZIONE DEI DONI.
Nelle parti liturgiche (Parola e Eucaristia) l’assemblea è ferma, in ascolto, seduta o in piedi; nei Tre Riti – d’introduzione, presentazione dei doni, comunione – si muove. Ora, per esempio, ci muoviamo e offriamo doni per la presenza di Cristo e per le necessità degli altri.
La presentazione dei doni si conclude con la preghiera sulle offerte, fatta dal sacerdote in persona di Cristo: “Questo sacrificio che la Chiesa ti offre, Signore, salga a te come offerta pura e santa, e ottenga a noi la pienezza della tua misericordia. Per Cristo nostro Signore” (Sulle Offerte); e le parole acquistano tutto un nuovo significato: l’assemblea dei fedeli in Cristo diventa «Chiesa», i doni presentati in persona di Cristo diventano «sacrificio», di Cristo e della Chiesa; quindi un’«offerta pura e santa» che ottiene a noi, membra di Gesù, come una nuova personalità corporativa di Zaccheo, «la pienezza della tua misericordia»; «tua», seconda persona, in forma dialogica, perché la verità del sacrificio offerto dalla Chiesa diventa preghiera rivolta al Padre di Gesù, con gli imperativi d’adesione, «salga» e «ottenga», d’infallibile efficacia, mediante Cristo, nello Spirito Santo.

4°. LITURGIA EUCARISTICA.
Aderendo all’agire dello Spirito, per mezzo di Cristo, ringraziamento, pane, offerta, intercessione, lode:

«Ringraziamo» e benediciamo il Padre in Cristo Gesù.
Grazie, Padre, per il tuo Figlio; in Cristo Gesù “tu hai ricostituito l’unità della famiglia umana disgregata dal peccato; tu accogli senza stancarti i peccatori, tu risollevi coloro che cadono, tu dimostri la tua bontà con tutti, tu manifesti la tua tenerezza verso tutte le creature”. Noi ti ringraziamo per tute queste meraviglie.

Siamo trasformati in Cristo, che, preso il «pane» e rese grazie, si dona vero cibo e bevanda di salvezza.
Ora, Padre, manda lo Spirito a perfezionare l’opera di Gesù nel mondo e compiere ogni santificazione: riceviamo con gioia Gesù compassionevole, che porta a compimento l’esigenza di comunione, posta in noi, come in Zaccheo, da Dio stesso, che ci ha fatto a sua immagine, per divenire simili a lui.

Diveniamo luogo riservato a Gesù che in noi continua a «donare» se stesso.
In noi, Padre, si offre a te Gesù; egli ci rende degni della tua chiamata, porta a compimento in noi la nostra volontà di bene e ci salva.

Intercediamo per tutti in Cristo che «intercede» per noi e ci fa intercessori con lui per gli altri.
Tutti, Padre: vivi, defunti, celebranti, accogli in Cristo; con Paolo preghiamo di continuo per tutti, perché il nostro Dio ci renda degni della sua chiamata, e porti a compimento, con la sua potenza, ogni vostra volontà di bene, e l’opera della vostra fede.

«Glorifichiamo» perfettamente il Padre per Cristo, con Cristo, in Cristo nello Spirito Santo che ci fa santi.
A te, Padre, ogni onore e gloria, dall’umanità in Cristo; così è glorificato il nome del Signore nostro Gesù in noi e noi in lui, secondo la tua grazia, o Padre, trasmessa a noi mediante il Figlio tuo Gesù.

5°. RITI DI COMUNIONE.
Preso il pane e rese grazie, Gesù spezza il pane e lo dà ai suoi discepoli perché lo distribuiscano.
In Cristo siamo un solo corpo, un pane di vita per tutti: viviamo per lui che è morto e risorto per noi.
Padre nostro, donaci di lasciarci guidare dalle esigenze profonde che tu hai posto in noi, e che il tuo Spirito ci richiama nelle situazioni concrete della vita. Come «attraversava Gerico», Gesù ora passa in mezzo a noi; cerchi noi come Zaccheo, e ci spinga a «cercare di vedere Gesù», come Zaccheo.
Ecco l’Agnello di Dio, la Salvezza che vuole entrare e rimanere nelle nostre case, come «sentiero della vita, gioia piena nella tua presenza, o Dio». Mangiamo Gesù, viviamo di Gesù che ci dice: “Come il Padre che ha la vita ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me». Perché rimanga presso di noi, ci faccia scendere e alzarci come Zaccheo, preghiamo: “Continua in noi, o Dio, la tua opera di salvezza, perché i sacramenti che ci nutrono in questa vita ci preparino a ricevere i beni promessi. Per Cristo nostro Signore. Amen”.
Andiamo nella pace di Cristo, per proclamare ch’egli è venuto a salvare ciò che era perduto.

CONTEMPLAZIONE
Nella chiesa il Padre convoca i credenti in Cristo, in cinque tappe (v. LG 2); contempliamo oggi nei suoi cinque momenti, per esempio, La Gloria di Dio:
prefigurata, sin dall’inizio, nella Creazione: gloria di Dio, è l’uomo vivente;
figurata, nella storia d’Israele, antica alleanza: gloria di Dio, è l’uomo credente nel Creatore che ama tutte le cose, perdona e corregge l’uomo;
compiuta, in Cristo Gesù, negli ultimi tempi: gloria di Dio, è l’Uomo-Dio Gesù, presenza del Padre che cerca e salva le sue creature perdute;
manifesta, nella chiesa, per lo Spirito effuso: gloria di Dio, è l’uomo salvato, capace di volere e operare il bene in Gesù: pegno dei beni futuri;
completa, alla fine, nella gloria della Trinità: gloria di Dio, è l’umanità in Cristo, partecipe dei suoi beni di misericordia, in terra e in cielo.

Preghiamo:
O Padre, che hai tanto amato il mondo da dare il tuo Figlio unigenito, pieno di Spirito Santo, mandato a portare il lieto annunzio ai poveri, perché chi crede in lui abbia la vita eterna; fa’ che ogni uomo vivente sia gloria tua, segno della tua presenza. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Condividiamo la nostra preghiera (neretto) nello schema della preghiera della chiesa (colori).