23-06-2010-Ordinario-12sett-Mercoledì

23/06/2010 – MERCOLEDI’ 12a Settimana TEMPO ORDINARIO – 2010

Preparazione alla celebrazione della messa.
mercoledì 12ª settimana Tempo Ordinario.
Anno C – 2010-06-23

CI RACCOGLIAMO
davanti al Signore Gesù, che si dona fino alla morte in croce, trasmettendo lo Spirito, e risorge: ci fa suoi «tralci» (Gv 15,5), sue membra (cfr 1Cor 12) con il Battesimo, la Cresima, l’Eucaristia (Nota 1). Rinnoviamo il segno dell’adesione a Cristo, in risposta alla sua richiesta: “Rimanete in me!” (Gv 15,4.7.9), e diciamo insieme: Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo. Amen. Dio ci parla con le nostre parole, e ci dice: “Ascolta, Israele: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore; e il prossimo come te stesso”. Israele lo ripete: celebra la parola di Dio. Dio parla a noi tramite noi stessi come nel celebrare la messa; dico, quindi: “Ascolta, N.”. [N = proprio nome o di altre persone]. Ciascuna/o può aggiungere il nome d’una parrocchia, comunità, diocesi, nazione; per esempio: “Ascolta, Chiesa che sei in parrocchia N.”, “… in comunità N.”, “…in famiglia N.”, “…in Roma”, “…Italia”, …in Europa”, “…su tutta la terra”; e tutti in preghiera ripetiamo l’invito: “Ascolta, …”.
Così «in persona dei citati» ci presentiamo al Padre con Gesù, per Gesù, in Gesù che «sta davanti a Dio» in atto di presentargli ogni comunità, ogni persona, e intercede per noi» (Rom 8,34), lui che di «tutti» prende «tutto» su di sé.
Così in Cristo diveniamo sempre più simili a lui, nostro Capo, accogliendo con disponibilità da Dio la nostra esistenza quotidiana, arricchita dei meriti della passione morte risurrezione di Cristo; portiamo nel cuore le persone delle comunità citate, e confermiamo ripetendo insieme:
Eccomi, Signore! Aiuta tutti, come ora aiuti noi ad ascoltarti.
Dicendo, infatti, «Eccomi, Signore», ci predisponiamo ad offrire il nostro corpo, come sacrificio vivente, santo, gradito a Dio, come nostro culto nello Spirito (cfr Rom 12,1), come prolungamento della messa nella vita; e con Paolo possiamo dire: “Sono lieto di dare compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo, che è la Chiesa” (Col 1,24). Aggiungendo poi, «Aiuta tutti, come ora aiuti noi ad ascoltarti», siamo fatti partecipi della Grazia di Dio per tutti gli altri. I Padri della Chiesa consideravano questo come «Perdono che copre la moltitudine dei peccati».

LEGGIAMO
il formulario liturgico della messa corrispondente; da Ingresso a Dopocomunione, secondo le disposizioni della chiesa (nota 2). Cogliamo una parola da contestualizzare (vedi sotto «Rileggiamo»), e da ripetere: “N., …”, appena il Signore si annunzia, = ci viene in mente o appena «ci accorgiamo» di lui (come dice Gesù in Mt 24,39), durante la giornata.

Rileggiamo
i testi, cominciando dal vangelo: dove Gesù si rivela Buona Notizia, parlando della sua e nostra pasqua che celebriamo; dove Gesù si rivela “Compimento” delle promesse della prima lettura; e dove Gesù si rivela “Fondamento” della sua comunità, la chiesa, nella seconda lettura (vedi Principi e Norme per l’uso del Lezionario e del Messale Romano). Rileggiamo quindi vangelo, e I-II lettura in rapporto al vangelo.

Il VANGELO (Mt 7,15-20).
Struttura del vangelo liturgico.
Continua e va verso la conclusione il discorso della montagna. Il testo, scandito in due parti, è delimitato dalla ripetizione dello stesso principio: “Dai loro frutti li riconoscerete” (v.15), e “Dai loro frutti dunque li riconoscerete” (v. 20).
Guardatevi dai falsi profeti, lupi rapaci in vesti di pecore (7,15s). È necessario portare buon frutto, e guardarsi da chi non porta buon frutto. Non c’è altra soluzione reale. Gesù dice in modo articolato, come:
Ogni albero che non porta buon frutto viene tagliato (v. 19) La seconda parte infatti è suddivisa a sua volta in due momenti: a. Una sfida: un albero non può produrre frutti che sono d’un altro tipo di alberi; b. Ogni albero che non porta buon frutto, in riferimento ai falsi profeti, viene tagliato (v. 19).
La Prima lettura esemplifica il vangelo con il buon risultato di chi porta il frutto d’una riforma ecclesiale. Nel 622 a. C., Giosìa, re buono in Israele fra tanti, favorisce un evento, che avviene in sei momenti. Ci fa comprendere subito come si è falsi profeti quando si fa il bene non stando in ascolto, sostituendo il Signore, come chi pensa di fare lui il bene che ha per sorgente solo Dio (cfr Colletta: “O Dio fonte d’ogni bene…”).
1°. La scoperta del libro della legge. Viene riferito allo scriba Safan: “Ho trovato nel tempio del Signore il libro della legge” (v.8). Gli esegeti sono d’accordo: questo libro è il Deuteronomio, almeno in buona parte, libro che riporta il primo fondamentale comando: “Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio…” (Deut 6,4s); e poi la l’alleanza.
2°. Lettura e ascolto di questo libro: “Lo scriba Safan lo lesse” e “lo lesse davanti al re” (vv.8.10), “il re mandò a radunare presso di sé tutti gli anziani, tutti gli uomini di Giuda, di Gerusalemme, i sacerdoti, i profeti e tutto il popolo”, piccoli e grandi. “Lesse alla presenza di tutti il libro dell’alleanza (23,1-2).
3°. Attualizzazione. Non basta leggere; bisogna attuare: è necessario consultare il Signore per sapere cosa si deve fare: “Andate, consultate il Signore per me, per il popolo e per tutto Giuda”. Non è riportato nel testo il profeta consultato nel nome del Signore. Che cosa e come realizzare le parole di quel libro. Importati i due verbi: andate, consultate; per me, per il popolo, per tutto Giuda; importanza personale popolare comunitaria: non c’è lectio divina senza attualizzazione che arrivi fino al «personale “per me, per ciascuno”» (cfr Lectio Divina).
4°. Compunzione. Termine tradizionale per esprimere la reazione interiore suscitata dalla parola di Dio: “Il re si lacerò le vesti”, “si commosse”, “si umiliò”, “pianse” (testo saltato).
5°. Chiesa nata dalla Parola. Realtà vissuta fin dalla chiesa primitiva e riacquisita dal Concilio Vaticano II. Titolo conseguente d’un’Enciclica di Gv Pl II “Ecclesia de Eucharistia”, la Chiesa dall’Eucaristia (cfr Enc.).
6°. L’Alleanza. “Il re concluse l’alleanza davanti al Signore. Tutto il popolo aderì all’alleanza, per seguire il Signore e osservare i suoi comandi… con tutto il cuore (Deut 6,4), per attuare le parole dell’alleanza” (v. 3).

Tematica Liturgica.
STILE DELLA RIFORMA SECONDO DIO.
a. Gesù indugia nel farci riflettere, perché la cosa è troppo importante: in se stessa, per noi e per lui che ci ha fatti e ci ha comprato a caro prezzo. Gesù dice: “Si raccoglie forse uva dagli spini, o fichi dai rovi?” (v.16). No, certo! Ma a Gesù preme farci riflettere su realtà così importanti, come la salvezza di persone per cui Gesù è morto ed è risorto: “Coloro che tu, Padre, mi hai dato” (Gv 17,11); e continua a farci riflettere Gesù stesso sulla sua affermazione iniziale, come farebbe un genitore con i suoi figlioletti, semplicemente ragionando.
b. Si tratta di distinguere fra alberi buoni e alberi cattivi; non esistono alberi buoni o alberi cattivi: Gesù li distingue fra buoni e cattivi in senso simbolico, in riferimento ai «falsi profeti», detti «lupi rapaci» che appaiono «in veste di pecore» dell’inizio (v.15). Allo stesso modo Gesù ha maledetto l’albero di fico con foglie senza fichi, in riferimento simbolicamente ai sommi sacerdoti e agli scribi (Mt 21,19: «Mentre rientrava in città, [Gesù] ebbe fame. Vedendo un fico sulla strada, gli si avvicinò, ma non vi trovò altro che foglie, e gli disse: “Non nasca mai più frutto da te”. E subito quel fico si seccò»); e continuando a parlare simbolicamente, Gesù dice: “Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi”; distinzione semplice e comprensibile (v. 18: “Un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni”); ma molto dolorosa per il fratello, per la sorella che non la prende sul serio: e mette a rischio la propria esistenza, non usufruendo della grazia misericordiosa di Dio; infatti: “Ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco” (v.19). Gesù prega il Padre per la salvaguardia dei suoi (Gv 17,24: “Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato; poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo).
c. La prima lettura ci da un esempio di discernimento che porta ad una buona riforma della chiesa. Scoperta del libro sacro, lettura e ascolto, consultazione di un profeta per l’attualizzazione, compunzione del cuore, raduno dell’assemblea intorno al libro, Rinnovo dell’alleanza, con l’impegno ad attuare la parola in virtù dell’efficacia della Parola stessa. Così è avvenuta la riforma del popolo di Dio sotto il re Giosia nel 622 a. C. Così mira a rinnovarsi e a trasformarsi la Chiesa a vari livelli, personale e comunitario, intorno alla Parola di Dio, nell’ascolto sollecito, come voi fate. La Parola ispira anche le istituzioni della Chiesa che rifacendosi, per esempio, alla frase conclusiva del brano (v. 3: «Tutto il popolo aderì all’Alleanza»), sostituisce nel rito del matrimonio la parola «prendo» con la parola «accolgo»: «Io, N., accolgo te, N…».
d. Dei Verbum (doc. del Vat. II, ricorda tante volte questo fatto). Oggi c’è la scoperta della Parola di Dio; c’è da vegliare che ci siano tutte queste sei fasi, questi atteggiamenti, queste operazioni. In fondo questa pagina descrive un atteggiamento fondamentale del cristiano, quello della Parola conservata nel cuore, come chi nulla ha più caro di Cristo; Parola–Gesù che muove alla retta azione ogni persona in ogni situazione. Per questo il cristiano si chiama “profeta”, che si distingue in buono o falso secondo il frutto del suo comportamento. Dal falso profeta bisogna guardarsi; e il profeta stesso deve guardare se stesso alla luce di Cristo.

Provate ad aggiungere PREGHIERA e CONTEMPLAZIONE, che di proposito qui non inserisco. Provate, ossservando i fogli precedenti. Forse bisogna farlo una volta insieme, ma provate da soli.

condividiamo (cfr neretto) la preghiera della Chiesa (cfr colori).