11/11/2007-Ordinario-C-dom32

11/11/2007 – T. ORDINARIO – ANNO C – 32 DOMENICA – 2007

Preparazione alla celebrazione della messa.

32ª DOMENICA TEMPO ORDINARIO.
Anno C – 11 Novembre 2007

RACCOGLIMENTO
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo. Amen.
Ascolta, Israele: io sono il Signore Dio tuo…! Ascolta, Chiesa che sei in..; ascolta N [tuo nome].
Eccomi, Signore: aiutaci tutti ad ascoltarti (Dt. 6,4; Lc 8,21; Is 6,8; Ebr 10,1s; Rm 12,1s).

LETTURA
Padre, nulla ci sia più caro del tuo Figlio Gesù!
Donaci di ascoltare la sua parola nell’assemblea dei fedeli (cfr PCFP, 13); tu ci metti in bocca anche la risposta: fa’ che ascolto e risposta crescano con l’orante che ti cerca, o Dio (Gregorio, Cassiano, Benedetto).

TESTI e MEDITAZIONE.

TESTI

Antifona d’Ingresso Sal 87,3
La mia preghiera giunga fino a te; tendi, o Signore, l’orecchio alla mia preghiera.

Colletta
Dio grande e misericordioso, allontana ogni ostacolo nel nostro cammino verso di te, perché, nella serenità del corpo e dello spirito, possiamo dedicarci liberamente al tuo servizio. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo…
Anno C: O Dio, Padre della vita e autore della risurrezione, davanti a te anche i morti vivono; fa’ che la parola del tuo Figlio seminata nei nostri cuori, germogli e fruttifichi in ogni opera buona, perché in vita e in morte siamo confermati nella speranza della gloria. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

Prima Lettura 2 Mac 7, 1-2. 9-14
Il re del mondo ci risusciterà a vita nuova ed eterna.
DAL SECONDO LIBRO DEI MACCABEI
In quei giorni, ci fu il caso di sette fratelli che, presi insieme alla loro madre, furono costretti dal re a forza di flagelli e nerbate a cibarsi di carni suine proibite.
Il primo di essi, facendosi interprete di tutti, disse al re: «Che cosa cerchi di indagare o sapere da noi? Siamo pronti a morire piuttosto che trasgredire le patrie leggi».
E il secondo giunto all’ultimo respiro, disse: «Tu, o scellerato, ci elimini dalla vita presente, ma il re del mondo, dopo che saremo morti per le sue leggi, ci risusciterà a vita nuova ed eterna».
Dopo torturarono il terzo, che alla loro richiesta mise fuori prontamente la lingua e stese con coraggio le mani e disse dignitosamente: «Da Dio ho queste membra e, per le sue leggi, le disprezzo, ma da lui spero di riaverle di nuovo»; così lo stesso re e i suoi dignitari rimasero colpiti dalla fierezza del giovinetto, che non teneva in nessun conto le torture.
Fatto morire anche questo, si misero a straziare il quarto con gli stessi tormenti. Ridotto in fin di vita, egli diceva: «E’ bello morire a causa degli uomini, per attendere da Dio l’adempimento delle speranze di essere da lui di nuovo risuscitati; ma per te la risurrezione non sarà per la vita».

Salmo Responsoriale Dal Salmo 16
CI SAZIEREMO, SIGNORE, CONTEMPLANDO IL TUO VOLTO.
Accogli, Signore, la causa del giusto, / sii attento al mio grido.
Porgi l’orecchio alla mia preghiera: / sulle mie labbra non c’è inganno. R/
Sulle tue vie tieni saldi i miei passi / e i miei piedi non vacilleranno.
Io t’invoco, mio Dio: dammi risposta; / porgi l’orecchio, ascolta la mia voce. R/
Proteggimi all’ombra delle tue ali; / io per la giustizia contemplerò il tuo volto,
al risveglio mi sazierò della tua presenza. R/

Seconda Lettura 2 Ts 2, 16 – 3, 5
Il Signore vi confermi in ogni opera e parola di bene.
DALLA SECONDA LETTERA DI SAN PAOLO APOSTOLO AI TESSALONICESI
Fratelli, lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio Padre nostro, che ci ha amati e ci ha dato, per sua grazia, una consolazione eterna e una buona speranza, conforti i vostri cuori e li confermi in ogni opera e parola di bene.
Per il resto, fratelli, pregate per noi, perché la parola del Signore si diffonda e sia glorificata come lo è anche tra voi e veniamo liberati dagli uomini perversi e malvagi. Non di tutti infatti è la fede. Ma il Signore è fedele; egli vi confermerà e vi custodirà dal maligno.
E riguardo a voi, abbiamo questa fiducia nel Signore, che quanto vi ordiniamo già lo facciate e continuiate a farlo. Il Signore diriga i vostri cuori nell’amore di Dio e nella pazienza di Cristo.

Canto al Vangelo Gv 11,25.26
Alleluia, alleluia.
Io sono la risurrezione e la vita, dice il Signore; chi crede in me non morirà in eterno. Alleluia.

Vangelo Lc 20, 27-38
Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi.
DAL VANGELO SECONDO LUCA
In quel tempo, si avvicinarono poi alcuni sadducei, i quali negano che vi sia la risurrezione, e posero a Gesù questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se a qualcuno muore un fratello che ha moglie, ma senza figli, suo fratello si prenda la vedova e dia una discendenza al proprio fratello.
C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette; e morirono tutti senza lasciare figli.
Da ultimo anche la donna morì. Questa donna dunque, nella risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
Gesù rispose: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni dell’altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito; e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando chiama il Signore: Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe.
Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui».

Sulle Offerte
Volgi il tuo sguardo, o Padre, alle offerte della tua Chiesa, e fa’ che partecipiamo con fede alla passione gloriosa del tuo Figlio, che ora celebriamo nel mistero. Per Cristo nostro Signore.

Antifona alla Comunione Sal 22,1-2
Il Signore è mio pastore, non manco di nulla; in pascoli di erbe fresche mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce.
Oppure: Lc 24,35
I discepoli riconobbero Gesù, il Signore, nello spezzare il pane.
Oppure: Lc 20,38
«Dio non è il Dio dei morti, ma dei vivi, perché tutti vivono in lui».

Dopo la Comunione
Ti ringraziamo dei tuoi doni, o Padre; la forza dello Spirito Santo, che ci hai comunicato in questi sacramenti, rimanga in noi e trasformi tutta la nostra vita. Per Cristo nostro Signore.

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MEDITAZIONE o RILETTURA
Padre, fa’ che accogliamo il tuo Figlio Gesù!
La sua Parola alla Comunione (Ant. Com.), con il dono di se stesso, attua in noi nel massimo modo il messaggio dei testi biblici (cf. T. Ordinario – Anno C – 32ª Domenica – 07/11/2004); messaggio che ispira e attua i vari momenti della Celebrazione e della vita (Cf. Criteri di Meditazione – 15/08/2005).
Messaggio della Parola:

DAVANTI A TE TUTTI, ANCHE I MORTI, VIVONO.
Messaggio che ispira e attua ora la Celebrazione, culmine e fonte della Vita.

1°. RITI D’INTRODUZIONE.
Prendiamo coscienza di essere una comunità riunita e preparata dallo Spirito di Gesù ad ascoltare la Parola e a celebrare l’Eucaristia..
“La mia preghiera giunga fino a te; tendi, o Signore, l’orecchio alla mia preghiera” (Antifona d’Ingresso, Sal 87,3). Sono consapevole che percorreremo il cammino verso di te, e giungeremo alla risurrezione solo mediante il tuo aiuto. Noi siamo qui perché vogliamo essere tra gli amici di Dio, che ricevono da lui potere di pregarlo efficacemente, dicendo: “O Dio nostro Padre, tu hai cara ogni persona, la fai vivere come Abramo, Isacco e Giacobbe davanti a te, come tua amica; noi ci affidiamo alla tua cura paterna, e alla tua amicizia”. “Allontana ogni ostacolo nel nostro cammino verso di te, perché, nella serenità del corpo e dello spirito, possiamo dedicarci liberamente al tuo servizio”. “Padre della vita e autore della risurrezione, davanti a te anche i morti vivono; fa’ che la parola del tuo Figlio, seminata nei nostri cuori, germogli e fruttifichi in ogni opera buona, perché in vita e in morte siamo confermati nella speranza della gloria. Per Cristo nostro Signore. Amen”.

2°. LITURGIA DELLA PAROLA.
Dio parla a noi in Cristo. Lo Spirito ci dispone ad ascoltare la sua Parola. Gesù parla e conclude: Oggi si attua la Parola che udite. – Richiamiamo quindi la Parola, e aderiamo all’azione dello Spirito Santo.

Richiamiamo la Parola: persona, messaggio e attività di Gesù.
DIO NON È DIO DEI MORTI, MA DEI VIVENTI (Vangelo, Lc 20, 27-38).
“Io sono la risurrezione e la vita”, dice il Signore (versetto al vangelo: Gv 11,25.26); lo mostra con i fatti e con le parole; lo mostra ai Sadducei che negano vi sia la risurrezione. Essi si avvicinano e gli pongono una domanda, «per coglierlo in fallo su qualche sua parola». Espongono il loro punto di vista, citando un caso curioso di sette fratelli, osservanti la legge di Mosè, il «levirato» (Gen 38,8; Dt 25,5-10). In conformità a tale legge, costoro presero in moglie la stessa donna, tutti e sette, uno dopo l’altro, per darle un figlio; quando risorgeranno, di chi di loro sarà la moglie? I Sadducei sbagliano a pensare il mondo di Dio, senza fine, sullo stile della vita in questo mondo. Secondo Marco e Matteo, Gesù dice in faccia ai Sadducei lo sbaglio (cfr Mc 12,24.27; Mt 22,29). Ora invece Gesù mostra «con i fatti» che egli è la «Risurrezione e la vita», contro «l’ipocrisia e la morte»; lo dimostra ignorando il loro atteggiamento ipocrita, preparatorio alla sua morte. «Con le parole» Gesù distingue la vita fra uomo-donna, e il piano di Dio che tramite un figlio vuole assicurare alla donna un campo per vivere con dignità nella terra promessa, immagine e profezia della vera «terra promessa» e della vera «dignità» che Gesù, il Cristo, il Messia, porta a compimento in se stesso e attua in noi. In questa vita divina, precisa Gesù, si è «uguali agli angeli», che obbediscono a Dio, e portano agli uomini la Buona Notizia che Dio li «ama» (cfr gli Angeli ai pastori), nel vero primo «Angelo», Gesù, mandato dal Padre; e si è «uguali» a Gesù, «figli» della Risurrezione quale Gesù si è detto, e «figli di Dio», uguali a Dio, nell’unico Figlio amato, Gesù; quindi tutti possono risorgere in Cristo – Risurrezione. Questo dice Gesù per rivelarci come risorgiamo: «quali membra di Cristo».
Gesù aggiunge il «fatto» della Risurrezione, partendo sempre dal Pentateuco, unica bibbia ammessa dai Sadducei, fondamentalisti che escludono ogni sviluppo della rivelazione, testimoniata nei libri successivi della sacra Scrittura (in particolare, Maccabei: cfr prima lettura d’oggi): “Che poi i morti”, dice Gesù, quanti resistono, come i Sadducei, all’intervento di Dio nella storia con il suo piano di salvezza, “risorgono, lo ha indicato Mosè a proposito del roveto, quando chiama il Signore: Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio dichiara la sua «appartenenza», di trovarsi là dove sono le sue creature, e di tenere nella vita della sua amicizia chi l’accetta. Dio s’impegna di superare ogni male o deficienza di vita (cfr legge di purità in Levitico): come Dio crea dal nulla i suoi amici, così egli provvede che vivano sempre con lui. Dio è «Dio dei vivi, perché tutti vivono per lui», sono creati da lui, e ricreati in vista di una vita con lui.
Oggi siamo noi ad ascoltare l’insegnamento di Gesù che precisa: “Chi crede in me non morirà in eterno”. Non possono morire coloro che Dio si è scelto come amici. “Se, infatti, quand’eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita” (Rom 5,10); credendo in lui, accogliendo la sua gratuita redenzione. I Sadducei non rispondono a Gesù, non riconoscono la sua disponibilità a «redimerli» dalla loro «ipocrisia»; preferiscono il radicalismo. Noi oggi preferiamo unirci a quanti prendono la parola nella liturgia e dicono: “Maestro, hai parlato bene”; ti chiediamo di «farci vivere per te, o Dio dei vivi». È un rapporto personale di «tutto» Dio in Gesù con «tutto» ogni singolo essere umano: con ciascuno di noi come con «Abramo, Isacco, Giacobbe» e la loro discendenza. I risorti vivranno della vita stessa di Dio, liberata da ogni limite e obbligo dell’esistenza terrena. Il mondo di Dio ha il suo principio e fine nell’amore stesso di Dio. «Gesù Risurrezione» testimonia che tutti vivono grazie al suo amore fedele, come manifestazione della vita di Dio per gli uomini, non abbandonati a se stessi, ma fermamente uniti a Dio Padre in Cristo, che riflette la sua luce anche sulla disputa fra «Gesù e sadducei».

Richiamiamo la Profezia, portata a compimento in Gesù.
IL RE DEL MONDO CI RISUSCITERÀ A VITA NUOVA ED ETERNA (I Let., 2Mac 7,1s.9-14).
La prima lettura, in contesto liturgico, sottolinea, del vangelo, l’aspetto della risurrezione dai morti. Chi si trova là, dov’è la sua creatura, è lo stesso Creatore che l’ama come se stesso e, come l’ha fatta dal nulla, la può rifare da morte, a vita nuova. L’attesa di una vita oltre la morte non è mai mancata nella Bibbia; ma solo il libro dei Maccabei, verso il 120 a.C., ha espresso chiaramente la fede in un «al di là personale», nella risurrezione corporale dei giusti, morti a causa della loro fedeltà al «Re del mondo»; per l’infedele la risurrezione non sarà per la vita. Sono riportati «quattro» casi o fratelli, rappresentanti tutte le persone dei «quattro» punti cardinali, su «sette»: per «tutte» le persone delle generazioni future. I «sette fratelli sono presi insieme alla loro madre» che ha dato loro una formazione umana e divina; non li ha educati, somministrando loro unicamente il cibo e un’educazione culturale, ma soprattutto l’amore per Dio e per i suoi comandamenti. Una fede che si basa sulla tradizione dei padri, e sul rispetto per le leggi. Una fede da vivere insieme in comunità, secondo l’uso del popolo d’Israele. Questa donna ha fatto il regalo più bello ai suoi figli. Importante la salute fisica, la formazione in vista del lavoro e della vita; ma più importante è l’educazione all’amore per Dio: per il «suo amore» verso di noi. Un Amore così profondo e radicato da superare i momenti più tragici, non dimenticandosi del Signore nemmeno in punto di morte: mamma e figli pronti a morire piuttosto di tradire il Signore. Non vale tanto la «carne o l’incenso», quanto ciò che vi è significato. «Furono costretti dal re a forza di flagelli e nerbate a cibarsi di carni suine proibite», e loro non hanno tradito, perché una presenza continuata di Dio li ha formati. «Il primo, facendosi interprete di tutti, disse al re: “Che cosa cerchi di indagare o sapere da noi? Siamo pronti a morire piuttosto che trasgredire le patrie leggi”. Nel contrasto fra giovani credenti e un re, vince la fede. «Il secondo, giunto all’ultimo respiro, disse: “Tu, o re, ci elimini dalla vita presente, ma il Re del mondo, dopo che saremo morti per le sue leggi, ci risusciterà a vita nuova e eterna”. Si fronteggiano una vita presente, e una vita nuova ed eterna; ha la meglio una vita di fede, in atto, come frammento e caparra della risurrezione. «Il terzo, alla loro richiesta, mise fuori prontamente la lingua e stese con coraggio le mani, dicendo con dignità: “Da Dio ho queste membra, per le sue leggi le offro, da lui attendo di riaverle, certamente!”. La fede non solo vince, ma stupisce «lo stesso re e i suoi dignitari», come segno di luce splendente in chi vive in rapporto personale con Dio: essi «sono colpiti dalla fierezza del giovane, che non tiene in alcun conto le torture». «Si misero a straziare il quarto con gli stessi tormenti. Ridotto in fin di vita, egli diceva: “È bello morire a causa degli uomini, per attendere da Dio l’adempimento dell’attesa d’essere da lui risuscitati”. La vita di fede, che sfocia nella risurrezione della persona, è un rapporto col Dio fedele, e suscita la speranza in senso di attesa d’una realtà sicura quanto l’esperienza che sto facendol. Il corpo, a sua volta, partecipa ai moti dell’animo, esprime e conserva, come in uno scrigno, quanto è stato fatto tramite lui. Alla fine anche il corpo stesso partecipa alla gloria. Tutti i mali in questo mondo sono superati con la fede, che trasforma la vita terrena in un frammento profetico d’eternità. «Questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede» (1Gv 5,4). Per l’infedele la risurrezione non è per la vita.
Come «profezia» di risurrezione, la prima lettura richiama «compimento» in Cristo-Risurrezione, e per quanti sono di Cristo, “ciascuno però nel suo ordine: prima, Cristo che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo” (1Cor 15,23). “Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme con lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova” (Rom 6,4). “E se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi” (Rom 8,11). “Dio poi, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza” (1Cor 6,14). “Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro” (2Cor 5,15). “Con lui infatti siete stati sepolti insieme nel battesimo, in lui anche siete stati insieme risuscitati per la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti” (Col 2,12). “Noi crediamo infatti che Gesù è morto e risuscitato; così anche quelli che sono morti, Dio li radunerà per mezzo di Gesù insieme con lui” (1Tess 4,14). Molti altri testi affermano questa nostra sorte, presente in germe, fruttuosa in ogni opera buona, completa nella visione di Dio in Cristo.
Nota bene: mentre l’anno liturgico volge alla fine, lo Spirito Santo ci fa fare uno sguardo retrospettivo, e ci prepara a un anno nuovo, con una visione della fine e del fine della nostra esistenza; dice: la vita di fede, come acqua d’un fiume in piena, sfocia nell’oceano della Risurrezione totale in Cristo, suscita Certezza nel fituro, e fin d’ora emana luce d’amore stupefacente.

Richiamiamo la Realtà, che ora Gesù attua in noi come in se stesso.
CI SAZIEREMO SIGNORE CONTEMPLANDO IL TUO VOLTO (Salmo resp. 16,1.5s.8b-15).
Già gustiamo frammenti di «risurrezione», sperimentando vittorie sul male; mediante la fede in Dio, attendiamo che essa si attui sempre più in noi. «Al risveglio ci sazieremo del suo volto»: tu hai un volto di Risorto, Signore Gesù, Vivente con il Padre! Risorgendo, gli hai detto: Padre, “sono risorto, e sono sempre con te” (ingresso, domenica di pasqua). Noi ci sentiamo sazi, pienamente realizzati, contemplando te, il «tuo volto», che è anche il «nostro volto», perché siamo con te, «immersi» in te, «battezzati», ora e per sempre (carattere sacramentale del Battesimo). Non possono morire coloro che Dio si è scelto come amici; non possiamo morire noi, che accogliamo da te il desiderio d’essere tra gli amici tuoi, per la speranza che tu stesso, o Dio, hai suscitato in noi, e che noi accogliamo vivamente, dicendo: Tu hai suscitato in noi la certezza che porterai a compimento il tuo piano di vita, Signore: noi aderiamo al tuo cuore di Padre, e, come assemblea celebrante in Cristo risorto, in sua persona ti diciamo: “Accogli, Signore, la causa del giusto” tuo Servo Gesù, capo e membra, “sii attento al mio grido”, rivolto a te, sulle labbra dei miei fedeli, “porgi l’orecchio alla mia preghiera; sulle mie labbra non c’è inganno”.
“Sulle vie” dei tuoi progetti salvifici «tieni saldi i miei passi, e i miei piedi non vacilleranno”. “Io t’invoco, mio Dio”; e tu mi rispondi? Porgi l’orecchio e mi ascolti? Ebbene, aderisco pienamente alle tue iniziative di salvezza in nostro favore, acclamando: Sì! “Dammi risposta; porgi l’orecchio, ascolta la mia voce!”. Tu mi hai rivelato che mi proteggi fino alla risurrezione perché insieme ti possiamo contemplare? Noi aderiamo e acclamiamo: “Proteggimi all’ombra delle tue ali; io per la giustizia contemplerò il tuo volto, al risveglio” della risurrezione, come il tuo «Cristo» Gesù, “mi sazierò della tua presenza”. Con questi sentimenti formiamo un corpo, la comunità «teandrica» = divio-numana di Cristo.

Richiamiamo l’Apostolo, che descrive il discepolo di Gesù.
IL SIGNORE VI CONFERMI IN OGNI OPERA E PAROLA DI BENE (II Lett., 2Ts 2,16-3,5).
Il Signore ci ha dato una buona speranza, un’attesa certa del bene supremo: la «Risurrezione», preparata da una continua esistenza di fede, «in ogni opera e parola di bene», che solo il Signore ci può donare. Questo suo dono ha un simile procedimento: precede l’annunzio della risurrezione di Cristo; quest’annuncio suscita in noi desiderio d’esserne partecipi; desiderando, scopriamo in noi l’incapacità ad attuare la risurrezione che tanto ci attira. Desiderio e impotenza fanno scaturire in noi la supplica a Colui che può attuare in noi, con efficacia, ciò che ha saputo operare in se stesso. Allora preghiamo con Paolo: “Confermaci, Signore, in ogni opera e parola di bene”. Nella Chiesa tutti devono chiedere, con fede e fiducia, a Dio nostro Padre e a Gesù Cristo, nostro Signore, le grazie necessarie per vivere, senza scoraggiarsi, da cristiani in un mondo spesso ostile, come quello dei maccabei, e tutti devono pregare continuamente per la diffusione del Vangelo. Questi aspetti della vita del cristiano sono tanti «frammenti della risurrezione di Gesù» in atto: “Noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così com’egli è” (1Gv 3,2).

3°. RITI DI PRESENTAZIONE DEI DONI.
Nelle parti liturgiche (Parola e Eucaristia) l’assemblea è ferma, in ascolto, seduta o in piedi; nei Tre Riti – d’introduzione, presentazione dei doni, comunione – si muove. Ora, per esempio, ci muoviamo e offriamo doni per la presenza di Cristo e per le necessità degli altri.
Segni che il Signore ci conferma in parole e opere sono le nostre offerte, con riferimento all’esistnza concreta. Sono gradite a Dio nostro Padre, che volge su di esse il suo sguardo benevolo; sono segno che Dio gradisce la nostra vita come partecipazione alla passione gloriosa del suo Figlio, che ora qui celebriamo con gesti e parole, cioè, con i suoi sentimenti, come ci ha comandato (cfr Sulle Offerte). La risurrezione è tutt’uno con la passione gloriosa del Cristo, che continua nella nostra esistenza, come in quella dei fratelli maccabei.

4°. LITURGIA EUCARISTICA.
Aderendo all’agire dello Spirito, per mezzo di Cristo – ringraziamento, pane, offerta, intercessione, lode -:

«Ringraziamo» e benediciamo il Padre in Cristo Gesù.
Grazie, Padre, per il tuo Figlio, Egli è la Risurrezione e la Vita, il Primogenito dei morti, in lui noi tutti viviamo, con lui, che dona liberamente se stesso alla morte, siamo spinti a uscire dal nostro mondo particolare e transitorio; ti ringraziamo per quanto ci hai donato in vista del bene comune ed eterno.

Siamo trasformati in Cristo, che, preso il «pane» e rese grazie, si dona vero cibo e bevanda di salvezza.
Ora, Padre, manda lo Spirito a perfezionare l’opera di Gesù nel mondo e compiere ogni santificazione: il tuo Figlio, Primogenito dei morti in mezzo a noi, ci fa degni della sua vita nuova, capaci di donare anche noi in lui la nostra vita ai fratelli, come i martiri maccabei e cristiani. La forza di continuare a vivere alla presenza di Dio, testimoniando la Verità, è segno che il nostro Dio è davvero il Dio dei viventi, e che noi viviamo per lui.

Diveniamo «luogo riservato» a Gesù, che in noi continua a «donare» se stesso.
In noi, Padre, si offre a te Gesù; parola seminata nei nostri cuori, germoglia e fruttifica in ogni parola e opera buona del nostro vivere quotidiano.

Intercediamo per tutti in Cristo che «intercede» per noi e ci fa intercessori con lui per gli altri.
Tutti, Padre: vivi, defunti, celebranti, accogli in Cristo; egli, in nome di ciascuna persona umana, ti dice: “Io per la giustizia” (del tuo piano salvifico totalmente realizzato in me sulla croce: “Tutto è compiuto”), al risveglio mi sazierò della tua presenza”; egli è la dimora della nostra consolazione eterna; in lui tutti possono vivere quella realtà che va oltre la vita presente. Tutti sappiano vedere e accogliere Cristo Risorto come realtà definitiva, nascosta sotto ogni nostra realtà umana.

«Glorifichiamo» perfettamente il Padre per Cristo, con Cristo, in Cristo nello Spirito Santo che ci fa santi.
A te, Padre, ogni onore e gloria, in vita e in morte dei tuoi fedeli in Cristo, perché la vita dell’uomo trasformata dal tuo Spirito è la testimonianza più grande ed evidente della tua santità in noi, o Dio.

5°. RITI DI COMUNIONE.
Preso il pane e rese grazie, Gesù spezza il pane e lo dà ai suoi discepoli perché lo distribuiscano.
In Cristo siamo un solo corpo, un pane di vita per tutti: viviamo per lui che è morto e risorto per noi.
Padre, donaci di superare ogni ostacolo nel cammino verso di te in Cristo risorto. Agnello di Dio, farmaco d’immortalità, viatico che ci alimenta e sostiene, fa’ che siamo solidali e sappiamo apprezzarci gli uni gli altri, in quanto tue membra, dotate dei tuoi carismi, in particolare dell’amore e della pazienza che favoriscono comunione e fratellanza fra noi per l’edificazione del regno. La parola del Signore risorto e apparso ai discepoli nel cenacolo, si diffonda e sia glorificata come lo è anche tra noi, e “veniamo liberati dagli uomini perversi e malvagi”, favorendo l’adempimento del bene che ciascuno ha intrapreso in Cristo. Il corpo e il sangue di Cristo nutrono in noi la vita eterna.
La forza dello Spirito Santo, che ci hai comunicato in questi sacramenti, o Padre, rimanga in noi e trasformi tutta la nostra vita in Cristo risorto (cfr Dopo la Comunione). E noi, che per mezzo del Battesimo siamo risorti in Cristo, passiamo crescere in santità di vita per incontrarti un giorno nella patria del cielo.

CONTEMPLAZIONE
Nella chiesa il Padre convoca i credenti in Cristo, in cinque tappe (v. LG 2); contempliamo oggi nei suoi cinque momenti, per esempio, L’attenzione che fa vivere:
prefigurata, sin dall’inizio, nella Creazione:
l’attenzione, di Dio che fa vivere uomini liberi nella propria terra (Levirato);
figurata, nella storia d’Israele, antica alleanza:
l’attenzione, di Dio che fa vivere in lui uomini defunti come Abramo, Isacco, Giacobbe, Mosè;
compiuta, in Cristo Gesù, negli ultimi tempi:
l’attenzione, del Padre che risuscita Gesù da morte, come Primogenito dei morti;
manifesta, nella chiesa, per lo Spirito effuso:
l’attenzione, del Padre che fa vivere in Cristo i giusti che si affidano alla sua clemenza;
completa, alla fine, nella gloria della Trinità:
l’attenzione, del Padre che ci fa vivere tutti, partecipi del suo amore e della pazienza di Cristo.

Preghiamo:
O Padre, che ci hai donato il Figlio Gesù, Risurrezione e Vita, Primogenito dei morti, perché chi crede in lui non muoia; fa’ che il tuo popolo si sazi contemplando il tuo volto. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Condividiamo la nostra preghiera (neretto) nello schema della preghiera ecclesiale (colori).