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18/09/2005 – T. ORDINARIO – ANNO A – 25 DOMENICA – 2005

Preparazione alla celebrazione della messa.

25ª DOMENICA TEMPO ORDINARIO
Anno A – 18 Settembre 2005

RACCOGLIMENTO
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo. Amen.
Ascolta, Israele: io sono il Signore Dio tuo…!
Ascolta, Chiesa che sei in..; ascolta N [tuo nome].
Eccomi, Signore: aiutaci tutti ad ascoltarti
(Dt. 6,4; Lc 8,21; Is 6,8; Ebr 10,1s; Rm 12,1s).

LETTURA
Padre, nulla ci sia più caro del tuo Figlio Gesù!
Donaci di ascoltare la sua parola nell’assemblea dei fedeli (cfr PCFP, 13); tu ci metti in bocca anche la risposta: fa’ che ascolto e risposta crescano con l’orante che ti cerca, o Dio (Gregorio, Cassiano, Benedetto).

TESTI e MEDITAZIONE

TESTI

Antifona d’Ingresso
«Io sono la salvezza del popolo»,
dice il Signore,
«in qualunque prova mi invocheranno, li esaudirò,
e sarò il loro Signore per sempre».

Colletta
O Dio, che nell’amore verso di te e verso il prossimo hai posto il fondamento di tutta la legge, fà che osservando i tuoi comandamenti meritiamo di entrare nella vita eterna. Per il nostro Signore…

Anno A:
O Padre, giusto e grande nel dare all’ultimo operaio come al primo, le tue vie distano dalle nostre vie quanto il cielo dalla terra; apri il nostro cuore all’intelligenza delle parole del tuo Figlio, perché comprendiamo l’impagabile onore di lavorare nella tua vigna fin dal mattino. Per il nostro Signore Gesù Cristo.. .

Prima Lettura Is 55, 6-9
I miei pensieri non sono i miei pensieri.

DAL LIBRO DEL PROFETA ISAIA
Cercate il Signore, mentre si fa trovare,
invocatelo, mentre è vicino.
L’empio abbandoni la sua via
e l’uomo iniquo i suoi pensieri;
ritorni al Signore che avrà misericordia di lui
e al nostro Dio che largamente perdona.
Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri,
le vostre vie non sono le mie vie – oracolo – del Signore.
Quanto il cielo sovrasta la terra,
tanto le mie vie sovrastano le vostre vie,
i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri.

Salmo Responsoriale Dal Salmo 144
IL SIGNORE È VICINO A CHI LO CERCA

Ti voglio benedire ogni giorno,
lodare il tuo nome in eterno e per sempre.
Grande è il Signore e degno di ogni lode,
la sua grandezza non si può misurare.

Paziente e misericordioso è il Signore,
lento all’ira e ricco di grazia.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le creature.

Giusto è il Signore in tutte le sue vie,
santo in tutte le sue opere.
Il Signore è vicino a quanti lo invocano,
a quanti lo cercano con cuore sincero.

Seconda Lettura Fil 1,20c-27a
Per me vivere è Cristo

DALLA LETTERA DI SAN PAOLO APOSTOLO AI FILIPPESI.
Fratelli, Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia che io viva sia che io muoia. Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno. Ma se il vivere nel corpo significa lavorare con frutto, non so davvero che cosa debba scegliere. Sono messo alle strette infatti tra queste due cose: da una parte il desiderio di essere sciolto dal corpo per essere con Cristo, il che sarebbe assai meglio; d’altra parte, è più necessario per voi che io rimanga nella carne.
Per conto mio, sono convinto che resterò e continuerò a essere d’aiuto a voi tutti, per il progresso e la gioia della vostra fede, perché il vostro vanto nei miei riguardi cresca sempre più in Cristo, con la mia nuova venuta tra voi. Soltanto però comportatevi da cittadini degni del vangelo.

Canto al Vangelo Cf At 16,14b
ALLELUIA, ALLELUIA.
Apri, Signore, il nostro cuore
e comprenderemo le parole del Figlio tuo.
ALLELUIA.

Vangelo Mt 20, 1-16
Sei invidioso perché io sono buono?

DAL VANGELO SECONDO MATTEO
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Accordatosi con loro per un denaro al giorno, li mandò nella sua vigna.
Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano sulla piazza disoccupati e disse loro: Andate anche voi nella mia vigna; quello che è giusto ve lo darò. Ed essi andarono.
Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre e fece altrettanto.
Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano là e disse loro: Perché ve ne state qui tutto il giorno oziosi? Gli risposero: Perché nessuno ci ha presi a giornata. Ed egli disse loro: Andate anche voi nella mia vigna.
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: Chiama gli operai e dá loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi.
Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro.
Quando arrivarono i primi, pensavano che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero un denaro per ciascuno.
Nel ritirarlo però, mormoravano contro il padrone dicendo: Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo.
Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse convenuto con me per un denaro?
Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te.
Non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono? Così gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi».

Sulle Offerte
Accogli, o Padre, l’offerta del tuo popolo e donaci in questo sacramento di salvezza i beni nei quali crediamo e speriamo con amore di figli. Per Cristo nostro Signore.

Antifona alla Comunione Sal 118,4-5
Hai dato, Signore, i tuoi precetti,
perché siano osservati fedelmente.
Siano diritte le mie vie
nell’osservanza dei tuoi comandamenti.

Oppure: Gv 10,14
«Io sono il buon pastore,
conosco le mie pecore,
e le mie pecore conoscono me»,
dice il Signore.

Anno A: Mt 20,16
«Gli ultimi saranno i primi,
e i primi gli ultimi», dice il Signore.

Dopo la Comunione
Guida e sostieni, Signore, con il tuo continuo aiuto il popolo che hai nutrito con i tuoi sacramenti, perché la redenzione operata da questi misteri trasformi tutta la nostra vita. Per Cristo nostro Signore.

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MEDITAZIONE o RILETTURA
Padre, fa’ che accogliamo il tuo Figlio Gesù!
La sua Parola alla Comunione (Ant.Com.), con il dono di se stesso, attua in noi il messaggio dei testi biblici (vedi “meditazione” 22/09/2002); messaggio della Parola che ispira e attua i vari momenti della Celebrazione e della Vita (vedi «criteri di meditazione» 15/08/2005).

Il messaggio della Parola:
IL GIUSTO “DENARO” DELLA MISERICORDIA, GESÙ, CONOSCE
E FA ATTENZIONE ALLE NECESSITÀ DI CIASCUNA PERSONA,
ispira e attua i vari momenti della Celebrazione e della Vita.

1°. RITI D’INTRODUZIONE.

– Gesù viene in mezzo a noi, sua comunità. Non c’è un modo migliore di accoglierlo che cantando le sue stesse parole, e riconoscerlo per quello che lui stesso si annunzia, dicendo: “Io sono la salvezza del popolo”, faccio attenzione alle necessità di ogni persona del mio popolo. Esco in piazza a chiamare ciascuno, grande e piccolo, anziano e bambino, senza guardare se è buono o cattivo, basta sia disponibile a lasciarsi assumere come operaio della vigna di Dio che opera sempre a bene degli uomini. – E anche se fosse sovra-occupato uno è disoccupato se non lavora nella vigna del Signore, cioè a bene di tutti. – Sento la supplica di ognuno che grida aiuto dalla piazza della propria esistenza bisognosa, dice il Signore, prometto di aiutare tutti, sempre: “In qualunque prova” mi invocano, li esaudisco, sono il loro Signore per sempre (cfr canto d’ingresso).-
Qui raccolti dalle varie nostre situazioni, ci riconosciamo persone raggiunte da te, Signore Gesù, che ci conosci come il Primogenito conosce ciascuno dei fratelli, fatti tuoi collaboratori nell’opera benefica di Dio. Aderiamo a te, rinnoviamo il nostro battesimo, l’immersione in te col segno della croce. E ci accogliamo l’uno l’altro come dono di Dio, salutandoci a vicenda: “Il Signore con voi”.
L’atteggiamento di Gesù, tutto attento a noi, ci rivela quanto abbiamo ancora da crescere per divenire come lui, nostro capo, e ci fa sgorgare dall’intimo la supplica: “Signore, che sei buono; fa’ che abbiamo i tuoi sentimenti verso tutti. Signore, pietà”. E riconoscendo l’iniziativa dell’amore di Dio verso di noi, acclamiamo: “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini ch’egli ama”, venendo fuori cinque volte: creandoci, incarnandosi, facendoci simili a sé, rendendosi ora presente, per farci come lui.
Pregando infine in persona di Gesù (cfr colletta), il sacerdote che presiede, chiede per tutti l’ascolto della parola: O Padre, che doni a ciascuno secondo le proprie necessità, concedici “un cuore aperto all’intelligenza delle parole del tuo Figlio”, fa’ che sappiamo apprezzare e desiderare per tutti il tuo Denaro inestimabile, Gesù Cristo nostro Signore, pienezza di vita per tutta l’umanità. Amen.

2°. LITURGIA DELLA PAROLA.

Lo Spirito ci dispone ad ascoltare la Parola, e alla fine Gesù dice: Oggi si attua la Scrittura che udite con i vostri orecchi. – Richiamiamo allora questa scrittura, per riconoscere ciò che oggi si attua in noi e aderirvi.

– Lo Spirito ci fa pregare con le parole del Canto al Vangelo: “Apri, Signore, il nostro cuore e comprenderemo le parole del Figlio tuo”; comprenderemo la chiave di lettura del tuo Vangelo, Signore (Matteo 20,1-16), dove dici a ciascuno di noi come al figlio maggiore (d’un’altra parabola): “…sei invidioso perché io sono buono” verso il figlio minore? Verso ogni bisognoso? (Lc 15).
Gesù si ispira a una situazione concreta della vita agricola del Vicino Oriente antico per rivelare il suo operato di misericordia oltre ogni criterio umano. Racconta la situazione dei braccianti ingaggiati a giornata da un padrone. Sottolinea un particolare aspetto del regno di Dio: l’amore di Dio per ciascuna persona, proprio come un genitore si spende per le cure di un suo neonato. Una prima particolarità: il padrone della vigna va sulla piazza a cercare nuovi operai ripetutamente, in ore diverse, perché ha sempre a cuore le sue creature, come quel centurione che ama il suo servo. Esce, e chiama tutti, che valgono non per quello che fanno, bensì per quello che sono: fatti a sua immagine. Esce cinque volte: sempre. 1. Dio esce da se stesso chiamandoci all’esistenza che rispecchia qualcosa di lui. 2. Dio esce quando il Verbo si fa carne e diviene uno come noi. 3. Dio esce quando ci comunica il suo stesso amore per continuare ad amare tutti tramite noi. 4. Dio esce e viene in mezzo a noi in questa Eucaristia. 5. Dio esce con noi da questa Eucaristia operando in tutto ciò che facciamo: Gesù è unico nutrimento per tutti, a ogni livello.
Alla fine ricompensa gli ultimi con la stessa paga dei primi, perché, operai all’opera o in attesa di operare, hanno tutti ugualmente bisogno di sostentamento. Ma per chi valuta le cose solo col proprio interesse, senza attenzione agli altri, tutto questo è fuori luogo! Come sempre, però, proprio qui si nasconde il messaggio di Gesù: il padrone sembra ingiusto, e provoca le proteste di quelli che hanno sopportato “il peso della giornata e il caldo”, per rispondere e rivelare se stesso come “senso della vita”.
Si può pensare che i “più bravi”, quelli della prima ora, rappresentano gli osservanti, mentre gli “operai dell’ultima ora” sono i peccatori che Dio chiama alla conversione. Può anche essere che nella chiesa di Matteo “i primi” siano identificati con cristiani venuti dal giudaismo, e “gli ultimi” con i cristiani venuti dal paganesimo, anch’essi quindi chiamati alla salvezza in Cristo. Ma la chiave interpretativa della parabola è data dal padrone che dice a uno di loro: “…sei invidioso perché io sono buono?”. Dio opera per amore del suo Nome, per se stesso, per la sua Bontà. Questa bontà di Dio vale per ogni persona in ogni situazione. Fuori metafora: Dio non è solamente giusto, come noi ci aspetteremmo; è anzitutto generoso, perché è spinto da un infinito amore per ogni sua creatura. Egli guarda direttamente alle necessità delle persone. Titolo e movente del suo agire non sono i nostri meriti o le osservazioni critiche degli altri, ma le nostre necessità. Il mio invito, dice Gesù, è rivolto a tutti, vicini e lontani, osservanti e peccatori. – Il “regno” di Dio, presente in Gesù che continua a venire e a operare nella sua Chiesa, la presenza del Risorto che attua in noi ciò che ha operato in se stesso, rende il nostro cuore aperto e attento “ai pensieri di Dio”, opera un cambiamento di mentalità e di cuore in tutti noi, suoi fedeli: attende che non rimaniamo fuori casa per invidia verso il fratello minore, non approvando l’amore del Padre verso di lui. Ma che ci accostiamo a Padre con Gesù e in Gesù assieme a tutti gli altri.

– Fondamento del progetto di Dio che regna è l’amore, fondamento dei pensieri e dei progetti umani è il proprio tornaconto: “Le mie vie non sono le vostre vie” (Prima lettura: Isaia 55,6-9).
L’esilio d’Israele in Babilonia sta per finire. Dio prepara il suo popolo al ritorno nella terra dei padri. In nome di Dio il profeta esorta e fa promesse. Il popolo è sfiduciato, non crede più a nulla. Dio allora esorta alla conversione (“cercate il Signore”, “ritornate al Signore”) poggiando sulla trascendenza del suo essere e del suo agire totalmente diversi dai nostri: poggiandoci sui “pensieri del cuore” di Dio, magnanime nel perdonare, ricercatore delle proprie pecorelle, capace di creare un mondo nuovo.

– In persona di Gesù l’assemblea riconosce l’essere e l’agire di Dio diverso dal proprio nella bontà e nella misericordia, e acclama il Padre, giusto nell’operare secondo la sua misericordia: “…la sua grandezza nell’amore non si può misurare. Paziente e misericordioso, lento all’ira e ricco di grazia, buono verso tutti… La sua tenerezza si espande su tutte le creature. Giusto è il Signore in tutte le sue vie, santo in tutte le sue opere. Il Signore è vicino a quanti lo invocano, a quanti lo cercano con cuore sincero” (Salmo responsoriale 145,2-3.8-9.17-18). Ma Gesù va oltre: in Gesù Dio si fa vicino anche a chi non lo cerca; è Gesù che cerca anche chi gli è lontano; anzi, Gesù ha una preferenza per i lontani. Dio è vicino a chi lo cerca perché uno cerca il Signore in quanto cercato e raggiunto da lui.

– Paolo è un operaio che lavora nella vigna, per il regno di Dio, con il Signore Gesù. Dichiara: In carcere o meno (attualmente si trova in carcere), “Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia che io viva sia che io muoia. Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno”. Criterio di vita per Paolo come per Gesù è l’interesse degli «altri». Dice: “È più necessario per voi che io rimanga nella carne”, “resterò e continuerò a essere d’aiuto a voi tutti, per il progresso e la gioia della vostra fede” (Seconda lettura). L’unico desiderio di Paolo – cioè morire per entrare nella pienezza della comunione con Cristo – lo arresta un attimo, ma poi concilia le due cose – cioè comunione con Gesù e vivere per gli altri – scoprendo che proprio nel vivere per gli altri vive in comunione con il Cristo che dona tutto se stesso. Conclude allora la lettera alla sua giovane comunità che è in Filippi, prima comunità romana (oggi si direbbe europea: a proposito delle radici dell’Europa!), con l’esortazione: “Comportatevi da cittadini degni del vangelo” (1,20-24.27), da imitatori di Cristo come me (cfr Fil 3,17). Paolo non chiama “cristiano o seguace di Cristo” il fedele di Cristo, ma lo definisce: “Colui che vive in Cristo”, “colui che è in, per, con, di Cristo”: colui che appartiene a Cristo perché acquistato da lui al caro prezzo del proprio sangue, e fatto collaboratore nel lavoro del regno di Dio.

3°. RITI DI PRESENTAZIONE DEI DONI.

– Con il credo riconosciamo Dio che creando esce da se stesso, condivide con tante creature il suo essere, e ponendo la sua negli uomini immagine.
Presentiamo poi i nostri doni anzitutto perché sia presente in mezzo a noi Gesù, unico Denaro dato a tutti; e li presentiamo anche come segno che desideriamo condividere l’agire di Dio che dà a tutti «un denaro anche agli ultimi come ai primi». Non siamo invidiosi, ma godiamo di appartenere a un Dio «buono verso tutti, come si è rivelato buono verso di noi».
Lo preghiamo per i responsabili della chiesa e delle comunità umane: perché sappiano fare udire la chiamata del Signore a lavorare nella sua vigna. Per gli anziani e i moribondi: perché facciano assegnamento sul valore dei loro ultimi momenti di vita e specialmente sulla bontà del Signore che li attende. Per noi tutti: perché impariamo a lavorare come servi facendo valere in noi e negli altri l’azione gratuita di Dio.
Concludiamo, pregando il Signore che come ha suscitato in noi il desiderio, renda efficace anche la nostra volontà: “Accogli, o Padre, l’offerta del tuo popolo e donaci in questo sacramento di salvezza i beni nei quali crediamo e speriamo con amore di figli. Per Cristo nostro Signore. Amen”.

4°. LITURGIA EUCARISTICA..

Ringraziamo e benediciamo il Padre in Gesù.
– All’invito del Signore che ci chiama alla sua vigna con le parole: “In alto i vostri cuori”, rispondiamo prontamente: “Sono rivolti al Signore”. E balziamo in piedi. Ci lasciamo unire da Cristo che magnifica le opere di Dio. Diciamo: Grazie, Padre, per il tuo Figlio, unico tuo dono per l’ultimo come per il primo “operaio”. Ti voglio benedire ogni giorno, lodare il tuo nome in eterno e per sempre. Grande è il Signore e degno di ogni lode, la sua grandezza non si può misurare, la sua tenerezza si espande su tutte le creature. Il Signore è vicino a quanti lo invocano perché è lui che ci spinge a cercarlo, a quanti lo cercano con cuore sincero dopo l’esperienza che solo in lui c’è salvezza (cfr Salmo responsoriale). “Ti rendiamo grazie in ogni momento della nostra vita, nella salute e nella malattia, nella sofferenza e nella gioia, per Cristo tuo servo e nostro Redentore. Nella sua vita mortale egli passò beneficando e sanando tutti coloro che erano prigionieri del male. Ancor oggi”, mediante noi i suoi servi, “come buon samaritano viene accanto ad ogni uomo piagato nel corpo e nello spirito e versa sulle sue ferite l’olio della consolazione e il vino della speranza. Per questo dono della tua grazia, anche la notte del dolore si apre alla luce pasquale del tuo Figlio crocifisso e risorto” (cfr Prefazio comune VIII).

Gesù diviene il vero Pane.
– Ora, Padre, manda lo Spirito a perfezionare l’opera di Gesù nel mondo e compiere ogni santificazione. Ti preghiamo umilmente: santifica questi doni, segno di tutta la nostra esistenza, perché divengano corpo e sangue di Cristo, unico “Denaro” che da’ vita. Per mezzo nostro il Signore Gesù ora compie parole e gesti come nell’ultima cena e in tutta la giornata del venerdì santo fino alla morte in croce: la nostra esistenza acquista il valore infinito della vita di Gesù che si rende presente.

Gesù offre se stesso.
– Gradito al Padre nello Spirito Santo, Gesù si associa Paolo e ognuno di noi, come tutta l’umanità, nella sua offerta totale e perfetta. Possiamo dire: In noi, Padre, si offre a te Gesù, ci da’ l’impagabile onore di amare e lavorare nella tua vigna. In noi come in Paolo, Gesù, morto e risorto una volta per sempre, è in grado per questo di continuare a vivere passione, morte e risurrezione, e continuare a mandarci lo Spirito Santo che attua in noi la stessa sua pasqua come in Paolo, chiamato a lavorare con frutto e rimanere nella carne, cioè nelle relazioni con i filippesi e con tutti, continuare a essere di aiuto per il progresso e la gioia della fede in tutti noi che ascoltiamo la parola. Padre, ti rendiamo grazie per averci ammessi alla tua presenza a compiere questo servizio di Gesù per la tua vigna che è questa umanità, come per Paolo la comunità di Filippi. Nello Spirito dell’offerta di Gesù in noi ci troviamo tutti riuniti.

Gesù intercede.
– Cristo ci associa nel suo intercedere per tutta l’umanità, e noi “condividiamo dolori e angosce, gioie e speranze, e progrediamo insieme sulla via della salvezza” (Preghiera Eucaristica V/b).
A noi, membra di Cristo, il Padre concede “di aver parte alla vita eterna insieme con la Beata Vergine Maria”, operaia della prima ora, che gode per la bontà di Dio verso noi tutti, suoi figli: fratelli di Gesù.
Mediante il sacerdote che presiede l’assemblea, possiamo intercedere in persona di Gesù per i vivi, i defunti, i celebranti, e dire: Tutti, Padre, accogli in Cristo, quanti chiami alla vigna e ricompensi con il “denaro della grazia”, dell’essere cioè battezzati nella morte e risurrezione di Cristo.

Gesù loda.
– È la lode piena di tutti gli aspetti della vita e della celebrazione Eucaristica, dall’inizio alla fine. È un’esplosione di tutti i sentimenti. Il sacerdote con il popolo da’ «piena glorificazione» al Padre in Cristo, per Cristo, con Cristo nello Spirito Santo.
L’assemblea dei chiamati a vivere in Cristo l’amore del Padre verso tutti, sottratta dalla vacuità della propria piazza esistenziale, interviene aderendo pienamente alla lode, e amore e sacrificio di Gesù che la fa sua sposa tutta splendente, e risponde: “AMEN”, a te, Padre, ogni onore e gloria, da tutta la nostra esistenza trasformata in questa eucaristica di vita.

5°. RITI DI COMUNIONE.

– Insieme a Gesù possiamo chiamare Dio, Padre suo, anche “Padre nostro”. Veramente Gesù è «un Denaro», che vale e ci fa guadagnare valore! Gli chiediamo una sola cosa: Continua a uscire nelle nostre piazze, e chiamarci a lavorare nella tua vigna.
Gesù ha preso il pane del nostro lavoro al servizio degli altri, e ha reso grazie al Padre che gli ha dato fratelli, sue membra, per continuare nel tempo e nello spazio la sua opera di salvezza per tutti. Ora Gesù spezza il pane e lo distribuisce, perché in Cristo siamo sempre più un solo corpo, un pane di vita per tutti, abilitati a operare per il regno.
Gesù dona a noi se stesso, come salario che supera ogni nostra speranza: “Agnello di Dio, che sopporti per noi il peso del giorno e il caldo, abbi pietà di noi, dona a noi la pace”. La pace che ci scambiamo è frutto della preghiera Eucaristica di Gesù al Padre e della disponibilità a continuare la sua permanenza fra noi. Con la Comunione il nostro “vivere è Cristo”, “non sono più io che vivo, è Cristo che vive in me”.
Concludiamo la festa della Celebrazione Eucaristica con la preghiera al Padre in persona di Gesù: “Guida e sostieni, Signore, con il tuo continuo aiuto il popolo che hai nutrito con i tuoi sacramenti, perché la redenzione operata da questi misteri trasformi tutta la nostra vita. Per Cristo nostro Signore”. Tutti rispondono: “Amen”, mostrando la nuova capacità, nutriti di Cristo, ad operare nella propria esistenza per Amore di Dio verso gli altri. Il sacerdote può congedare l’assemblea con la benedizione: Il Signore vi chiama a lavorare nella sua vigna, andate con coraggio e nella pace di Cristo.

CONTEMPLAZIONE

Nella chiesa il Padre convoca i credenti in Cristo, in cinque tappe (v. LG 2); contempliamo oggi nei suoi cinque momenti, per esempio, Un Denaro:

prefigurata, sin dall’inizio, nella Creazione:
un denaro, simbolo di ricompensa alla fatica degli operai;

figurata, nella storia d’Israele, antica alleanza
un denaro, simbolo dell’infinito amore di Dio per chi ritorna a lui;

compiuta, in Cristo Gesù, negli ultimi tempi:
un denaro, simbolo di Gesù, compimento di tutte le promesse.

manifesta, nella chiesa, per lo Spirito effuso:
un denaro, simbolo di aiuto tra fratelli solidali.

completa, alla fine, nella gloria della Trinità.
un denaro, simbolo di tutta la nostra vita in Cristo che si dona.

Preghiamo:
O Padre, che apri il nostro cuore perché comprendiamo le parole del tuo Figlio; sii vicino a chi ti cerca con cuore sincero. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Condividiamo la nostra preghiera (neretto) nello schema della preghiera ecclesiale (colori).