19-01-2003-Ordinario-B-dom2

19/01/2003 – T. ORDINARIO – ANNO B – 02 DOMENICA – 2003

II DOMENICA TEMPO ORDINARIO
Anno B – 19 gennaio 2003

MEDITAZIONE o RILETTURA
Versetto al vangelo:
Parla, Signore, che il tuo servo ti ascolta. Tu hai parole di vita eterna.
Antifona alla Comunione:
Giovanni Battista vide Gesù e disse: “Ecco l’Agnello di Dio!”. E i discepoli seguirono Gesù.

Ecco l’Agnello di Dio, dice Giovanni. E i suoi discepoli lo seguono.
Dio chiama e si rivela tramite il fratello: Dio si rivela a tutta l’umanità in Gesù che s’immerge nel Giordano (battesimo di Gesù), come si rivela ai lontani Re Magi tramite la stella e le scritture (epifania); alle nozze di Cana si manifesta agli apostoli trasformando acqua in vino (seconda domenica Tempo Ord. anno C), e si rivela a ciascuna persona, come a Samuele, tramite il sacerdote Eli (seconda domenica anno corrente – ciclo B). Oggi vediamo che ogni individuo è chiamato dal Signore a incontrarlo in un modo personale tramite qualcuno o qualcosa, come i due discepoli di Giovanni (Vangelo), e come Samuele (prima lettura); e quando Gesù chiama una persona, la fa propria: la “conquista”; da quel momento in poi quella persona “appartiene” al Signore in modo nuovo, profondo e definitivo; non solo nello spirito, ma anche nel suo essere corporeo (seconda lettura). -Nota Bene: nelle domeniche del Tempo Ordinario la seconda lettura non è direttamente collegata al Vangelo né alla prima lettura; ma per l’analogia della fede, cfr Catechismo della Chiesa Cattolica 114, e per l’unità della Sacra Scrittura, cfr Principi e Norme per l’uso del Lezionario 76, nella seconda lettura si scopre come è attuale l’aspetto del mistero di Cristo, richiamato nel vangelo e nella prima lettura. – Gesù, Figlio di Dio, è l’unico Uomo che corrisponde in pieno alla chiamata di Dio Padre suo. – Tutti voi, che mi accogliete e ripetete le mie parole, egli dice: con me, per me e in me rispondete al Padre che per mezzo di me vi parla (salmo). La vostra abilità di rispondere positivamente alla chiamata del Padre si fonda nel dono che viene a voi dalla mia risposta adeguata. Fatti concittadini e familiari di Dio, tutti insieme e ciascuno individualmente, potete dire in me con tutta verità al Padre: “Ecco, io vengo, Signore, per fare la tua volontà. Ho sperato nel Signore ed egli su di me si è chinato, ha dato ascolto al mio grido. Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo, lode al nostro Dio” (Sal Resp). Scoprite che questi miei sentimenti divini in ciascuno di voi prevalgono sui vostri sentimenti. – Venendo in noi nel corso di questa celebrazione eucaristica e di questa esperienza di vita, come quella di Giovanni Battista con i suoi discepoli, Gesù dice: Oggi mi rendo presente in atto di passare accanto a voi nel quotidiano, per chiamarvi accanto a me nella gloria; nel simbolo di una strada verso la mia abitazione: la mia comunione di vita con il Padre. – Signore mio Dio, questo io desidero!
Dio chiama ogni uomo all’esistenza tramite i genitori, chiama cioè ognuno a divenire Dio, realizzandosi come uomo secondo Dio: è la prima e unica vocazione, fondamento di ogni altra vocazione. Ciò viene espresso con un linguaggio allusivo al senso di fatti storici. Ogni parola del racconto biblico, quindi, richiama aspetti della nostra esistenza. “Il giorno dopo” richiama i giorni della creazione in Genesi, capitoli primo e secondo. Là c’è solo il Signore che “disse e tutto è fatto”. Qui il Signore parla tramite Giovanni Battista, come parla tramite l’umanità di Gesù; e tramite noi, suo nuovo corpo esteso nel tempo e nello spazio, Gesù si rende presente, parla e si dona fino all’estremo: “Questo è il mio corpo…, questo il mio sangure, per voi e per tutti”, sempre. “Giovanni stava ancora là”: Egli “divenne uomo, mandato da Dio” (Gv 1,6), cioè creato per essere “Javè-Grazia” (Gio-vanni), messo in grado di ascoltare il Signore e rendergli testimonianza come segno della sua presenza, cioè della sua “gloria”, là dove Dio lo mette. Ha il cuore aperto a tutto il mondo, ma ha piedi e mani per raggiungere solo i vicini. Ecco la nuova creazione, scandita come la prima: “Il giorno dopo”, “il giorno dopo”… Ma questa nuova creazione non culmina nel riposo di Dio; bensì nelle nozze di Cana. Là Gesù “manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui” (Gv 2,11); là Maria di Nazaret è la “donna” che richiama l’“ora” del compimento: l’ora della chiesa sotto la croce del Risorto, l’ora definitiva in cui Dio agisce e parla come ora in Gio-vanni Battista, che “stava ancora là con due dei suoi discepoli”.
Dio chiama ogni uomo all’esistenza in Gesù. Il cristiano sa che l’esistenza umana di tutti, l’essere chiamati a diventare uomini, ciascuno un capolavoro umano, l’essere nati, l’essere persone umane fatte per il progetto “Dio”, Paradiso, cioè chiamati a costruire il paradiso là dove si è…, è la grande vocazione di tutti, una finalità immensa, una meta precisa: il fine che è Gesù di Nazaret: “Ecco l’uomo!”. Condannato, deriso, senza voce, Agnello che Pilato e sommi sacerdoti prendono e presentano alla folla, flagellano e condannano a morte: “Ecce homo!”. Ecco l’Adamo come Dio l’ha pensato, voluto, creato. Chi vede Gesù che “passa” nella vita umana, nel quotidiano, vede Dio nell’uomo. Nulla di straordinario: semplicemente uomo che spende ogni giorno la vita per gli altri; per l’altro, il vicino come fonte dell’Amre, dell’Abbà = Padre. Nessuno lo vede. Nessuno ha un amore più grande. L’uomo Gesù lo rivela: Gesù esegeta, manifestazione di Dio, vive da vero uomo. Giovanni “penetra dentro di lui” e conosce il suo nome: “Agnello di Dio”. Ogni uomo è chiamato a rivelare Dio: “Gesù viene per insegnarci a vivere in questo mondo” (Tito 2,12); viene per la nostra “salvezza”, ciè perché impariamo a vivere in questo mondo come lui c’insegna. Vita “cristiana” è la forma data da “Cristo” alla vita umana. Cristiano è chi s’instrada ad essere vero uomo: chi risponde all’esigenza di essere “buono”, “bello”, “beato” come Dio lo predispone ad essere.
Chiamàti ad una vita buona in Gesù. Come Giovanni evangelista e Giovanni B., ogni persona è resa capace di vedere oltre, “guardare dentro a Gesù” che passa (versetto 33): capace di vedere il mistero dimorante in Gesù. Sguardo che si trasmette a chi ci sta intorno, come “i discepoli” che stanno con Giovanni B. Sguardo che vede “l’Agnello di Dio”, nome nuovo di Gesù: silenzioso, buono, anche da mangiare; proprio come un agnello. Ma non è un agnello: è Gesù che ama fino all’estremo e muore e risorge e sale al cielo e opera nei suoi discepoli. E’ “l’Agnello di Dio” che ci libera come Israele dall’Egitto; ci mette in comunione con il Padre, come lui è in comunione; “Servo del Signore”, vero Agnello che prende su di sé ogni male: ci rivela il condono di ogni peccato come “l’agnello” pasquale dell’offerta quotidiana. E’ “l’Agnello” che ci salva, cioè ci aiuta a divenire uomini, passando da animali, che lottano e fanno guerra, in esseri “buoni”: sempre più umanizzati secondo il progetto “Dio”. Ci vuole tutto Dio per divenire progressivamente veri uomini secondo Dio, e somigliare all’immagine sua che egli ha messo in noi: Gesù ci libera da ogni schiavitù, rendendoci capaci di accoglierlo e lasciarlo continuare in noi a liberare altri. Così siamo fatti suoi testimoni nel quotidiano, come Maria Maddalena lo è per gli apostoli rinchiusi nel cenacolo. Ciascuno, a immagine di Gesù, gli assomiglia nell’essere amato dal Padre, e nel partecipare allo stesso amore verso gli altri. In quanto amato, ciascuno è immagine di Gesù; in quanto lascia che Gesù in lui continui ad amare i fratelli, come Giovanni disposto a perdere i discepoli, diventa attivo e assomiglia sempre più a Gesù che ci consegna al Padre. – Accetto e godo di essere amato da te, Signore Gesù! Realizzo me stesso come uomo lasciandoti entrare in me e prendere me, tuo corpo, per continuare ad amare gli altri. Mio Dio, questo io desidero: la tua bontà è nel profondo del mio cuore.
Chiamàti ad una vita bella in Gesù. Egli invita anche noi: “Venite e vedrete”. Accettate non solo di ascoltare la mia parola, ma di stare con me, fare esperienza di comunione con me e rimanere in me (Gv 15,1-10): vita di famiglia, comunione, condivisione, aiuto reciproco, un cuor solo e un’anima sola; ambiente che favorisce il divenire uomini. Il tuo vicino, come Giovanni B., ti risveglia questo desiderio di “Bellezza”. La cerchi e la trovi in me, uomo Gesù di Nazaret: in me “abita corporalmente tutta la pienezza della divinità”. Ti “passo” accanto e tu puoi parlare con lui; puoi venire in casa mia e “stare” anche tu con me oggi, questo “giorno”. Io sono “il Giorno”, l’ultimo Giorno, più luminoso di sette soli. Giorno di Dio, Nozze della nuova ed eterna Alleanza. Amore incontenibile, che ricevi e trasmetti: esplode in te come in Andrea che chiama Simone e Natanaele (testo seguente): “Abbiamo trovato il Messia”. Tutti io attiro a me: uno mediante l’altro, come i discepoli di Giovanni, e Simone, e Natanaele. Trasformo quanti mi accolgono e vanno da me. Sei Simone? D’ora in poi “ti chiamerai Cefa”, Pietra, Roccia: una “bellezza” ferma, salda per sempre.
Chiamàti ad una vita beata in Gesù. Il suo Spirito ti spinge ad amare come sei amato: ad essere povero nello Spirito, cioè a dare tutto quello che sei e che hai, per Amore, come Giovanni B., come Andrea; perché gli altri abbiano e godano come te: divenire così “uomo” “simile” all’“immagine” di Dio, “figlio dell’Altissimo”. – Beati quelli che si fanno così poveri, mossi dall’amore, perché trovano la dimora di Gesù: trovano la condivisione di sorelle e fratelli; e non mancherà loro nulla: troveranno cento volte tanto in questo mondo, e la vita eterna. – Annunzio la tua giustizia nella grande asssemblea; vedi, non tengo chiuse le mie labbra: gli amici che tu mi dai, tutti io conduco a te, Signore. Tu lo sai.
Ecco, io vengo, Signore, per fare la tua volontà.

Ecco l’Agnello di Dio, dice Giovanni. E i suoi discepoli lo seguono.
Chiamàti come Samuele, ad una “vita buona”, in vista del bene: in tempo di freddezza spirituale, incoerenza religiosa, corruzione dei figli di Eli, supertizioni e attese di vittorie miracolistiche tramite la presenza dell’arca in guerra, la voce del Signore si fa sentire e riporta anche noi a un retto comportamento umano. Chiamàti come Samuele ad una “vita bella”: in casa del Signore, in un buon rapporto familiare con il sacerdote Eli, tanto che può comunicare con lui in ogni momento della notte, e poi tornare a dormire tranquillo, ed essere guidato ad ascoltare il Signore; come i discepoli con Giovanni B. e con Gesù, anche noi in questa eucaristia e nella vita siamo con il Signore. Chiamàti come Samuele ad una “vita beata”: educato a non riservare nulla per sé, ma ad ascoltare il Signore e a rispondergli: “Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta”, anche noi abbiamo il Signore stesso che viene in questa celebrazione e “sta accanto a noi”, più che “accanto a Samuele”, e accanto ai discepoli di Giovanni B., e in casa dello stesso Gesù. “Il Signore è con noi”. “Non lasciamo cadere a vuoto una sola delle sue parole”. Da qui deriva anche per noi “l’autorità” personale che è servizio; molto più prezioso del “potere” esterno sull’uso di cose e persone. – Fa’ che ascoltiamo, o Dio, la tua parola, e siamo disponibili e ti diciamo con le parole di Gesù:
Ecco, io vengo, Signore, per fare la tua volontà.

Ecco l’Agnello di Dio, dice Giovanni. E i suoi discepoli lo seguono.
Chiamàti da Dio, come Paolo e la comunità di Corinto,formiamo con Gesù un corpo solo, e abbiamo una “vita buona”, di risurrezione: “Dio che ha risuscitato il Signore, risusciterà anchbe noi con la sua potenza”. Abbiamo una “vita bella”, che rispecchia l’umanità di Gesù: il nostro corpo esprime esternamente la nostra realtà di membra di Cristo. Guidati dal suo Spirito, diveniamo noi stessi sua dimora; Gesù può dire ad altri: “Venite e vedrete”. Abbiamo una “vita beata”, quella di Gesù: non appartenendo a noi stessi, siamo cari a Dio che ci ha comprato a caro prezzo, e glorifichiamo Dio con tutto il nostro essere, come dono santo, gradito a Dio in Cristo Gesù.
Ecco, io vengo, Signore, per fare la tua volontà.

PREGHIERA EUCARISTICA
La risposta di lode e di supplica del Vers. Resp.: Ecco, io vengo, Signore, per fare la tua volontà, si sviluppa in preghiera eucaristica fatta di:
ringraziamento: prefazio. Grazie, Padre, per il tuo Figlio: agente nella tua chiesa, nella liturgia e nei fratelli;
attualizzazione: consacrazione. Ora, Padre, manda lo Spirito: Gesù è sempre presente tra noi;
offerta: nostra in Cristo al Padre. In noi, Padre, si offre a te Gesù: c’insegna a vivere da veri uomini;
intercessione: per tutti vivi defunti. Tutti, Padre, accogli in Cristo: divenuti apostoli, profeti del tuo regno;
lode finale: esplosione dei sentimenti. A te, Padre, ogni onore e gloria: dall’umanità nutrita dell’unico pane.

Preghiamo:
O Padre, che hai parole di Vita eterna e ci disponi ad ascoltarti; concedici di esistere per fare in Cristo la tua volontà. Per lo stesso Cristo nostro Signore. Amen.

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