16-03-2003-Quaresima-B-dom2

16/03/2003 – QUARESIMA – ANNO B – 2 DOMENICA – 2003

II DOMENICA DI QUARESIMA
Anno B – 16 marzo 2003

RACCOGLIMENTO
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo. Amen.
Ascolta, Israele: io sono il Signore Dio tuo…! Ascolta, Chiesa che sei in..; ascolta N [tuo nome]
Eccomi, Signore: aiutaci tutti ad ascoltarti (Dt. 6,4; Lc 8,21; Is 6,8; Ebr 10,1s; Rm 12,1s).

LETTURA
Signore Gesù, nulla mi è più caro di te! Ascolto la tua parola nella messa del giorno (PCFP, 13); tu mi metti in bocca anche la risposta: fa’ che ascolto e risposta crescano con l’orante che ti cerca, o Dio (Gregorio, Cassiano, Benedetto). Vedi LETTURE

MEDITAZIONE o RILETTURA
Signore Gesù, tu mi parli di te stesso “Buona Notizia” nel vangelo, “compimento” delle promesse della prima lettura, “fondamento” della chiesa nella seconda lettura: rileggo vangelo, I e II lett. alla luce del versetto al vang.:
Dalla nube luminosa si udì la voce del Padre: “Questi è il mio Figlio prediletto: ascoltatelo”.

Signore Gesù, tu ti rendi presente! Con lo Spirito e la Sposa io grido: “Vieni, Signore Gesù!”. E tu rispondi: “Sì, ecco: io vengo” (Apc. 22,17s); così nel dialogo, alla comunione, mi dici chi sei e cosa fai oggi in noi (Antifona alla Comunione):
Questo è il mio figlio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo.

Ascoltate l’unico mio Figlio prediletto.
Ascoltatelo! L’unico Dio prima di tutto (ceneri) riconosce Gesù, che vince il seduttore, come sua Nuova Alleanza (prima domenica di quaresima), solo in lui conosciamo il Padre (seconda domenica di q.), solo in Gesù comunichiamo con il Padre (terza domenica), in Gesù è possibile la nostra rinascita (quarta domenica), Gesù è “gloria” di Dio Padre nella nostra esistenza (quinta domenica), Gesù è il Dio che serve l’intera umanità (domenica delle palme). Oggi, seconda domenica, solo in Gesù conosciamo il Padre (vangelo), disponibile a donarci tutto quanto ha di più caro (prima lettura), fino a non risparmiare il proprio figlio (seconda lettura). In Gesù possiamo dire: Nella prova ho creduto (salmo responsoriale). Venendo in noi Gesù dice: Oggi mi rendo presente in atto di condurvi con me a conoscere il Padre, nel simbolo di un alto monte. – Non nascondermi, Signore, il tuo volto.
Ascoltate il mio Figlio prediletto: che vi fa conoscere la vita. Sei giorni dopo Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni”. “Sei giorni dopo” la confessione di Pietro. Quasi per contrasto alle parole di Pietro, Gesù aveva iniziato a parlare della “necessità” della sua passione (8,31-33). Dubbi potevano essere sorti nel cuore degli apostoli. La trasfigurazione è la conferma dal cielo, più autorevole delle stesse parole di Pietro. I due fatti (8,27-9,1; 9,2-13) sono strutturati nello stesso modo, ed è l’avvenimento centrale del vangelo di Marco, dove Gesù dichiara che al disonore ricevuto dal sinedrio corrisponde il massimo onore dal Padre: “Chi perde la propria vita per causa del Vangelo, la salva” (8,35). “Amen = vi assicuro: vi sono alcuni, qui presenti, che non morranno prima di aver visto il regno di Dio venuto nella sua potenza” (9,1). – Ai discepoli che pensano che la morte sia la fine di tutto, Gesù, nell’episodio della trasfigurazione, mostra gli effetti della morte. La morte non solo non distrugge, non diminuisce la persona, ma la potenzia e l’arricchisce in una maniera sconosciuta. Per cercare di far comprendere che cos’è la morte, Gesù parla della trasformazione che avviene nel chicco di grano gettato in terra. In ciascuno di noi ci sono delle energie, delle capacità, un capitale d’amore che nel breve arco della nostra esistenza non possono svilupparsi interamente, perché hanno uno sviluppo graduale nel tempo. A volte, in determinate situazioni di emergenza, tutti possono fare esperienza d’una rivelazione di queste capacità di amore: in occasione di dover assistere una persona cara ammalata, per esempio, si trovano delle energie, delle forze sconosciute, inaspettate che uno non pensava di avere. Messe in una determinata situazione, queste energie che abbiamo dentro riescono a liberarsi e a svilupparsi. Il momento della morte, garantisce Gesù, consente a tutto questo capitale immenso di energie di liberarsi e svilupparsi. Questo porta alla trasformazione della persona. Facendo l’esempio del chicco di grano Gesù dice: “Poiché la terra produce spontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga. Quando il frutto è pronto, subito si mette mano alla falce, perché è venuta la mietitura” (Mc 4,28s). Così è la persona che passa attraverso la morte, e quella che ne esce trasformata dalla morte; essa non solo non diminuisce, ma si potenzia: con la morte tutte le energie immense della persona si librano in pienezza. Questo è il senso della trasfigurazione che avviene con la morte: non diminuzione, ma potenziamento. – “Ho creduto anche quando dicevo: Sono troppo infelice!”.
Ascoltate il mio Figlio prediletto: nuova creazione. I “sei giorni dopo” la non accettazione di un Messia, che va incontro alla morte, richiamano la nube sul Sinai: “La Gloria del Signore venne a dimorare sul monte Sinai e la nube lo coprì per sei giorni. Al settimo giorno il Signore chiamò Mosè dalla nube” (Es 24,16). “Il sesto giorno” Dio porta a compimento la creazione dell’uomo non in Adamo, ma in Gesù: gloria di Dio è l’uomo vivente per Gesù. Sei giorni dopo, “Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni”. Sono i tre discepoli più difficili e più appassionati, “figli del tuono”: vorrebbero chiamare il fuoco e bruciare i samaritani che non li accolgono (Lc 9,54). Sono testimoni della risurrezione della figlia di Giairo (Mc 5,37). Tre discepoli presi più nove lasciati sono gruppo spaccato come Giuda e Israele. Gesù “li condusse su un alto monte”, come Mosè (Es 24,13). Condurre “in disparte” è sempre negativo, come quando di ritorno dalla missione dopo che “i discepoli dissero a Gesù tutto quello che avevano fatto e insegnato”, Gesù li conduce “in disparte, loro soli” (Mc 6,31) perché pericolosi: solo a Gesù spetta insegnare. Egli manda i discepoli a predicare, non a insegnare, perché ancora non comprendono. Alla fine, quando hanno imparato, e hanno lo stesso Spirito di Gesù, allora sono mandati a insegnare la pratica dell’amore: a immergere cioè come Gesù nello Spirito dell’amore. Il “monte” senza nome, i tre discepoli, e quasi ogni parola è chiave di comprensione; vuol dire: ogni persona, nella sua esistenza fa questa esperienza che deve conoscere. Davanti a questi tre testimoni Gesù “fu trasfigurato”, cambia aspetto: Gesù rivela l’uomo che passa per la morte. La stessa persona si manifesta diversa. “La vita non è tolta, ma trasformata”. Anche il vestito di Gesù si trasforma, diventa bianchissimo, splendente della gloria ultramondana di Gesù dopo la glorificazione (1 Cor 15, 43), e dei santi nell’Apocalisse (1,12-16). Le vesti bianche sono spesso immagine della vita dopo la risurrezione (Mc 16,5). Dio è a contatto con l’uomo, anzi l’uomo diventa Dio: esplodono dall’uomo le potenze che Dio vi infonde. – “Preziosa agli occhi del Signore è la morte dei suoi fedeli”.
Ascoltate il mio Figlio prediletto: progetto del mio amore. “E apparve loro”, cioè a questi tre discepoli, “Elia con Mosè e conversavano con Gesù”. I due personaggi che appaiono ai discepoli raffigurano la tradizione d’Israele. Sono Mosè che ha dato al popolo la legge, ed Elia che l’ha fatta osservare. Sono due personaggi che in vita hanno conversato con Dio, e poi, secondo la tradizione, sono stati rapiti in cielo. Ora conversano con Gesù che è il Dio con noi. Mosè ed Elia appaiono ai discepoli, ma non parlano con loro, perché alla comunità cristiana la legge, Mosè, e i profeti, Elia, non hanno nulla da dire, se non attraverso Gesù. Tutto quello che della legge e dei profeti non è in sintonia con Gesù, non ha alcun valore per la comunità cristiana. Si ha qui il valore dell’antico testamento per la vita del credente: tutto quello che coincide con l’insegnamento di Gesù va accolto; tutto quello che si distanzia, può essere utile per una conoscenza storica, ma non è norma di comportamento nella comunità cristiana. Molti disastri nella storia del cristianesimo sono dovuti all’inadempienza di questa norma. Gli orrori nella chiesa, di cui il papa ha chiesto perdono a Dio, sono tutti ispirati da testi dell’antico testamento. In nome di Gesù non si può danneggiare nessuna persona, per nessun motivo. In nome di Mosè si può uccidere: citando infatti deuteronomio che dice: “Ucciderai la strega che è in te”, sono state uccise da alcune migliaia a sei o sette milioni di donne, perché ritenute streghe. Danni compiuti poggiandosi non sul messaggio di Gesù, ma su leggi di Mosè. – In Gesù dico al Padre: Tuo figlio io sono!
Ascoltate il mio Figlio prediletto: progetto che sostituisce ogni istituzione. “Reagì il Pietro”, cioè il “duro come un sasso”, che ha cominciato con una reazione a Gesù e culminerà nel suo tradimento; dice: “Maestro, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia”. Pietro è ancora il satana, il seduttore nei confronti di Gesù. Nonostante il monito di una settimana fa, Simone continua ad essere non la pietra sulla quale e con la quale costruire la comunità di Gesù, ma una pietra d’inciampo. Il suo comportamento continua ad essere secondo gli uomini, e non secondo Dio. Il Messia che Pietro, satana, il seduttore, e con lui gli altri, continua a volere, è il Messia interprete autorevole della legge di Mosè; è il Messia con lo zelo del Profeta Elia che per fare osservare la legge, scanna quattrocentocinquanta uomini; è il Messia della tradizione secondo Mosè che Pietro mette al centro fra Gesù ed Elia: “Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia”. Si credeva infatti nella tradizione ebraica che Gesù si sarebbe manifestato durante la festa più importante del mondo ebraico. Questa festa non è la pasqua, ma la festa delle capanne, detta semplicemente “la festa” per antonomasia. Ricordava la liberazione dalla schiavitù egiziana. Ancor oggi, si usa presso gli ebrei vivere per una settimana sotto capanne di frasche, con la convinzione che, come il Signore ha liberato gli ebrei dalla schiavitù egiziana, durante questa festa della liberazione avverrà la liberazione dalla schiavitù romana. In questa festa si manifesterà il Messia. Pietro, il seduttore, il satana, dice a Gesù: Ci siamo, ecco qui la festa delle capanne; manifèstati come il Messia atteso secondo la tradizione, che ha per centro Mosè. Ma Gesù risponde secondo il pensiero del Padre, e si realizza la promessa contenuta e trasmessa nella festa delle capanne, quando, tutti vestiti di bianco, il settimo giorno di festa, il tempio risplende fra le luci: Io sono il vero Tempio, dice così il Signore Gesù: la mia umanità è la vera Tenda: splende riflettendo la compiacenza del Padre, presente nella nube; mi riconosce Figlio prediletto davanti a tutti, chiamati ad essere miei discepoli: ad “ascoltarmi!”. – Non nascondermi il tuo volto, Signore!
Ascoltate il mio Figlio prediletto: capo della mia comunità. L’evangelista, con la comunità che rappresenta, prende le distanze dall’atteggiamento di Pietro, e cerca di giustificarlo in qualche modo, annotando: Non sapeva interpretare meglio di così quel fatto, “perché erano spaventati”: percepivano la presenza di Dio che nessuno può vedere o udire e stare in vita. Vivono ancora nella sensibilità del vecchio testamento. Nonostante Gesù abbia ripetutamente parlato loro di Dio quale Padre, loro continuano a pensare secondo le categorie della tradizione religiosa e hanno paura di Dio. L’evangelista ci vuol far comprendere quanto è difficile toglierci di dosso una tradizione e imparare a esperimentare il Padre di Gesù. “Venne una nube che li coprì con la sua ombra”. In Esodo spesso (per es. 16,10) la nube è simbolo della manifestazione di Dio. Lo Spirito non è d’accordo con quanto Pietro sta dicendo, e lo interrompe: “La nube li avvolse con la sua ombra”. “E dalla nube”, che designa Dio presente, “uscì una voce”, la voce di Dio Padre che dice: “Questi è il Figlio mio, il prediletto: ascoltatelo”. “Figlio” è colui che assomiglia al Padre. “Il prediletto” (espressione ebraica) designa l’unico erede, il figlio primogenito che eredita tutto dal padre. Il Signore dice: questo è il mio unico erede; quello che ha lui è quello che ho io. Sono le parole del battesimo: Dio conferma Gesù come suo unico rappresentante. Mentre Mosè ed Elia sono semplicemente servi del loro Signore: hanno trasmesso e fatto osservare un’alleanza tra dei servi e il loro Signore; Gesù è il Figlio di Dio che propone un’alleanza tra dei figli e il loro Padre. Qui sta la differenza tra l’antica e la nuova alleanza. Ne segue l’imperativo: “Lui ascoltate!”. Siamo invitati a prendere le distanze dal legislatore Mosè, dal riformatore violento Elia; per fissare la nostra attenzione con i discepoli in Gesù, unico Figlio che riflette la volontà del Padre. Giovanni aggiunge che “Dio nessuno l’ha mai visto”; Mosè ed Elia l’hanno visto parzialmente. Quindi ciò che loro propongono non è che una piccola percezione della volontà di Dio. – Signore Gesù, tu sei l’unico mio bene!
Ascoltate il mio Figlio prediletto: lui solo ascoltate! L’unico che lo può rivelare pienamente il Padre è solo il Figlio Gesù, e difatti dice a Filippo: “Chi vede me, vede il Padre”. Ciò significa: non che Gesù è come Dio, ma che Dio è come Gesù. Noi non conosciamo Dio; possiamo conoscere solo Gesù. Tutte le idee che abbiamo su Dio, se non corrispondono a quanto vediamo nell’insegnamento e nella vita di Gesù, sono idee imperfette, parziali, false e vanno eliminate: “Lui ascoltate!”. Lo “Shemà” è diretto a Gesù, l’unico che i discepoli trovano ancora e sempre vicino: “E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro”. Mancano i loro Mosè ed Elia. Sono delusi. Matteo poi aggiungerà alla fine, dopo la risurrezione, che “videro, adorarono e dubitarono” di essere capaci di passare come Gesù attraverso il dono di sé, attraverso la croce. Cessa la visione, continua la presenza: io con voi, con te, nel tuo cammino. Mio discepolo, tu vivi nel mistero, cioè la tua meta va oltre la capacità che hai di capire. Ma custodisci il ricordo dell’esperienza; a suo tempo ti si rivelerà pienamente la realtà. – Mentre scendono dal monte Gesù dice loro di non raccontare nulla, finché il Figlio dell’uomo non sia risorto. Questa visione potrebbe dare ai discepoli l’occasione d’interpretare in modo trionfalistico la risurrezione. Ma non sanno ancora che Gesù otterrà questa condizione passando attraverso la morte dei maledetti di Dio, cioè la morte di croce. Solo quando avranno visto Gesù risorto da morte e ne avranno ricevuto lo Spirito che li fa vivere in lui, allora potranno parlare di questa esperienza. Contrariamente, devono tacere come i demoni. – In Gesù tuo Figlio, a te, o Padre, rendo grazie davanti a tutto il tuo popolo.
Camminerò davanti al Signore nella terra dei viventi.

Questi è il mio Figlio prediletto: ascoltatelo.
Ascoltatemi, mentre vi dico di ascoltare il mio Figlio: voglio solo il vostro bene. Ascoltatemi come Abramo mi ha ascoltato. Affidatevi a me e vi farò partecipi della mia paternità, come Abramo, completamente, cioè nei “tre giorni” del suo cammino verso il monte Moria. “Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli alcun male”, ma festeggia la Pasqua di passione, morte e risurrezione del mio Figlio in te. Fra due annunzi di croce sta la gloria della trasfigurazione: vero senso dei tuoi dolori temporanei, perché il Signore tuo Dio non vuole il male, ma solo il bene. Va’, cammina: per i tre giorni della tua vita, verso la vetta; ti sono vicino. Comunità, Fratelli, Parola, Eucaristia, Chiesa: sono tutti luoghi della mia presenza! Quante esperienze di trasfigurazione, in fatti concreti di vita quotidiana: una buona azione, compiuta o ricevuta, un incontro cordiale, un segreto pensiero di perdono. In tutto questo io dico: “Eccomi!”, e tu sali portato da me nel monte alto della mia gloria, attraverso i miei dolore, croce, morte, risurrezione: energie segrete poste in te. Ognuno vuol essere trasfigurato, e sente “la voce dalle nubi”: “Coraggio, io sono con te per salvarti!”. Ci sono tanti Tabor, tante trasfigurazioni! Riempiono la terra, e come Abramo riavrai il Figlio, e il Padre, e l’ariete come segno del nostro Amore in te. Sta in silenzio davanti al Signore, come Abramo e Isacco. “Il Signore provvede”: come ha provveduto provvederà. La fede è sostenuta dall’esperienza della tua storia, sentita, letta, sperimentata. Egli provvede non solo con l’ariete per il sacrificio di un giorno; ma con il dono del figlio prediletto, dono totale, perfetto ed eterno. Tutto questo vedrai realizzarsi nel tuo cammino verso il monte con Gesù. – Sto in silenzio davanti al Signore: spero in te!
Camminerò davanti al Signore nella terra dei viventi.

Questi è il mio Figlio prediletto: ascoltatelo.
Ascoltatemi: Se io sono con voi, per voi, in voi, chi sarà contro di voi? Il Padre dona il Figlio e ogni cosa con lui per tutti voi, e vi fa giusti. Il Figlio? Eccomi, dice: in voi, morto, risorto, intercedo per voi presso il Padre. Il nostro Spirito? E’ in voi e vi trasfigura! E’ suo il patrimonio immenso di energie che avete. – Grazie! E’ l’unica parola che esce dal nostro cuore e dalle nostre labbra, o Padre. “Nulla ci potrà mai separare dal tuo amore in Cristo Gesù”: Non c’è alcun motivo, né in cielo né n terra, per non accettare quel volto di Padre che ci riveli in Gesù, e credere finalmente al tuo amore, come il fondamento della nostra vita, perché rendi possibile a noi la fede di Abramo, e la vita filiale in Gesù.
Camminerò davanti al Signore nella terra dei viventi.

PREGHIERA EUCARISTICA
La risposta di lode e di supplica riassunta nel Vers. Resp.: Camminerò davanti al Signore nella terra dei viventi,
si sviluppa in preghiera eucaristica fatta di:

ringraziamento: prefazio. Grazie, Padre, per il tuo Figlio: non hai risparmiato il tuo Figlio unigenito, ma lo hai dato per noi;

attualizzazione: consacrazione. Ora, Padre, manda lo Spirito: Gesù fra noi peccatori è segno del tuo amore immenso che vuole solo il nostro bene;

offerta: nostra in Cristo al Padre. In noi, Padre, si offre a te Gesù:
ci rafforza e ci rende simili a te nell’amore;

intercessione: per tutti vivi defunti. Tutti, Padre, accogli in Cristo: seguendo le sue orme siamo con lui trasfigurati;

lode finale: esplosione dei sentimenti. A te, Padre, ogni onore e gloria: dall’umanità trasfigurata a somiglianza del tuo Figlio.

CONTEMPLAZIONE
Nella chiesa il Padre convoca i credenti in Cristo, in cinque tappe (v. LG 2); contempliamo oggi nei suoi cinque momenti, per es., La Trasfigurazione:

prefigurata, sin dall’inizio, nella Creazione: trasfigurazione, dell’uomo da non essere a essere immagine di Gesù;
figurata, nella storia d’Israele, antica alleanza: trasfigurazione, d’Israele da essere genti a essere popolo di Dio;
compiuta, in Cristo Gesù, negli ultimi tempi: trasfigurazione, di Gesù da forma divina a forma umana;
manifesta, nella chiesa, per lo Spirito effuso: trasfigurazione, dell’uomo in Gesù da forma umana a forma divina;
completa, alla fine, nella gloria della Trinità. trasfigurazione, dell’umanità dalla discordia alla potenza della comunione.

Preghiamo:
O Padre, che dalla nube luminosa fai udire la tua voce: “Questi è il Figlio mio prediletto. Ascoltatelo”; fa’ che camminiamo davanti a te nella terra dei viventi. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Condividiamo la nostra preghiera (neretto) nello schema della preghiera ecclesiale (colori).