Pasqua Natalizia

 

BUONA PASQUA NATALIZIA a tutti 31.12.2012-13

IN OGNI INCONTRO:

Ci RACCOGLIAMO [1] davanti al Signore Gesù, che si dona fino alla morte in croce effondendo lo Spirito, risorge, è vivo: ci fa suoi «tralci» (Gv 15,5), sue membra (cfr 1Cor 12) con il Battesimo, la Cresima, l’Eucaristia [2]. Rinnoviamo il segno dell’adesione a Cristo, in risposta alla sua richiesta: “Rimanete in me!” (Gv 15,4.7.9), e diciamo insieme: Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo. Amen. Dio ci parla con le nostre parole, e ci dice: “Ascolta, Israele (individuo = Giacobbe – comunità = Tribù): Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore; e il prossimo come te stesso”. Israele lo ripete: e celebra la parola di Dio. Dio parla a noi tramite noi stessi come nel celebrare la messa; dico, quindi: “Ascolta, N.”. [N = proprio nome o di altre persone che rappresento]. Ognuna/o guarda poi ogni persona intorno, volendo il suo bene. Può aggiungere il nome anche d’una parrocchia, comunità, diocesi, nazione; per esempio: “Ascolta, Chiesa che sei in parrocchia N.”, “… in comunità N.”, “… in famiglia N.”, “… in Roma”, “… Italia”, … in Europa”, “… su tutta la terra”; e tutti in preghiera ripetiamo, condividendo la rippresentazione: “Ascolta, …”.
Così «in persona dei citati» ci presentiamo al Padre con Gesù, per Gesù, in Gesù che «sta davanti a Dio» in atto di presentargli ogni comunità, ogni persona, e intercede così per noi tutti» (cfr Rom 8,34), lui che di «tutti» prende «tutto» su di sé.
Così, “immagini” di Cristo, diveniamo in Cristo sempre più “simili” a lui, nostro Capo, accogliendo con disponibilità da Dio la nostra esistenza quotidiana, arricchita dei meriti della passione, morte, risurrezione di Cristo; ci disponiamo a portare nel cuore le persone delle comunità citate, e lo confermiamo, ripetendo insieme: Eccomi, Signore! Aiuta tutti, come ora aiuti noi ad ascoltarti.
Dicendo, infatti, «Eccomi, Signore», lasciamo che lo Spirito Santo offra l’operato del nostro corpo, «come sacrificio vivente, santo, gradito a Dio: è il nostro culto nello Spirito» (cfr Rom 12,1). È il prolungamento della messa nella vita. Con Paolo possiamo dire: “Sono lieto di dare compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo, che è la Chiesa” (Col 1,24). Aggiungendo poi, «Aiuta tutti, come ora aiuti noi ad ascoltarti», siamo «Intercessori», partecipi della Grazia di Dio per tutti gli altri. I Padri della Chiesa consideravano questo come «Perdono che copre la moltitudine dei peccati».
LEGGIAMO, ora,il formulario liturgico della messa corrispondente; da Ingresso a Dopo comunione, secondo le disposizioni della chiesa [3].  Cogliamo una parola da contestualizzare (vedi sotto «Rileggiamo»), e da ripetere: “N., …”, appena il Signore si annunzia, = ci viene in mente, sua è l’iniziativa: appena «ci accorgiamo» di lui, senza ignorarlo durante la giornata (non ignorandolo, come dice Gesù in Mt 24,39s: “Non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e inghiottì tutti; così sarà anche alla venuta del Figlio dell’uomo. Allora due … saranno nel campo: uno sarà preso e l’altro lasciato”: alludendo alla morte individuale).
RILEGGIAMO – MEDITIAMO i testi, cominciando dal vangelo: dove Gesù si rivela “Bella Notizia”, parlando della sua e nostra pasqua che celebriamo; dove Gesù si rivela “Compimento” delle promesse della prima lettura; e dove Gesù si rivela “Fondamento” della sua comunità, la chiesa, noi tutti, nella 2ª lettura e nei testi eucologici: Ingr., colletta, vers.resp., vers.al vang., … (cfr Principi e Norme per l’uso del Lezionario e del Messale Romano: PNLMR). Rileggiamo vangelo, e I-II lettura in rapporto al vangelo. Nel primo anno abbiamo imparato a leggere i testi e a cogliere una parola, da ripetere quando il Signore viene in mente. E abbiamo visto che il Signore “viene in mente con la parola accolta”; con l’eucaristia mediante la parola; con la presenza d’una persona, perché, “Chi fa qualcosa al più piccolo, lo fa a me”; con desideri di bene e doni vari, naturali e soprannaturali, perché il Signore suscita ‘desideri’ nel cuore, perché gli chiediamo ciò che ci vuole dare a beneficio della comunità. In queste circostanze, «il proprio nome + la parola» ci fanno «sperimentare il colloquio di Dio con l’uomo in Cristo Gesù per opera dello Spirito Santo».

PREGHIAMO.PROGRAMMA LITURGICO RITUALE PARTECIPATIVO – Sei anni per iniziare a prender coscienzadella celebrazione Eucaristica nel rito e nella vita [4].

STORIA. 24.06.2007: Natività Di San Giovanni Battista.

c/o Annamaria Albertin, parrocchia san Leonardo, VB. Week-end di meditazione su:

«Il Signore dal seno materno mi ha chiamato, fin dal grembo di mia madre ha pronunziato il mio nome: “Giovanni”=‘Iavè = mi trovo là a far grazia’ (Is 49,1-6: messa del giorno, 1ª lett.). Argomento obbligato della meditazione, dettato dai testi della Solennità.

Constatazione sui partecipanti. Circa 20 persone da varie parrocchie, lontane anche c. 30 Km, si riuniscono ogni settimana da anni; leggono domenica successiva. C’è chi frequenta il gruppo suddetto da circa 10 anni.

Intuizione. Perché non incontrarsi nella propria comunità parrocchiale con chi lì si trovasse? In ogni comunità ci sono infatti almeno due persone, amanti della Parola come voi, (cfr Apc 3: “Alcuni non hanno deposto la veste bianca …”).

Nuova chiamata. Da un gruppo, diversi gruppi: uno in ogni parrocchia; e ogni gruppo, una volta a settimana, dopo aver letto i testi individualmente, comunica per telefono con una guida (P. Silvano), per chiarire: PNLMR.

In ogni comunità “Alcuni – da 2 a 8 c. – hanno trovato grazia presso Dio: leggono la sua parola” (cfr Apc 3). Animatori, poi, s’incontrano a Piedimulera il 2° sabato del mese, con D. Mario, in chiesa San Giorgio.

1° anno. Mediante la lettura quotidiana dei testi della messa, “mi ritrovo a vivere alla presenza di Gesù che mi viene in mente: semplicemente; con la parola accolta; con un desiderio di bene; con una mancanza; mediante 1 fratello o 1 sorella”. Imparo a prestargli il mio nome, Dio ha il primato, mi parla in 1ª persona, di sua iniziativa, come Dio stesso ha insegnato a Israele tramite Mosè nel 1234 c., a.C.: “Ascolta, Israele. Io sono il Signore. Fuori di me non c’è altri. … (1° precetto). È l’“apprendistato della «celebrazione»”: culmina nella messa.

2° anno. Si comincia a prendere coscienza di Cristo “Compimento delle Scritture”: la profezia contenuta nella Prima Lettura si compie in Gesù (Col 1,16: “Tutte le cose sono state fatte per mezzo di lui, in vista di lui)”.[5]                                                                                                                                                                                                                          3° anno. Si comincia a prendere coscienza del Salmo Responsoriale, che sfocerà nella Preghiera Eucaristica (5° anno):  risposta al Padre che ci ha parlato per Cristo nello Spirito S. – Parola e risposta, sempre per Cristo nello Spirito.

4° anno. Attuale.Si comincia a prendere coscienza di ciò che lo Spirito fa sperimentare a ciascun celebrante e in tutta l’assemblea celebrante, espresso nella seconda Lettura, detta ‘L’Apostolo’, il testimone, il cristiano; e nei ‘Testi Eucologici’: ingresso, colletta, vers.resp., al vang., sulle offerte, comun. … Iniziano gli “Esercizi dello Spirito” nel fedele. 1 mese sì uno no si fa 1 giorno di “Esercizi dello Spirito”: colti dai testi. Sedici ottobre 2012 h 20.45: in parrocchia a Pieve Vergonte, VB, davanti a S. E. Giulio Franco Brambilla, Vescovo di Novara in visita pastorale, c’è l’appuntamento con vari “promotori pastorali”, 50 c. Don Mario Cerèsa, parroco di Piedimulera, è presente con il Signor Ilario B. , che prende la parola e presenta i gruppi liturgici parrocchiali. [6] Diciotto ottobre, S. Ecc. è a Pallanzeno; il 19, è a Villados-sola, sempre per appuntamenti con “promotori pastorali”.

5° anno. S’inizia a prender coscienza della Pregh. Euc.

con prefazio:                      Grazie, Padre, per il tuo Figlio, …;  

consacrazione:                  Ora, Padre, manda lo Spirito, …;

offerta:                                In noi, Padre, si offre a te Gesù, …;

intercessione:                    Tutti, Padre, accogli in Cristo, …;

lode finale:                          A te, Padre, in Cristo ogni onore e gloria, ….

6° anno. S’inizia a «contemplare» l’opera di Dio (LG, 2),

prefigurata:                        sin dall’inizio, nella Creazione; … 

figurata:                             nella storia d’Israele, antica alleanza; …  

compiuta:                          in Cristo Gesù, negli ultimi tempi; … 

manifesta:                         nella chiesa, per lo Spirito effuso; …

completa alla fine:             nella gloria della Trinità;

 


[1] Le parole in «neretto»,  lette da un animatore, danno il senso alle parole scritte in «rosso» pronunciate insieme.

[2] La Parola di Dio, Proclamata ora nella liturgia della messa, «attua sacramentalmente in noi la redenzione», realizzata fin dall’evento pasquale della morte e risurrezione di Gesù il sette – nove Aprile del trenta d.C.
La Parola di Dio «attua ora sacramentalmente in noi la redenzione», perché lo stesso evento pasquale di duemila anni fa, con la sua efficacia, è in atto nella Parola «Proclamata» in quest’Eucaristia; la stessa «opera di Gesù» è in atto quindi in circostanze diverse: «storiche» di quel tempo, mentre vive in Israele; «sacramentali», gesti e parole, ora nel proclamare la sua Parola. Infatti,
la Parola («Dabàr») è «Fatto e Parola» («Dabàr Javè» = «Fatto e Parola di Javè»); lo stesso «Fatto» storico della Pasqua di Gesù, che soffre, muore, trasmette lo Spirito, risorge, per opera dello Spirito Santo, è presente in questa «Parola» proclamata nell’assemblea liturgica; anzi, «in previsione» della sua storica pasqua redentrice, era già presente fin nel grembo di Maria.
Ora, noi, come Maria, diciamo: “Sì”, con il cuore bendisposto nel «celebrare»; e “La redenzione, operata nei «misteri» (=gesti, parole di Gesù nel rito), trasforma tutta la nostra vita”: ci fa sempre più simili a Cristo. Cioè, la Parola proclamata nella liturgia, lo stesso Gesù del triduo pasquale, ispira e attua i vari momenti della celebrazione nel rito, e nell’Esistenza in chi l’accoglie.

[3] “I fedeli partecipino con frequenza alle messe, anche feriali, e, quando ciò non è possibile, siano invitati a leggere almeno i testi delle letture corrispondenti in famiglia o in privato”, (vedi Partecipazione e Celebrazione delle Feste Pasquali, Congreg. per il Culto, n. 13; del 16 Gennaio 1988).

[4]Dal Discorso Del santo Padre Giovanni Paolo II all’Episcopato del Triveneto in visita «ad limina apostolorum», 26/02/1991.
“Signor Cardinale Patriarca, venerati Fratelli Arcivescovi e Vescovi della Regione Triveneta! (punto I e II omissis). Punto III. “La via principale dell’evangelizzazione rimane sempre quella della catechesi. Presso di voi essa è attuata da tempo con sistematiche programmazioni, rivolte ai fanciulli, ai ragazzi, ai giovani. Nella catechesi sono coinvolti numerosi laici, e le famiglie stesse sono rese progressivamente partecipi dell’itinerario formativo dei figli.
Voi, tuttavia, riscontrate ora l’urgenza di predisporre un più incisivo itinerario di catechesi per i giovani e gli adulti, al fine di offrire salde motivazioni alla loro fede, accompagnando e sostenendo la loro testimonianza cristiana nel contesto delle nuove condizioni sociali.
In questa prospettiva non avete trascurato di offrire, nelle vostre Chiese, valide occasioni di catechesi mediante speciali corsi rivolti ad associazioni giovanili ed organizzazioni cristiane di lavoratori, professionisti, imprenditori, come anche a movimenti di apostolato, di carità, di volontariato. In ogni centro sono sorte, inoltre, opportune iniziative per preparare nella fede i giovani alla celebrazione del matrimonio.
Ciò nonostante, voi riconoscete che la catechesi agli adulti, per esser efficace, ha bisogno di maggiore spazio, di più vasta partecipazione, di approfondimento più consapevole.
Nell’incoraggiarvi a perseverare nella ricerca di quanto può rivelarsi utile a questo fine, desidero invitarvi a trarre ogni vantaggio da quel singolare mezzo di catechesi che è la «liturgia della Parola» nelle Messe sia festive che feriali.
In terre come le vostre, ove si riscontra ancora una buona partecipazione alla Celebrazione eucaristica soprattutto nei giorni festivi, la valorizzazione dell’ampio ventaglio di letture bibliche, offerto dalla liturgia, può rivelarsi straordinariamente feconda di frutti.
Proprio il Lezionario ed il Messale sono lo “strumento costante, vivo ed a molti familiare, per conoscere ed alimentare la fede e trovare in essa la risposta agli interrogativi della coscienza; occorre che i presbiteri valutino appieno la preziosità di tale mezzo e sappiano trarne spunto; mediante la conveniente proclamazione  e l’adeguato commento (PNLeMR), per formare forti personalità cristiane. Il testo biblico, mediante il quale Cristo è sempre presente nella sua Chiesa, «giacché è Lui che parla quando nella Chiesa si legge la Sacra Scrittura» (Cost. Sacrosanctum Concilium, n. 7) è luce di verità, potenza di grazia che suscita nell’animo quanto esprime, viatico che sostiene nella ricerca e nell’impegno a servizio del bene.
Il Messale, quindi, con il suo ampio Lezionario, quotidiana «mensa» della Parola di Dio, può ben essere considerato il manuale universale della catechesi per tutto il popolo, in parrocchia, in ogni chiesa o comunità”.

[5] Dal secondo anno in poi, sempre dopo aver letto il formulario liturgico come nel 1° Anno (dall’inizio alla fine, cfr anche nota 1:Leggiamo il formulario liturgico da ingresso a dopo com.”), iniziamo a fare attenzione alla «Sequenza» di fatti, personaggi, parole nelle letture; e alla Rilettura dei testi: fin a 8 livelli.  S’inizia rilevando reciproci rapporti fra profezia-compimento, immagini-realtà, figure–presenze. Ognuno coglie una frase la rilegge, prende una parola come uncino che richiama il testo. Diventa  sempre più facile ripetere durante la giornata questa Parola con il proprio nome, quando il Signore «viene in mente»: cfr sopra, 1° anno.

[6] – «Eccellenza, sono Ilario, faccio l’artigiano, partecipo a un gruppo di persone da varie parrocchie. – Ci prepariamo a celebrare l’«Adesso», cioè, l’«Hodie» liturgico della Messa, in chiesa e nel quotidiano, fonte e culmine della liturgia e della vita di rapporto personale con il Signore, da una parola del giorno alla ‘consecratio’

– Esempio: ‘Adesso’, mentre parlo, Eccellenza, sto in ascolto d’una ‘Parola’: “Venite e vedete”, colta dalle letture. Si riferisce al centro della messa: cfr 1° anno. «Ilario, “il mio corpo donato, il mio sangue versato per voi, per tutti in remissione dei peccati. Fate questo in memoria di me” – “Tu ci hai redenti con la tua croce e la tua risurrezione: salvaci, o Salvatore del mondo”». Antif. comun.

– Questo, o un altro dialogo simile, si matura leggendo ogni giorno i testi della messa, secondo PNLMR (Principi, Norme per l’uso del Lezionario, Messale Rom) in virtù del ‘programma liturgico rituale partecipativo’: “Fate questo in memoria di me”. Ci guida il Pastore.

Pubblicato in 2013

13-01-2013

13/01/2013 – BATTESIMO DEL SIGNORE – ANNO C – 2013

BATTESIMO DEL SIGNORE – Anno C
Incontro Animatori Gruppi Liturgici Parrocchiali
Piedimulera 13.01.2013 – Traccia.

VANGELO (Lc 3,15-16.21-22). Non è un libro grosso come quello in chiesa. Questo mensile è tascabile. Me lo posso sbirciare. Vangelo liturgico diverso dal testo biblico. Qui mancano 4 vers. Dal 16° salta al 21°. Risalta la struttura del testo: Giovanni: “Egli vi battezzerà in Spirito S.”. Gesù: “In preghiera;… in te compiacimento”.
Sequenza. Giovanni: «Il popolo è in attesa. Tutti, riguardo a Giovanni, si domandano in cuor loro se non sia lui il Cristo. Giovanni risponde a tutti: “Io vi battezzo con acqua; ma viene Colui che è più forte di me. Io non sono degno di slegare i lacci dei suoi sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco”».
Gesù: «Ed ecco, tutto il popolo viene battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, sta in preghiera, il cielo si apre e discende sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e viene una voce dal cielo: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”».
Faccio la comunione nello Spirito. Ripeto l’antifona alla Comunione. Giovanni dice: “Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me: egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco”.

Rileggo il testo. In sintesi: con l’incarnazione Gesù s’immerge nella nostra umanità, per immergerci nella sua divinità. È il completamento della pasqua natalizia. Al battesimo si chiude il ciclo natalizio e comincia il ministero pubblico di Gesù: il Padre riconosce il suo Figlio prediletto e lo conferma nello Spirito Santo per l’opera che gli ha affidato (vang.). Nel suo battesimo Gesù realizza la profezia che il Padre ha annunziato nel 500 a.C.: “Ecco il vostro Dio” (1ªlettura); e 5 secoli dopo, Paolo riconosce che Gesù è stato consacrato dallo Spirito per la sua missione: “Egli ci ha salvati non in virtù di opere di giustizia da noi compiute, ma per sua misericordia mediante un lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo” (2ª lettura). Quando noi veniamo battezzati, è Gesù che ci battezza: ci immerge in sé così che lui stesso vive in noi, lui continua ad agire in noi, divenuti suo corpo prolungato nel tempo e nello spazio. Venendo dunque in noi, come «nel» fiume Giordano, Gesù dice: oggi mi rendo presente in atto di farti sentire la voce del Padre rivolta a te, mio membro, come a me: “Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto”. Questo nel simbolo del battesimo o immersione nella mia parola e nella mia vita, mentre sei immerso nelle tue piccole vicende quotidiane, nei tuoi affetti umani. – Doppia immersione, appunto: Gesù nel nostro umano e noi nel suo divino. In questi giorni, tanti compleanni, onomastici e anniversari: Ilario, Mauro, Pasquina, Alessandro, Giuliano, Claudia, Pasqualina, Aldo, Ivana, Daniela, Maria, Dante, Maddalena, Filippo, Rita, Mario, Odilia. TESORI! “Il mio corpo donato, il mio sangue versato per voi, per tutti, in remissione dei peccati. Fate questo in memoria di me”. “Tu ci hai redenti con la tua croce e la tua risurrezione. Salvaci, o Salvatore del mondo”. Com’è bella la vita! Auguri. “Quanto sono grandi, Signore, le tue opere! Tutto hai fatto con saggezza”. “Benedici il Signore, anima mia” (Salmo Resp.). Mi si canticchia in mente l’antifona al magnificat dell’Epifania. Pacata, serena, solenne in gregoriano: “Ornato di tre miracoli celebriamo il giorno santo: oggi la stella ‘dell’esistenza’ conduce i magi al presepio (Epifania): oggi alle nozze l’acqua diventa vino (2ª dom. Tempo Ordin.): oggi nel Giordano da Giovanni Cristo vuole essere battezzato, per salvarci, alleluia” (Battesimo di Gesù. Fine Tempo Natale, 1ª dom. TO). Per ordine. Vangelo: Giovanni.
Il battesimo di Giovanni è semplicemente immersione nell’acqua. Geloso della sua missione, come i grandi profeti, Giovanni è estremamente chiaro, non vuol essere equivocato, né in più né in meno: lui non è il Messia. Lui è venuto solo a battezzare con acqua. Il Messia avrà un compito molto più grande. E indica lui stesso chi è il Messia: è l’Uomo più “forte” di me. «Forte» come Isaia chiamava il Re-Messia: «Forte, potente come Dio» (9,5). «Forte» nell’Antico Test. È il Creatore, sovrano dell’universo e della storia: «Il Signore regna, si ammanta di splendore, si cinge di Forza”» (Sal 93,1). L’espressione, poi: «Viene uno» richiama il canto di processione nella festa delle Capanne: «Benedetto “colui che viene” nel nome del Signore» (Salmo 118).
Di fronte al «Forte» Gesù, Giovanni Batt. non si sente nemmeno degno di sciogliere i sandali. Non si tratta di umiltà; ma di identità: «chi è» Gesù. È il vero Sposo legittimo dell’umanità. Giovanni dichiara: non sono all’altezza di «sciogliere i sandali» a Gesù. Modo di dire con un senso preciso.
Allora, quando una donna rimaneva vedova del marito senza aver avuto figli, il cognato aveva l’obbligo di metterla incinta. Il figlio nato da questa unione avrebbe portato il nome del marito defunto. Questo per salvaguardare la donna che così non veniva rimandata alla famiglia di origine che a sua volta non la rivoleva, ed era una salvaguardia del patrimonio terriero del clan familiare, condizione di sovravivenza voluta da Dio. Se il cognato rifiutava di unirsi a questa donna, colui che nella scala giuridica veniva dopo di lui, procedeva alla cerimonia chiamata dello “scalzamento”. Cerimonia disonorevole. La persona arrivava, scioglieva il legaccio dei sandali del cognato che rifiutava l’unione, prendeva il sandalo, lo alzava e ci sputava. Immagine simbolica per dire: il tuo diritto di mettere incinta la vedova passa a me (saliva=dna).
Giovanni Battista vuol dire: “Io non son degno di sciogliere i legacci del sandalo a colui che viene”; Gesù non lascia il suo compito nei riguardi dell’umanità. Da Osea in poi, il rapporto tra Dio con il suo popolo, era visto come un rapporto matrimoniale: Dio è lo sposo, il popolo la sposa. Per i peccati commessi da questa sposa, l’unione si è rotta. Il popolo è come la vedova: di Dio. Giovanni Batt., considerato l’atteso Messia, dice: Colui che deve fecondare questa vedova, che è il popolo di Israele, non sono io, ma Colui che deve venire. E aggiunge, riguardo a Gesù: “Lui deve crescere ed io diminuire”. La nuova comunità d’Israele, comunità cristiana, verrà fecondata, cioè, rimessa gratuitamente in piena comunione con Dio, dallo sposo della comunità, Gesù, e non da Giovanni Battista.

Il battesimo di Gesù è immersione nello Spirito Santo: mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”».
Tutto il popolo in fila nel Giordano. Io in fila a pagare le bollette in posta. E Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, per lui segno d’immersione nella nostra umanità, unico «in preghiera», Gesù ci apre «il cielo» della sua intima comunione con il Padre. Con il suo battesimo Gesù c’immerge in se stesso e ci rende «fecondi» della sua stessa comunione con il Padre suo. È il fatto più importante, descritto nella 2ª parte del vangelo di oggi. “Gesù in fila, Gesù orante, il cielo che si apre, la discesa dello Spirito come di colomba, la voce dal cielo” mostrano la qualità divina delle parole che scendono sulla persona di Gesù e su tutti noi, sue membra, immerse nel suo Spirito, suoi tralci visibili in ogni fila che formiamo sulla terra.
La colomba è simbolo dello Spirito di Dio sul Messia (Is 11,2), sul Servo (Is 41,1), sul Profeta (Is 61,1); sulle acque al momento della creazione (Gen 1,2): la colomba del diluvio annunzia un mondo nuovo sorgente dalle acque (Gen 8,8); ora appare su Gesù, il Messia. Su lui ora viene effuso in pienezza lo Spirito come Isaia aveva predetto: «Su di lui si poserà lo Spirito del Signore» (11,2). La venuta di Gesù manifesta la presenza perfetta di Dio. Si manifesta nell’effusione dello Spirito. É questa pienezza di Spirito che consacra Cristo per la sua missione salvifica e per il compito di rivelare agli uomini la parola definitiva del Padre. Gesù battezzato come gli uomini, è molto di più degli altri uomini. Il battesimo di Gesù è uno dei momenti più importanti della vita e dell’inizio del suo apostolato pubblico.
La voce divina evoca le parole di Dio al suo Re-Messia: «Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato» (Sal 2,7), e al suo Servo sofferente: “Tu sei il mio Figlio prediletto. In te mi sono compiaciuto”. Il servo sofferente per amore nostro prenderà su di sé i nostri peccati e ci riconcilierà con Dio, donandoci quella vita che noi fin d’ora assaporiamo non solo come promessa, ma inizio di realizzazione, quella vita che sarà totalmente nostra dopo il passaggio della morte, perché anche tu, battezzato, “sei il mio Figlio prediletto. In te mi sono compiaciuto”. Per questo nel

SALMO RESPONSORIALE acclamiamo: “Benedici il Signore, anima mia”. Quanto è in me benedica il suo santo nome! Tutti da te aspettiamo, o Dio, che tu ci dia il tuo cibo. Tu lo provvedi, noi lo accogliamo, tu apri la mano, noi siamo sazi di beni. E, nella

SECONDA LETTURA, Dio stesso ci dà di rinunciare al male, vivere nella giustizia e nella pietà, di attendere il nostro grande Dio e Salvatore Gesù Cristo (2,12s). – Tu mandi il tuo Spirito, Signore, e rinnovi la faccia della terra. Benedici il Signore, anima mia.

PADRE ONNIPOTENTE ED ETERNO, che dopo il battesimo nel fiume Giordano proclamasti il Cristo tuo diletto Figlio, mentre discendeva su di lui lo Spirito Santo, concedi ai tuoi figli, rinati dall’acqua e dallo Spirito,
di vivere sempre nel tuo amore. Per Cristo nostro Signore. Amen.

RENDIAMO GRAZIE A DIO
per «l’Annuncio evangelico» in vari tempi e modi: P. Elia intercede perché obbediamo al Magistero di Cristo nella Chiesa;
per «la Celebrazione» in persona di Cristo: Don Mario ci guida e c’incoraggia con «umiltà e serietà»;
per «la Carità» di Dio effusa nei nostri cuori; la Sorella Noemi, di cui il 10 u.s. abbiamo ricordato l’anniversario della nascita in cielo, ci procura d’imitarla nel «buon profumo di Cristo», per questo preghiamo: ascoltaci, Signore.

 

Pubblicato in 2013