12-08-2012-Ordinario-B-dom19

T. ORDINARIO – ANNO B – DOMENICA 19 – ANIMATORI –

DOMENICA 19ª TEMPO ORDINARIO – ANNO B
animatori Gruppi Liturgici Parrocchiali

“Io sono il pane della vita disceso dal cielo”.
“Gustate e vedete come è buono il Signore”.
Traccia –

VANGELO (Gv 6,41-51). Gesù parla in quanto Dio con il nome di Dio “Io Sono”, e dice:
“Io sono, Gesù di Nazaret disceso dal cielo”. I giudei reagiscono, «mormorando». Mormorazioni che nascono dal fatto di non voler “comprendere” quel che ho detto poco fa alla folla (v. 24), e che anche voi – giudei «mormoratori», v.41 – devete aver sentito. Alla folla poco fa, infatti, ho detto: “È il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero”, non Mosè; lo ha precisato lo stesso Mosè, dicendo: questa manna “è il pane che il Signore vi ha dato in cibo”. “Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo” (v. 33); “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!” (v. 35). – Gustate e vedete com’ è buono il Signore.
“Io sono, mandato dal Padre”. “Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato”. Se qualcuno viene a me, come segno che il Padre lo ha attirato, da me nell’ultimo giorno sarà risuscitato. Tutto dipende se a qualcuno interessa la vita di Dio, perché in tal caso ascolterà le parole di Dio Padre e viene a me e sarà risuscitato da me. – La risposta di Gesù alle «mormorazioni» dei giudei è tagliente. Dice: solo chi è capace di ascoltare Dio, sa accogliere me e ha la vita, perché io mi occupo solo del Padre mio e degli uomini in quanto affidati a me da lui. – Sembra di vedere il Gesù in ogni paese del mondo di fronte a una persona come la Cananea di Tiro e Sidone: mi preghi per la figlia? Ma nel Padre io amo te come la figlia tua; e tu pensi più alla figlia che a me. I discepoli insistono perché ti esaudisca? Ma nel Padre, che mi ha mandato per te come per tutte le pecore perdute d’Israele, io amo te come loro; e tu pensi al tuo fastidio più che a loro. Perché ti dovrei esaudire?
“Io sono, l’unico venuto dal Padre!”. Il Padre mio istruisce tutti, compresi voi, giudei e non giudei! Nessuno può dire: io non sono istruito dal Padre, io non posso imparare da lui, io non sento di dover accogliere Gesù come unico Salvatore. Sì, cercherei «la vita eterna», ma non vedo come raggiungerla. – “In verità in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna”. «Chi crede» che si lascia attirare dal Padre che suscita nel cuore dell’uomo il desiderio di possedere «la vita eterna». Questo è in te il segno concreto che il Padre mio ti istruisce, come dicono i profeti, «il desiderio della vita eterna», perché tu sia spinto venire da me e aderisca a me e tu abbia «la vita eterna» che desideri, come sta scritto nella colletta: “O Dio, che hai posto nella mente e nel cuore dell’uomo i doni del pensare e del volere …” (vedi n. 4 e altre nuove collette feriali).
“Io sono, il pane della vita”. Mentre la folla ha accolto le mie parole e mi ha chiesto: “Signore, dacci sempre questo pane” (v.34), ottenendo da me la risposta positiva: “Io sono il pane della vita; chi viene a me – come voi – non avrà fame e chi crede in me – come voi – non avrà sete, mai!”, perché possiede me (v. 35); come mai, voi, «giudei», «mormorate», cioè, non siete disposti a «comprendere», e accogliere una simile iniziativa di Dio Padre, né siete disposti ad accogliere le mie parole? Ve l’ho detto poco fa: perché “non credete agli scritti di Mosè”, come non credere alle mie parole” (cfr Gv 5,47). Le vostre mormorazioni di bravi giudei, quindi, sono in pratica una ribellione a Dio e alle mie parole. L’indisponibilità a comprendere e, di conseguenza, ad accogliere l’iniziativa divina e le mie Parole, è ribellione alla volontà di Dio e alla mia volontà.
“Io sono, il pane vivo disceso dal cielo, chi ne mangia vivrà in eterno”. Ma, già Mosè nel deserto, all’uscita dall’Egitto, è stato oggetto di «mormorazioni». Infatti, “nel deserto tutta la comunità degli Israeliti mormorò contro Mosè e contro Aronne, dicendo: “Perché ci avete fatti uscire dall’Egitto per far morire di sete noi, i nostri figli e il nostro bestiame?”. Mosè ha risposto: “Il Signore ha inteso le vostre mormorazioni contro di me e Aronne . Noi infatti che cosa siamo, perché mormoriate contro di noi?” (Esodo 16,2.7.12). Io sono il vero Mosè: le vostre mormorazioni sono contro chi mi ha mandato. Ed egli mi ha mandato perché prima accogliate «il desiderio di vita» che ha messo nel vostro cuore, e vi lasciate attirare da me, ed esperimentiate «la mia vita eterna nel mio stesso rapporto con Dio mio Padre»; perché sono venuto nel mondo e sono nella storia umana, ma non sono dal mondo: vengo dal Padre per la vita del mondo, come pane vivo, con questa mia carne: mangiando questa mia carne – pane Vivente, zon – io mi do in offerta sacrificale, «per», e tu hai la mia vita: questa carne l’ho assunta per donarla, per essere consumata come cibo; solo la «carne-mangiata», che è pane disceso dal cielo, pane datore di vita, pane vivente=zon, può diventare efficace portatrice di vita eterna. Così, chi mangia il pane che io darò, la mia carne per la vita del mondo, non muore, come sono morti i vostri padri, mangiando la manna materiale e mortale. Essa era solo un «tipo» di cibo, mortale; io sono la vita di Dio.

PRIMA LETTURA. Fra i vari aspetti che Gesù ha sottolineato parlando di sé nel vangelo, qual è quello che oggi egli compie in noi?
Siamo rappresentati nella persona del profeta Elia. Convinto di essere rimasto solo, unico profeta fedele a Iavè, perseguitato, ricercato a morte, s’inoltra nel deserto «una giornata di cammino». Stanco di fuggire, si siede sotto una ginestra e desidera morire: «“Ora basta, Signore! Prendi la mia vita, perché io non sono migliore dei miei padri”». – Si riteneva forse migliore? – Desiderava cambiare religione, l’atteggiamento d’Israele verso Iavè; ma non ci è riuscito. Scopre con amarezza il fallimento. Vorrebbe morire. «Si coricò e si addormentò. Ma ecco che un angelo lo toccò e gli disse: “Àlzati, mangia!”». L’episodio è simbolico: un viaggio, una stanchezza naturali sono simbolo d’un altro viaggio, d’un’altra stanchezza. Una figura sovrumana lo sveglia, l’invita ad alzarsi e mangiare: due gesti importanti. Il profeta è abbattuto, coricato, addormentato. Riceve un ordine perentorio. Deve alzarsi: il Signore gli comunica una forza che lo rialza. Un altro ordine: “Mangia!”. Ma, se non ha niente? «Egli guardò e vide vicino alla sua testa una focaccia e un orcio d’acqua». Ma, non c’erano prima! C’è un cibo, una bevanda. Misteriosi, sorprendenti. «Il profeta mangiò e bevve, quindi di nuovo si coricò. Tornò per la 2ª volta l’angelo del Signore, lo toccò e gli disse: “Àlzati e mangia, perché è troppo lungo per te il cammino”». Il cammino nel deserto, che secoli prima aveva fatto Israele, adesso è il cammino di Elia, da solo. È troppo lungo il cammino per te! È il cammino della nostra vita. È troppo lungo per te. È troppo per le tue forze. Non ce la fai. Per la seconda volta. Con insistenza. Nella notte della disperazione, l’Angelo sveglia, ordina: “Àlzati e mangia”. Ti ho fornito un cibo perché tu riacquisti la forza per compiere il cammino, sarebbe troppo lungo per te, non ce la faresti da solo. – Elia si fida. Si alza. Mangia e beve. E con la forza di quel cibo camminò per 40 giorni e 40 notti fino al monte di Dio, che la tradizione deuteronomica chiama «l’Oreb». Ma noi lo conosciamo come il Sinai. 40 giorni di cammino, attraverso tutto il deserto, fino all’incontro con Dio. Grazie a quella forza data da quel cibo. Il pane della vita è significato da quel cibo. Da quel pane nel deserto, da quel nutrimento che Dio offre a quel profeta.

SALMO RESPONSORIALE.
Di fronte a questo dono di Gesù-Eucaristia dalle viscere misericordiose del nostro Dio Padre scaturisce ancora in persona di Gesù un sentimento espresso con le parole di Dio messe sulle nostre labbra:

Rit: Gustate e vedete com’è buono il Signore. Versetto che ci accompagna in tutto il salmo 33 di queste domeniche. Salmo sapienziale che c’insegna a mangiare la parola di Dio: gustare e vedere, provare e assimilare quanto è buono il Signore. Quella parola che ci viene data, à la forza che ci fa alzare e ci fa camminare, fino all’incontro con Dio. Mangiate quel pane ascoltate quella parola. E avrete la forza di camminare fino all’incontro con Dio. Riconoscerete per esperienza, e acclamerete allora il Signore con le parole del salmo: “Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode”. E con parole di piena , convinta e personale adesione: “I poveri ascoltino e si rallegrino. Magnificate con me il Signore”. Perché, ecco, la mia esperienza: “Ho cercato il Signore: mi ha risposto. Da ogni mia paura mi ha liberato“. E ripeto categoricamente: “Guardate a lui e sarete raggianti. Il Signore ascolta e salva da tutte le angosce. Gustate e vedete com’è buono il Signore; beato l’uomo che in lui si rifugia”.

SECONDA LETTURA.
“Fratelli, siate benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo”. Come siamo raggiunti dall’Angelo del Padre, Gesù; così lasciate che tramite noi lo stesso Gesù, come fa noi simili a lui, così tramite noi Gesù raggiunga e faccia tutti gli altri simili: “fatevi imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminate – vivete – nella carità, nel modo in cui anche Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi”:
Gesù, vera vite, in noi suoi tralci vuole raggiungere e operare in altri come in noi. Come? “Offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore”, nell’eucaristia del rito e della vita, sempre tramite noi sue membra. Auguri, fratelli, infinitamente amati da lui!

“Guida, o Padre, la tua Chiesa pellegrina nel mondo, sostienila con la forza del cibo che non perisce, perché perseverando nella fede di Cristo giunga a contemplare la luce del tuo volto. Per Cristo nostro Signore. Amen” (Coll.).

RENDIAMO GRAZIE A DIO
per «l’Annuncio evangelico» in vari tempi e modi: P. Elia intercede perché obbediamo al Magistero di Cristo nella Chiesa;
per «la Celebrazione» in persona di Cristo: Don Mario ci guida e c’incoraggia con «umiltà e serietà»;
per «la Carità» di Dio effusa nei nostri cuori; la Sorella Noemi ci procura d’imitarla nel «buon profumo di Cristo».