01/10/2006 – T. ORDINARIO – ANNO B – 26 DOMENICA – 2006
Preparazione alla celebrazione della messa.
26ª DOMENICA TEMPO ORDINARIO
Anno B – 1 ottobre 2006
RACCOGLIMENTO
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo. Amen.
Ascolta, Israele: io sono il Signore Dio tuo…!
Ascolta, Chiesa che sei in..; ascolta N [tuo nome].
Eccomi, Signore: aiutaci tutti ad ascoltarti
(Dt. 6,4; Lc 8,21; Is 6,8; Ebr 10,1s; Rm 12,1s).
LETTURA
Padre, nulla ci sia più caro del tuo Figlio Gesù!
Donaci di ascoltare la sua parola nell’assemblea dei fedeli (cfr PCFP, 13); tu ci metti in bocca anche la risposta: fa’ che ascolto e risposta crescano con l’orante che ti cerca, o Dio (Gregorio, Cassiano, Benedetto).
TESTI e MEDITAZIONE.
TESTI
Antifona d’Ingresso Dn 3,31.29.30.43.42
Signore, tutto ciò che hai fatto ricadere su di noi, l’hai fatto con retto giudizio; abbiamo peccato contro di te, non abbiamo dato ascolto ai tuoi precetti; ma ora glorifica il tuo nome e opera con noi secondo la grandezza della tua misericordia.
Colletta
O Dio, che riveli la tua onnipotenza soprattutto con la misericordia e il perdono, continua a effondere su di noi la tua grazia, perché, camminando verso i beni da te promessi, diventiamo partecipi della felicità eterna. Per il nostro Signore.
Anno B:
O Dio, tu non privasti mai il tuo popolo della voce dei profeti; effondi il tuo Spirito sul nuovo Israele, perché ogni uomo sia ricco del tuo dono, e a tutti i popoli della terra siano annunziate le meraviglie del tuo amore. Per il nostro Signore Gesù Cristo.. .
Prima Lettura Nm 11, 25-29
Sei tu geloso per me? Fossero tutti profeti nel popolo!
DAL LIBRO DEI NUMERI
In quei giorni, il Signore scese nella nube e parlò a Mosè; prese lo spirito che era su di lui e lo infuse sui settanta anziani: quando lo spirito si fu posato su di essi, quelli profetizzarono, ma non lo fecero più in seguito. Intanto, due uomini, uno chiamato Eldad e l’altro Medad, erano rimasti nell’accampamento e lo spirito si posò su di essi; erano fra gli iscritti ma non erano usciti per andare alla tenda; si misero a profetizzare nell’accampamento.
Un giovane corse a riferire la cosa a Mosè e disse: «Eldad e Medad profetizzano nell’accampamento». Allora Giosuè, figlio di Nun, che dalla sua giovinezza era al servizio di Mosè, disse: «Mosè, signor mio, impediscili!». Ma Mosè gli rispose: «Sei tu geloso per me? Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore dare loro il suo spirito!» .
Salmo Responsoriale Dal Salmo 18
I PRECETTI DEL SIGNORE DANNO GIOIA.
La legge del Signore è perfetta, / rinfranca l’anima;
la testimonianza del Signore è verace, / rende saggio il semplice. R/
Il timore del Signore è puro, dura sempre; / i giudizi del Signore sono tutti fedeli e giusti,
più preziosi dell’oro, di molto oro fino, / più dolci del miele e di un favo stillante. R/
Anche il tuo servo in essi è istruito, / per chi li osserva è grande il profitto.
Le inavvertenze chi le discerne? / Assolvimi dalle colpe che non vedo. R/
Anche dall’orgoglio salva il tuo servo / perché su di me non abbia potere;
allora sarò irreprensibile, / sarò puro dal grande peccato. R/
Seconda Lettura Gc 5, 1-6
Le vostre ricchezze sono imputridite.
DALLA LETTERA DI SAN GIACOMO APOSTOLO
Ora a voi, ricchi: piangete e gridate per le sciagure che vi sovrastano! Le vostre ricchezze sono imputridite, le vostre vesti sono state divorate dalle tarme; il vostro oro e il vostro argento sono consumati dalla ruggine, la loro ruggine si leverà a testimonianza contro di voi e divorerà le vostre carni come un fuoco.
Avete accumulato tesori per gli ultimi giorni! Ecco, il salario da voi defraudato ai lavoratori che hanno mietuto le vostre terre grida; e le proteste dei mietitori sono giunte alle orecchie del Signore degli eserciti.
Avete gozzovigliato sulla terra e vi siete saziati di piaceri, vi siete ingrassati per il giorno della strage.
Avete condannato e ucciso il giusto ed egli non può opporre resistenza .
Canto al Vangelo Cf Gv 17,17ba
ALLELUIA, ALLELUIA. La tua parola, Signore, è verità: consacraci nel tuo amore. ALLELUIA .
Vangelo Mc 9,38-43.45.47-48
Chi non è contro di noi è per noi. Se la tua mano ti scandalizza, tagliala.
DAL VANGELO SECONDO MARCO
In quel tempo, Giovanni rispose a Gesù dicendo: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava i demòni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei nostri». Ma Gesù disse: «Non glielo proibite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me.
Chi non è contro di noi è per noi. Chiunque vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, vi dico in verità che non perderà la sua ricompensa.
Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare. Se la tua mano ti scandalizza, tagliala: è meglio per te entrare nella vita monco, che con due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile. Se il tuo piede ti scandalizza, taglialo: è meglio per te entrare nella vita zoppo, che esser gettato con due piedi nella Geenna. Se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, che essere gettato con due occhi nella Geenna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue» .
Sulle Offerte
Accogli, Padre misericordioso, i nostri doni, e da quest’offerta della tua Chiesa fà scaturire per noi la sorgente di ogni benedizione. Per Cristo nostro Signore.
Comunione Sal 118,49-50
Ricorda, Signore, la promessa fatta al tuo servo: in essa mi hai dato speranza nella mia miseria essa mi conforta.
Oppure: 1 Gv 3,16
Da questo abbiamo conosciuto l’amore di Dio: egli ha dato la sua vita per noi, e anche noi dobbiamo dar la vita per i fratelli.
Anno B: Mc 9,47
«E’ meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, che essere gettato con due occhi nella Geenna» .
Dopo la Comunione
Questo sacramento di vita eterna ci rinnovi, o Padre, nell’anima e nel corpo, perché, comunicando a questo memoriale della passione del tuo Figlio, diventiamo eredi con lui nella gloria. Per Cristo nostro Signore.
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MEDITAZIONE o RILETTURA
Padre, fa’ che accogliamo il tuo Figlio Gesù!
La sua Parola alla Comunione (Ant. Com.), con il dono di se stesso, attua in noi nel massimo modo il messaggio dei testi biblici (cf. Tempo Ordinario – Anno B – 28ª Domenica – 28/09/2003); messaggio che ispira e attua i vari momenti della Celebrazione e della vita (Cf. Criteri di Meditazione – 15/08/2005).
Messaggio della Parola:
CHI FA IL BENE È PER NOI.
Messaggio che ispira e attua ora la Celebrazione, centro della Vita.
1°. RITI D’INTRODUZIONE.
Dalla vita alla festa della vita: formiamo una comunità, prendiamo coscienza di essere riuniti e preparati da Gesù ad ascoltare la Parola e a celebrare l’Eucaristia.
Riuniti per la celebrazione eucaristica riconosciamo il Signore Gesù unico nostro bene, e ci rimettiamo a lui come bambini all’attenzione premurosa della mamma, e diciamo: “Signore, tutto ciò che hai fatto ricadere su di noi, lo hai fatto con retto giudizio”, intervenendo con estrema tenerezza. Noi infatti abbiamo peccato contro di te, non abbiamo dato ascolto ai tuoi precetti; e in cambio tu ora glorifichi il tuo nome: operi cioè con noi secondo la grandezza della tua misericordia. Così tu mostri di rivelare “la tua onnipotenza soprattutto con la misericordia e il perdono”. Continua a effondere su di noi la tua grazia, Signore, perché, camminando verso i beni da te promessi, diventiamo partecipi della tua felicità e annunziamo fin d’ora a tutti i popoli della terra le meraviglie del tuo amore. Per Cristo nostro Signore. Amen.
2°. LITURGIA DELLA PAROLA.
Dio parla a noi in Cristo. Lo Spirito ci dispone ad ascoltare la sua Parola. Gesù parla e conclude: Oggi si attua la Parola che udite. – Richiamiamo la Parola, aderiamo quindi all’azione dello Spirito Santo.
Richiamiamo la Parola, cioè persona, messaggio e attività di Gesù.
PER GESÙ È PIÙ IMPORTANTE LA PERSONA CHE L’APPARTENENZA ISTITUZIONALE.
Uno scaccia i demoni in tuo nome, Gesù! Glielo abbiamo vietato, perché non è dei nostri. – Ma chi non è contro di noi, è per noi, risponde Gesù (Vangelo: Marco 9,38-43.45.47-48). C’è qui un’affermazione forte e dura di Giovanni con i discepoli, e c’è una risposta dolce e aperta di Gesù che guarda ad ogni persona con estrema simpatia, come al peccatore Levi Matteo disposto a seguire Gesù. E invita i suoi discepoli ad avere lo stesso atteggiamento, dicendo: “Chi non è contro di noi è per noi”. Marco parla della chiesa del suo tempo, come del nostro tempo e di sempre. La liturgia lo sottolinea con alcuni accorgimenti. Il brano del vangelo nella messa comincia dicendo: «Giovanni rispose». Ma nella bibbia c’è: «Giovanni disse». Cambiando il «disse» della scrittura in «rispose», la liturgia sottolinea la posizione dura, intransigente e sicura di Giovanni come dell’assemblea: Uno che non è dei nostri non può praticare l’esorcismo in nome di Gesù. Gli si deve interdire! – Nello stesso tempo la liturgia intende far scoprire la tenerezza smisurata nell’intervento aperto e liberante di Gesù in atto di educare i suoi discepoli: “Chi non è contro di noi, è per noi”. Tenerezza unica nonostante la gravità estrema della loro posizione di scandaloso privilegio per se stessi, e non di servizio alle persone, come poi sottolinea Gesù stesso, dicendo: «Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono» di avere da voi attenzione verso la loro persona e invece vedono attaccamento a privilegi, non merita neanche sepoltura: «È meglio per lui che gli si metta una macina d’asino al collo e venga gettato in mare». E togliendo alla fine del brano due versetti sul sale insipido (Mc 9,49-50), la liturgia riferisce allo scandalo le parole di Gesù che seguono: Se le tue mani non fanno che accusare gli altri, lègatele: è meglio vivere con le catene ai polsi che stare sempre con il dito puntato! Se i tuoi occhi sono pieni di invidia, chiudili: è meglio vivere con gli occhi chiusi che gonfiarsi di superbia. Se i tuoi piedi ti portano a incontri sbagliati: bloccali alla sedia, piuttosto che recare un male irreparabile a te stesso e ad altri.
Il risultato è quindi che il vangelo di oggi, formando una nuova unità, sottolinea tre cose. La prima: secondo Giovanni e gli altri, che siamo anche noi, il bene dovrebbe farlo solo Cristo e chi è del gruppo di Cristo. La seconda: quanti non sono contro, dice invece Gesù, sono a favore nostro. Sono amici di Cristo e della Chiesa tutti coloro che non li perseguitano (Marco ricorda la persecuzione di Nerone). I nemici non sono gli estranei; possono essere gli stessi fedeli che non valutano in modo corretto le cose. La terza: a sfavore di ogni persona c’è solo lo scandalo che viene proprio dai fratelli cristiani, attaccati al potere e ai privilegi anziché al bene delle persone; al contrario di Cristo che invece muore per noi.
Giovanni e gli altri non guardano alle necessità delle persone, ma solo se appartengono o meno al gruppo. Parlando a chi pensa che gli scandali nascono dagli istinti umani, risiedenti in organi umani – come dice il diritto rabbinico del tempo, che considera l’amputazione dell’organo, sostitutivo anche della pena capitale – Gesù dice di amputare l’organo in causa: occhio, mano, piede. Essere nell’elenco di una associazione istituzionale non è più importante dell’attenzione alla persona, vuol dire Gesù. Il modo poi di correggere con delicatezza, da parte di Gesù, mostra con i fatti l’attenzione della persona, che Gesù intende insegnare, cioè: il bene fatto da chiunque come quel tale che fa del bene in nome di Gesù, è la firma d’appartenenza alla comunità di Gesù.
Anche se da tempo seguono Gesù, i discepoli non hanno ancora imparato questa sua logica, come noi: più interessati di un ruolo ufficiale che del vero bene delle persone. Ma nel momento della fatica, i discepoli impareranno che appartenere a un gruppo non basta; viceversa, sperimenteranno che chiunque risponda al loro bisogno di sete, anche con un solo bicchier d’acqua, opera nella direzione del Signore, anche se non appartiene al gruppo. Niente infatti è più importante del rapporto con il Signore che si instaura solo facendo il bene. Ritenere più importante l’appartenenza a un gruppo, quale che sia, fosse anche di Gesù, senza la rispettosa attenzione alla persona, è un atteggiamento sbagliato, che mette in pericolo la fede del fratello fragile e debole. Questo è il vero male! Gesù, sempre attento al bene delle persone, lo valuta severamente, perché può portare la vita al completo fallimento (alla Geenna). Gesù intende tagliare radicalmente in noi il comportamento interiore ed esteriore che ostacola il suo incontro verso ogni uomo.
Richiamiamo la Profezia, portata a compimento in Gesù.
MOSÈ È FIGURA DI GESÙ CHE RIVELA IL VALORE DELLE COSE SECONDO DIO.
“Fossero tutti profeti nel popolo del Signore!” (Prima Lettura: Numeri 11,25-29). Il popolo di Israele è libero dalla schiavitù, ma si porta dietro antichi legami con l’Egitto. Così aumenta il lavoro di Mosè intento a convincere e a risolvere casi insorti tra il popolo. Il Signore risponde alla fatica di Mosè: gli dona dei collaboratori. Costoro, pieni dello spirito di Mosè, lo aiuteranno a guidare gli israeliti verso la libertà. Giosuè sta accanto a Mosè, è preoccupato che tutto si svolga secondo il rituale. Ma il dono del Signore è fedele, la sua potenza è libera di agire verso coloro che ha scelto: lo spirito di profezia raggiunge anche chi non va in tempo alla Tenda del Convegno, o non esce come è stabilito. Giosuè considera le mancanze disciplinari come una minaccia al ruolo di guida di Mosè: Giosuè come gli apostoli ancora non comprende che è opera libera del Signore condurre il popolo alla Terra Promessa, come pure introdurlo nella propria amicizia divina. Mosè invece segue lo spirito del Signore, desidera che non solo quei due, ma tutto il popolo venga raggiunto dallo Spirito di Dio, che fa comprendere la sua volontà e camminare nelle sue vie.
Richiamiamo la Realtà, che ora Gesù attua in noi come in se stesso.
BENEFICIARE LA PERSONA, OGNI PERSONA, È IL BENE: LA NUOVA LEGGE DEL SIGNORE.
«I precetti del Signore danno gioia» (Salmo responsoriale: Salmo 18/19). Elenchiamo con il salmista le caratteristiche della Legge che il Signore ha voluto donare all’uomo come segno e aiuto alla comunione con Lui. Siamo incantati contemplando il senso nuovo del precetto che Gesù ci dona oggi nel vangelo: “Non glielo proibite; chi non è contro di noi per noi”. Questa legge, misurata mediante i due simboli dell’oro, misura di valore, e del miele, il più gustoso dei cibi, risulta di valore supremo: «Più preziosa dell’oro, di molto oro fino, più dolce del miele e di un favo stillante». Fare il bene rivela l’impronta del Signore nella storia di un individuo che rende testimonianza al Signore.
Ma questa nuova legge di Gesù non è solo una meraviglia suprema; essa opera nel cuore del servo del Signore; in particolare nel cuore del «tuo servo»: Gesù, e tutta l’assemblea in persona di Gesù, come una personalità corporativa, si dichiara «tuo servo». Di fatto, nessuno più di Cristo, Figlio di Dio con tutti i battezzati in Cristo, può parlare direttamente a Dio suo Padre chiamando se stesso «tuo servo», capo e membra, anzi capo che ora si esprime tramite noi sue membra, come Figlio che dipende dal Padre e appartiene al Padre.
Ma noi mortali, pur essendo immersi in Cristo e istruiti dal suo Spirito di discernimento, possiamo incorrere in molti errori. Per questo preghiamo: “Assolvimi dalle colpe che non vedo”, e facendo il bene del dare anche un solo bicchier d’acqua, otteniamo un «grande profitto»: non perdiamo «la ricompensa» che il Padre ci riserva. C’è però una difficoltà particolare che può impedirci di fare il bene: l’orgoglio, il credersi speciali, superiori agli altri, da una parte, o il rispetto umano e un ambiente sociale che deride il bene, dall’altra; e questo sarebbe ancor peggio. Quindi preghiamo di essere liberati dall’insolenza e dall’orgoglio, dicendo: “Anche dall’orgoglio salva il tuo servo perché su di me non abbia potere; allora sarò irreprensibile, sarò puro dal grande peccato”.
Richiamiamo l’Apostolo, che descrive il discepolo di Gesù.
O SI BENEFICIA O SI MARCISCE CON TUTTI I NOSTRI BENI NATURALI, SOPRANNATURALI.
“La loro ruggine si leverà a testimonianza contro di voi” (Seconda lettura: Lettera di Giacomo 5,1-6). I ricchi che hanno accumulato tesori preziosi e scintillanti, e non hanno fatto il bene condividendoli con i bisognosi, vedono cambiare i simboli della loro sicurezza mondana in spazzatura. Così le creature sono sottoposte alla nullità, e diventano a loro volta segno di rovina dei ricchi, rimprovero dell’atteggiamento arrogante di chi costruisce la propria grandezza con soprusi e ingiustizie.
Ma le creature stesse attendono di «essere liberate dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio» (cfr Rom 8,21): entrare cioè nel regno dei valori che non si corrompono, ma si misurano in termini di accoglienza e solidarietà.
3°. RITI DI PRESENTAZIONE DEI DONI.
Nelle parti liturgiche (Parola e Eucaristia) l’assemblea è ferma, in ascolto, seduta o in piedi; nei Tre Riti – d’introduzione, presentazione dei doni, comunione – si muove. Ora per esempio ci muoviamo presentando i doni perché Cristo sia presente e perché siano rifocillate le sue membra, quanti cioè hanno bisogno.
I precetti del Signore danno gioia: anche un bicchiere d’acqua in nome del Signore Gesù arreca vita, dona saggezza e riposo dell’anima. Fare il bene, e godere che tutti lo facciano, è il nostro desiderio, la nostra richiesta a te, o Padre: Dona a tutti l’attitudine al bene che porta con sé tanta gioia, ed è segno di comunione con te. Passando ai fatti, mettiamo un po’ d’acqua nel calice, segno della nostra disponibilità: il Signore ci prenda e ci trasformi, con il vino, in Cristo che si dona sino in fondo. Diverremo luogo riservato a lui per il Bene di tutti gli uomini. «La tua parola, Signore, è verità: consacraci nel tuo amore». Accogli, Padre misericordioso, i nostri doni, e da quest’offerta della tua Chiesa fa’ scaturire per noi la sorgente di ogni benedizione, la capacità di offrire a tutti il tuo bene. Per Cristo nostro Signore. Amen.
4°. LITURGIA EUCARISTICA.
Aderendo all’agire dello Spirito, per mezzo di Cristo, ringraziamento, pane, offerta, intercessione, lode:
«Ringraziamo» e benediciamo il Padre in Cristo Gesù.
Grazie, Padre, per il tuo Figlio; in lui ci assicuri lo Spirito, primo dono ai credenti; in lui ci dài di parlare interpretando autenticamente ciò che avviene, secondo lo spirito del vero Mosè, Gesù; ti rendiamo grazie per tutti i «bicchieri d’acqua» che riceviamo e doniamo in nome di Gesù, senz’altra etichetta.
Siamo trasformati in Cristo, che, preso il «pane» e rese grazie, si dona vero cibo e bevanda di salvezza.
Ora, Padre, manda lo Spirito a perfezionare l’opera di Gesù nel mondo e compiere ogni santificazione, trasformando in Cristo pane, vino e noi stessi: la sua onnipotenza usata soprattutto nella misericordia e nel perdono ci trasforma e ci pone al servizio del suo amore nel mondo.
Diveniamo luogo riservato a Gesù che in noi continua a «donare» se stesso.
In noi, Padre, si offre a te Gesù: ci rende a te graditi come ha fatto con Giovanni e gli altri apostoli. Con la sua azione il tuo Figlio Gesù ci rende membra docili al dono di noi stessi perché lui possa continuare la sua opera di misericordia e di perdono verso ogni persona, godendo con Mosè che tutti abbiano il tuo spirito di verità e di servizio.
Intercediamo per tutti in Cristo che «intercede» per noi e ci fa intercessori con lui per gli altri.
Tutti, Padre: vivi, defunti, celebranti, accogli in Cristo. Come hai accolto Giosuè e Giovanni, tu accogli ogni fedele, perché con la stessa misericordia che ha sperimentato da te, sia spinto a rivolgersi verso tutti, chiedendo a te per ognuno il miracolo di guarire nel tuo nome, e per tutti la comunione che non permette divisioni fra quanti prestano la stessa opera, comunione che non dà addito a gelosie per i nuovi operatori di bene, ma che al contrario dà prova di autentica missione cristiana.
«Glorifichiamo» perfettamente il Padre per Cristo, con Cristo, in Cristo nello Spirito Santo che ci fa santi.
A te, Padre, ogni onore e gloria, dall’umanità, divenuta comunione di fratelli che si servono gli uni gli altri, senza gelosie, senza contrasti, con il solo criterio dell’opera di bene che caratterizza l’appartenenza a Cristo, possibile solo per opera dello stesso Gesù Cristo, nello Spirito Santo. Speciale architetto del suo corpo che è la chiesa, tutta l’umanità. egli sa tagliare e cucire, ammettere ed escludere quanto giova o meno alla vera comunione ecclesiale ed eucaristica, che è la santità a lode e gloria della tua grazia.
5°. RITI DI COMUNIONE.
Preso il pane e rese grazie, Gesù spezza il pane e lo dà ai suoi discepoli perché lo distribuiscano.
In Cristo siamo un solo corpo, un pane di vita per tutti: viviamo per lui che è morto e risorto per noi.
Padre nostro, perdonaci i divieti i nome dei nostri egoismi e gelosie; donaci unità e pace che vengono dalla tenerezza smisurata, manifesta in Cristo Gesù verso di noi. Ricorda la tua «promessa» anche per un solo «bicchiere d’acqua», fatta al tuo servo: in essa mi hai dato speranza, perché nella mia miseria essa mi conforta dato sempre è possibile offrire un «bicchiere d’acqua» a un’altra persona nel nome del tuo Figlio.
Da questo abbiamo conosciuto l’amore di Dio: egli ha dato la sua vita per noi, e dà anche noi la capacità di dare la vita per i fratelli. E’ meglio infatti per me e per tutti entrare nel regno del Padre lasciando che lui ci curi con la sua tenerezza di buon vignaiolo, che essere gettato nel fuoco come tralcio infruttuoso.
Rendiamo grazie a Dio, per la forza dell’Eucaristia che aumenta la nostra comunione con tutti nel Padre e nel Signore Gesù. “Questo sacramento di vita eterna ci rinnovi, o Padre, nell’anima e nel corpo, perché, comunicando a questo memoriale della passione del tuo Figlio, diventiamo eredi con lui nella gloria. Per Cristo nostro Signore. Amen”.
Usciamo da questa assemblea con l’insegnamento di Gesù: “Chi non è contro di noi, è per noi”: valutazione chiara fra il bene che è da Dio nel profondo di ogni persona e il taglio da fare sul nostro orgoglio, fra i semi del Verbo sparsi ovunque con generosità divina e la parola del vangelo che purifica, innaffia e fa crescere fino alla maturità del Cristo risorto, secondo i tempi di Dio.
CONTEMPLAZIONE
Nella chiesa il Padre convoca i credenti in Cristo, in cinque tappe (v. LG 2);
contempliamo oggi nei suoi cinque momenti, per es.: Lo Spirito del Bene:
prefigurata, sin dall’inizio, nella Creazione: lo Spirito, di bene in tutti, come nell’esorcista;
figurata, nella storia d’Israele, antica alleanza: lo Spirito, di Dio nei settanta, aiuto di Mosè;
compiuta, in Cristo Gesù, negli ultimi tempi: lo Spirito, di Gesù che corregge Giovanni e ogni fedele;
manifesta, nella chiesa, per lo Spirito effuso: lo Spirito del bene, in chi dà un bicchier d’acqua in suo nome;
completa, alla fine, nella gloria della Trinità: lo Spirito, del Padre in tutti divenuti suoi figli nel Figlio.
Preghiamo:
O Padre, che ci consacri nel tuo amore, la tua parola è verità; i tuoi precetti di compiere il bene suscitino gioia nel tuo popolo. Per Cristo nostro Signore. Amen.
Condividiamo la nostra preghiera (neretto) nello schema della preghiera ecclesiale (colori).