14/04/2013 domenica 3ª C di Pasqua

TERZA DOMENICA Di PASQUA Anno C
preparazione alla celebrazione della messa nel rito nella vita
Incontro Animatori Gruppi Liturgici Parrocchiali
13/14. 04.2013. Traccia.

Nel nome del Padre del Figlio, dello Spirito Santo. Amen.
Ascolta, Israele. Eccomi, Signore. Aiuta tutti a ascoltarti.
“Come sono angosciato!” (Lc 12,50), inquieto finché non riposo in te e tu in me, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò … cenerò insieme. Ct 2,7: Mi han trovata le guardie che perlustrano la città; mi han percosso, mi hanno ferito, mi han tolto il mantello le guardie delle mura.-Il vincitore lo farò sedere presso di me, sul mio trono, come io ho vinto e mi sono assiso presso il Padre mio sul suo trono. Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese”. Quant’è buono è segno = gloria,lievito della mia presenza nel mondo.
Nella vostra vita quotidiana io il Signore Gesù, vostro Capo, mi manifesto con tanti segni = fatti e parole: «Tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri» (Fil 4,8). Ora, io stesso, il Signore vi raduno per mostrarvi i miei fatti, il senso «normativo» della vostra esistenza. – AntCom.1°capov.vang.
Sono qui presente Risorto in mezzo a voi? Ne avete esperienza come gli apostoli «insieme a pescare»? Vi è possibile questa esperienza, col 1° segno: non un pesce! Ve lo procuro io! Ecco i testi di oggi. Vedrete come sono sempre da rivedere e riconoscere ovunque. Tale sono per chi non ha nulla di più caro di me. L’eucaristia, in cui io, il Signore, mi ridono a voi, vi sostiene in questa ricerca:pesce,pane …ne sono segno: ioil Signore presente nell’eucaristia:nel lavoro,vang; nelle relazioni umane,Ilet; nella mia gloria,IIlet., vi chiamo ora nel regno dei cieli.VR/

VANGELO (Gv21,1-19). 1° Capoverso. Venite a mangiare. AntCom.: Io, il Signore, vi attiro a me e mi manifesto a voi con segni e parole d’amore. Neanche un pesce? Ma vedi quanti!
Dopo avermi incontrato: gli apostoli mediante il segno del mio corpo e voi mediante le loro testimonianze, il vostro cuore diventa attento ad ogni mio segno e parola, per incontrarmi come loro, perché non s’incontra la realtà della mia Persona una volta per sempre. Va riscoperta, come tutte le grandi realtà. E io sono la realtà più grande. Più uno mi incontra, più desidera incontrarmi per stare con me e conoscermi più profondamente. Io mi rendo presente sotto vesti diverse per farmi conoscere e per guidarvi alla verità: ad accogliere il mio mistero di morte e risurrezione. Il cuore che m’incontra una volta, mi cerca sempre, come voi. I discepoli mi hanno già visto tre volte e non sono sicuri di riconoscermi «Non si erano accorti che era il Signore», neanche Tommaso, dopo quella sua bella professione di fede: “Mio Signore, mio Dio”, e continua sempre a verificare i segni ..da bambino.
Incontrare me non è un fatto diretto come s’incontra una persona per strada. – AntCom. + 2°capov. vangelo.
Posso apparire come un angelo, un ortolano o un viandante. Pure per chi mi ha incontrato, io rimango un mistero, ma, sempre desiderato. Ogni volta è sempre lo stesso problema: non mi riconoscono neanche gli apostoli. Il mio mistero di Risorto è sempre tutto da riconoscere. Non m’incontri una volta per tutta la vita. Sotto questo punto di vista, non c’è nessuna differenza fra gli apostoli e voi nell’incontrare il vostro Signore: ma è conoscenza che avviene sempre mediante segno e Parola di bontà: dallo stare sempre bene insieme. È il Signore, e attiro a me. Vers.Resp.: Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato”
Ant.C.+3°CapV. Una novità: ai miei discepoli dono pane e pesce. Io stesso li distribuisco loro. L’ha notato bene Giovanni che li do io stesso, loro Signore Maestro: segno simbolico del dono che io faccio di me stesso, come poi spiego (cap.6): “È il Padre che dà il pane, quello vero”, me stesso, vero cibo e vera bevanda. Per questo nel testo odierno dico: “Venite e mangiate”. E nessuno mi dice: Chi sei?; tutti mi riconoscono Signore. VersR/- Ant.C.+4°CapV.
Strumenti per accedere all’esperienza di me Risorto? 1°: l’Eucaristia, per gli apostoli come per voi. Il segno sacramentale è l’unica via data per incontrarmi; segno da verificare nell’esistenza di bontà come vedi qui.
Altri segni confermano il segno primo dell’Eucaristia. 2°: s’accorge di me il discepolo che io amo, perché conosce «la Scrittura». Al sepolcro, di fronte al segno del sudario, lo stesso discepolo «vide e credette»; quindi: «Parola di Dio» è anche tutto l’antico testamento. 3°: Altro segno sono i «153 grossi pesci»; «numero preciso» = senso simbolico. Numero misterioso, ma si possono precisare alcuni significati: designa tutte le specie di pesci a quel tempo. «Tutti i pesci» = simbolo: gli apostoli sono pescatori di tutta l’umanità. Poi, tre numeri espressi con tre lettere dell’alfabeto ebraico alludono alle iniziali del titolo ebraico: «Comunità Dell’Amore»; per riconoscere il Risorto è necessaria la temperatura di un rapporto, d’amore per Dio e per il prossimo, oltre il segno e la parola. 4° segno: La guida primaria: «Pietro». VersR/- Ant.C. +5°CapV, del vang. Gesù risorto ridona alla sua comunità «Pietro», in un dialogo d’amore, come per tutti. È una nuova vocazione. Infatti, dico a Simon Pietro: “Simone di Giovanni, mi ami gratuitamente…: “agapàs me?”. Simone mi risponde: “Sì, Signore, tu sai che ti voglio bene” = in pratica: amo il tuo amore per me «filò» (Tenendo presente che «agapào» = amore assoluto, personale, creativo, di propria iniziativa, senza gratificazioni, fedele per sempre, senza limiti di sorta; e «filò o filèo» = amore reciproco, suscitato in risposta), proviamo a intuire: Gesù dice a Simone: “Agapas»? – Simone risponde: “Filò” – Gli dice di nuovo la seconda volta: “Simone di Giovanni, «agapàs»?”. Simone risponde: “Sì, Signore, tu sai che ti amo “filò” con amore reciproco. Ma, la terza volta, Gesù gli dice: “Simone di Giovanni, mi vuoi bene?”, con lo stesso verbo di Pietro: «filèis»?”, con amore reciproco, cioè, ami davvero il mio unico amore per te? Pietro si rattrista perché, questa terza volta, Gesù gli chiede: “Mi ami con amore reciproco: «filèis»?”, come Pietro gli ha già risposto per due volte! Ora Simone dubita di essere in grado di assicurare l’accoglienza dell’unico Amore di Gesù, e amarlo in risposta. E gli dice: “Signore, tutte le cose tu sai, e sai che ti amo con amore reciproco «filò»”: tu sai che questo mio amore per te lo susciti tu in me. Gli dice Gesù: con questo mio amore “pasci le mie pecore”.
Sono riportati qui i due diversi verbi greci (agapào e fileo) del testo ispirato per rilevare l’amore gratuito «agapào» e l’amore reciproco «filèo». Gesù chiede due volte a Pietro se lo ama con amore gratuito, totale, senza nulla in cambio per sé; e Pietro per due volte risponde che lo ama con amore reciproco, in cambio e di risposta. Ma Pietro, a questo punto, si rattrista perché «dubita di poter amare in ogni caso». Tre volte Gesù chiede a Pietro se lo ama. Pietro potrà ricordare il suo triplice rinnegamento, ma una cosa ripetuta tre volte è una investitura, secondo il costume di allora; o segno di decisione definitiva, come quando Pilato ripete tre volte: “Io non trovo in lui (Gesù) nessuna colpa”.
A Cesarea di Filippo Pietro ha detto di amare Gesù «totalmente e gratuitamente» (agapào), e l’ha tradito. Ora Pietro dice di avere bisogno di essere lui amato per primo da Gesù. Pietro si rimette a Gesù che sa tutto e sa bene che Pietro ha bisogno di lui. Pietro non pretende più di poter dare a Dio in Gesù qualcosa; ma che Gesù deve amare Pietro per primo. Pietro ha bisogno estremo di essere amato da Gesù. E Gesù conferma la giusta nuova direzione dell’amore in Pietro, dicendo, la terza volta: “Mi ami con amore reciproco «filèo»”, allora? – Pietro, a nome di tutti, dice: ho bisogno estremo di essere amato da te, Gesù, da te, o Dio. – Come creature, noi possiamo amore solo con amore di risposta. E, sempre con l’aiuto di Dio, possiamo amare l’amore di Dio per noi. Siamo infinitamente generosi, nella misura che siamo depositari dell’amore di Dio, cosicché Dio stesso ama in noi. Nessuno può vivere senza essere e sentirsi amato. Gesù poi dice a Pietro di pascere agnelli e pecore di Gesù con l’amore di Gesù; quindi anche i cristiani più «piccoli».
C’è diversità di fede anche tra gli apostoli. Dopo la risurrezione, sul monte indicato da Gesù, tutti lo adorano, alcuni dubitano di essere in grado di riuscire a credere di «passare per la grande tribolazione» di Gesù. Eppure proprio a questo gruppo, secondo l’evangelista Giovanni, Gesù affida la predicazione del vangelo. Nella chiesa c’è il credente adulto e il credente «piccolo». Ma in virtù della sua risurrezione, Gesù riceve «ogni Potere» dal Padre e lo trasmette agli apostoli ugualmente missionari nel mondo: Egli stesso opera con loro, in loro!
Gesù ci ricrea bambini come lui. Poi Gesù afferma solennemente: “In verità, in verità ti dico”! Gesù sta per dire una cosa importante: un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi … È una nuova vocazione di Pietro: di tutti. Nella prima vocazione Gesù gli ha cambiato il nome: «Fissando lo sguardo su di lui, disse: “Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Kefa” che vuol dire Pietro» (Gv 1,42); non nel senso precedente di: «duro di comprensione»; bensì di «fondamento» come Cristo in Cristo. Tre grandi tappe, quindi, nella vita di Pietro, come in ogni persona: siamo chiamati, formati, a tappe. Prima, siamo chiamati all’esistenza; poi, dentro a questa esistenza, siamo chiamati a uno stato di vita consacrata in Cristo, matrimoniale o singola; poi, tutti, a una vita missionaria in Cristo. Vers.R/

PRIMA LETTURA (At 5, 27b-32. 40b-41). Il brano degli Atti riporta la realizzazione di ciò che c’è nel vangelo.
Fatti e parole sono in atto nei miei testimoni inconfutabili
Dopo la mia presenza di Risorto nella vita di Lavoro; eccola nelle relazioni umane: mediante me! Ant.C. +1ª let:
Il sommo sacerdote richiama l’ordine impartito agli apostoli di «non insegnare più nel nome di costui; e voi non avete obbedito». Pietro e compagni, fondatori di una nuova «via di vita», figurano imputati condannati. I miei discepoli mi assomigliano: eroi, non umanamente, ma divinamente parlando, agli inizi della vita evangelica.
Prima erano chiusi nel cenacolo «per paura dei giudei». Ora, insegnano allo stesso sommo sacerdote criteri di vita: “Bisogna obbedire = credere a Dio piuttosto che agli uomini”. Ecco il fondamento! Gli uomini non hanno il potere d’imporsi alla coscienza e alle disposizioni divine. In Cristo Esse sono piena realizzazione della libertà che Dio aveva iniziato a dare al suo popolo Israele di fronte al Faraone: qualcosa di superiore a ogni dottrina umana; eppure, vissuta, espressa in concetti chiari da semplici persone umane non letterate: “Dio ha risuscitato Gesù che voi avete ucciso”. Di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo”. Piccoli segni umani; enormi trasformazioni in persone che non seguono più una logica umana. Hanno l’ordine di «non parlare più nel nome di Gesù». Fustigati e messi in libertà, se ne vanno «lieti d’essere oltraggiati per amore del nome di Gesù»!

SALMO RESPONSORIALE (29). Ti esalterò, Signore, perché mi hai liberato. La vita in Cristo designa il Risorto.
“Signore Dio mio, a te ho gridato e mi hai guarito. Signore, mi hai fatto risalire dagli inferi, mi hai dato vita perché non scendessi nella tomba”. È la mia storia. Ora è di tutti i miei: «Con forti grida e lacrime» ho gridato e sono stato esaudito. Morto, sono stato liberato dai vincoli della morte. La mia vita in piena sintonia con la tua volontà, o Padre, ha meritato la risurrezione mia e di tutti voi, miei fedeli. È una vita di canto. È la vita cristiana.
“Cantate inni al Signore, o suoi fedeli, rendete grazie al suo santo nome, perché la sua bontà dura per tutta la vita. Alla sera sopraggiunge il pianto e al mattino, ecco la gioia”. Con me e in me stravincerete anche la morte. Le piccole esperienze presenti vi danno sicurezza che sarete esauditi anche nel futuro: “Ascolta, abbi misericordia, Signore, vieni in mio aiuto. Hai mutato il mio lamento in danza; Signore, mio Dio, ti loderò per sempre”. E già ringraziamo e lodiamo in antecedenza. – Ant.C. + 2ª lettura:

APOCALISSE (5,11.14). L’Agnello, che è stato immolato, è degno di ricevere potenza e ricchezza. Ecco,
il Risorto, Signore nel lavoro e nelle relazioni umane, è Signore del Paradiso: dell’assemblea di tutti santi.
L’inno del Cristo abbassato e umiliato in forma di servo, esaltato sopra ogni cosa, diventa ora un atto di culto, secondo i progetti di Dio, oltre ogni calcolo umano. L’inno rivela i sentimenti di Dio in Cristo Gesù nostro Signore. Profezia pienamente realizzata: «L’Agnello che fu immolato è degno di ricevere potenza e ricchezza: cioè, sapienza e forza, onore e gloria e benedizione. Liturgia celeste in atto fin da questa vita: tutte le creature del cielo e della terra, sotto la terra, nel mare e tutte le cose ivi contenute dicono: “A Colui che siede sul trono e all’Agnello lode, onore, gloria e potenza, nei secoli dei secoli”. Echeggiano le parole e i sentimenti degli Apostoli, del Vangelo e della 1ª lettura. Tutti si prostrano in adorazione. La sovranità di Dio, esercitata e rivelata in me, il Risorto, domina il creato in tutte le direzioni, personificate dai 4 viventi: domina su tutta la creazione.

ECCO, io celebro e chi vede me, vede il Padre mio, perché dico ciò che ascolto e faccio ciò che vedo fare il Padre. Così chi vede il mio discepolo vede me e il Padre mio.

Pubblicato in 2013

Preparazione a celebrare la messa nel rito e nella vita.

IV DOMENICA di QUARESIMA ANNO C 10.3.2013

Incontro Animatori Gruppi Liturgici Parrocchiali. – Traccia.

 

RACCOGLIMENTO

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo. Amen.
Ascolta, Israele, …! Ascolta N. [tuo nome]. Ascolta, Chiesa che sei in…
Eccomi, Signore: aiuta tutti, come ora aiuti noi, ad ascoltarti (Dt. 6,4).

 

Abbiamo letto i testi. Ora, vediamo la Struttura del vangelo, prima e seconda lettura. 

VANGELO

– a. Peccatori si avvicinano a Gesù per ascoltarlo, farisei e scribi mormorano. Gesù dice loro (=agli scribi e farisei) questa parabola: un uomo, che rappresenta Dio in Gesù, rivelazione del Padre in Gesù, mentre Gesù celebra o ripete parole e fatti del Padre, quest’uomo ha due figli. Il giovane chiede al padre la sua parte, si allontana, sperpera, è in necessità, torna.

b. Il padre, cioè Dio in Gesù che celebra, e dice ciò che ascolta dal Padre e fa ciò che vede fare il Padre, lo accoglie, gli da tutto, come se il giovane non si fosse mai allontanato; perché di fatto per lui quel figlio non è mai stato lontano dal suo cuore. È il Dio della storia d’Israele. Scribi e farisei lo sanno bene, e se vogliono, ora possono vederlo in Gesù, che ricambia male con bene, dice: facciamo festa.

c. Il figlio maggiore che rappresenta scribi e farisei, è risentito. Il padre esce incontro a lui come all’altro figlio, lo invita ad entrare alla festa. Il figlio fa le sue rimostranze: “Questo tuo figlio, ha sperperato i tuoi beni”. E non entra.

1ª LETTURA. – Struttura. Gli Israeliti sono accampati a Gàlgala. «Il Signore disse a Giosuè: “Oggi ho allontanato da voi l’infamia dell’Egitto”.

b. A Galgala, intorno a Gerico, gli Israeliti celebrano la Pasqua, e il giorno dopo mangiano i frutti della terra.

c. Da quel giorno, mangiati i frutti della terra, la manna cessa: mangiano i frutti di Canaan.

2ª LETTURA. Struttura. a. In Cristo, sei nuova creatura. È opera di Dio: ci riconcilia a sé in Cristo.

b. A noi, purificati dalle nostre colpe, come Isaia, vivi in Cristo, amministriamo la riconciliazione.

c. Siamo ambasciatori, parliamo in nome di Cristo siamo abilitati a compiere il servizio sacerdotale.

RILETTURA

Facciamo la Comunione nello Spirito Santo.

Diciamo insieme: “Vieni, Signore Gesù!”. E Gesù  dice a noi, tutt’uno con Cristo: “Rallegrati, figlio mio: tuo fratello era morto ed è tornato in vitaGen 3,15, era perduto ed è stato ritrovato gen3,9 (antCom.). Gesù suscita in noi la risposta. È il Vers. Respon.:

Gustate e vedete com’è buono il Signore”.

– AC.Rallegrati, figlio mio: tuo fratello era morto, è tornato in vita; era perduto, è stato ritrovato.

Testo: «In quel tempo … tornò da suo padre»). Gesù parla di se stesso ai farisei e agli scribi che l’accusano: si avvicinano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormorano: “Costui riceve i peccatori e mangia con loro”. Proprio ai farisei e scribi Gesù parlando dà il senso della situazione con la parabola del Padre prodigo d’amore per i suoi figli. «Disse loro questa parabola: “Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse …, partì …, si alzò …, tornò ….”».

Questo giovane rappresenta la situazione d’ogni persona che usa i beni sperperando per il proprio piacere. Ma una storia d’attenzione lo circonda e guida. Dio lo segue, gli rivela il suo nome con i fatti: «Mi chiamo: “Sto là dove tu sei”, come mia parte! Ti accarezzo, ti porto, ti amo, ti chiamo per nome (vedi dom. scorsa 1ª lett.). È Dio presente nel figlio minore, poi maggiore. È Dio in ciascuno di noi. Anche i fatti personali sono parole di Dio che ci chiama. Anche una carestia attende da sempre quel figlio per parlargli al cuore. “Così – tu, o Padre, – hai amato in noi ciò che amavi nel Figlio” (vedi Prefazio 7°, domeniche tempo ordinario). E il figlio risponde: Torna in se stesso, rilegge la propria situazione e decide: “Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: “Padre, ho peccato contro il Cielo davanti a te …”. «Si alzò e tornò da suo padre». Si è accolti da chi ci lascia partire.

Gustate e vedete com’è buono il Signore”.

AC. Rallegrati, figlio mio: tuo fratello era morto, è tornato in vita; era perduto, è stato ritrovato.

Testo: «Quando è ancora lontano … festa». Cioè, sempre il padre lo vede. Gli corre incontro. È commosso. Copre il figlio con il suo abbraccio. Non ascolta le sue accuse; non l’accusa. Dispone un banchetto. Tutto al superlativo: il vestito più bello, l’anello «sigillo del re», i calzari della libertà, il vitello grasso della festa. Tutto è per lui: “Figlio, tutto ciò che è mio è tuo” (“Il mio corpo donato, il mio sangue versato”). Tornato per saziare la fame, chissà se questo figlio pensa al cuore del padre più che al cibo. Ma Gesù ascolta e ripresenta l’Amore del Padre suo che gli dice: “Rallegrati, Figlio mio, tuo fratello era morto, – e per te, morto e risorto – è tornato in vita”. L’altro figlio è in casa, lavora i campi del padre, ma «non fa la comunione». “Tutto ciò che è mio è tuo”; ma egli pensa a un capretto; non pensa ai  sentimenti paterni di bontà verso suo fratello e verso di lui. Un capretto è più importante di suo Padre. Potrà avere una vera amicizia con quelli che egli chiama amici? Dio Padre, nel Figlio fatto uomo, esce incontro a questo suo figlio, rappresentante farisei e scribi che accusano e condannano Gesù. Il Padre mostra loro la sua bontà in Gesù: accoglie il figlio maggiore come il figlio minore. Essi sono comunque in casa. È dato a noi come a loro di accogliere, condividere fra noi in Cristo la bontà paterna: “Gustare vedere com’è buono il Padre”.

AC. Rallegrati, figlio mio: tuo fratello era morto, è tornato in vita; era perduto, è stato ritrovato.

Testo 1ª lettura. – In questo contesto, la prima lettura sottolinea che il vero fratello maggiore è Gesù, Figlio prediletto, compimento della pasqua, vera terra promessa, cibo dell’anno nuovo, la vita nuova. Gesù celebra ad alta voce; dice le parole del Padre rivolte a lui: “Oggi, – per mio Figlio che muore e risorge, – allontano da voi l’infamia d’Egitto”. In Cristo diciamo: “Gustate e vedete…”.

AC. Rallegrati, figlio mio: tuo fratello era morto, è tornato in vita; era perduto, è stato ritrovato.

Testo: 2ª lettura. – Paolo rileva come Dio ci ha riconciliati a sé in Cristo. Chi l’accoglie, anche solo come il figlio minore, è una creatura nuova…: Dio, non imputa agli uomini le loro colpe. Il figlio maggiore è invitato ad avere gli stessi sentimenti del Padre verso il fratello. Gesù, Figlio di Dio, immagine di Dio nel figlio minore e maggiore, li riconcilia con il Padre, perché il Padre vede Gesù nel figlio minore e non gli imputa colpa alcuna;  vede Gesù nel figlio maggiore, e vuole affidargli la parola di riconciliazione tra fratello e Padre. Gesù realizza tutto questo, celebrando: cioè, dicendo ad alta voce le parole che il Padre rivolge a lui e le parole che lui rivolge al Padre in risposta (VerRes) e facendo questo in noi che l’abbiamo accolto, e coinvolgendoci nel suo agire. Così impariamo a dialogare con il Padre come Gesù stesso dialoga con lui. Impariamo a gustare e vedere com’è buono il Signore. Così Gesù opera la nostra riconciliazione: “Lasciatevi riconciliare  con Dio”. Così lo fa dire a noi in sua persona, così continua in noi la sua opera di riconciliazione, facendoci dire come suoi ambasciatori: “Fate questo in memoria di me”. – E noi gustiamo e vediamo com’è buono il Signore.  

 “Celebrando” Gesù, Figlio amato, ripete le parole del Padre rivolte a lui: “Rallegrati, Figlio..”. Viene in noi, ci prende nella sua ‘opera di Redenzione’. Come in quei 2 fratelli, Gesù celebra in noi le parole del Padre: “Rallegrati, figlio mio …”. Nostro Signore, fatto uomo, accoglie ogni persona che l’ascolta; in lui siamo riconciliati col Padre. Impariamo Gesù nei fatti

Il fatto: I farisei mormorano: “Costui riceve i peccatori e mangia con loro”? – Gesù ascolta il Padre! E ripetendo le parole del Padre rivolte a lui, dice le stesse parole del Padre a ognuno di noi: “Rallègrati, figlio mio, perché tuo fratello si è allontanato ed è ritornato”. – Proprio così tornate anche voi, attratti dalla mia Parola d’Amore efficace, tramite mio Figlio che v’invita: Gustate e vedete com’è buono il Padre.

Il fatto: Il figlio più giovane parte, sperpera, rientra in se stesso, s’incammina verso il padre? – “Rallegrati, figlio! Perché hai un Padre buono che accoglie con festa ogni uomo nel suo Figlio Diletto, che ora ti parla.

Il Padre lo vide, gli corre incontro, lo bacia. Dice ai servi: Facciamo festa? – Rallegrati, figlio mio: il Padre che tu condanni, ti fa partecipe del suo Amore per tutti nel suo Figlio morto, risorto! Gusta, vedi la Bontà!

Il Padre esce, prega il fratello maggiore riguardo al minore, con le parole: “Questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita?- Rallegrati: nel Figlio suo, in me, il Padre vi ha liberato da ogni schiavitù; tu puoi davvero dire: Il Signore  ha allontanato da noi l’infamia d’Egitto.

Il fatto. – Il popolo di Dio, entrato nella terra promessa, celebra la Pasqua? “Rallegrati” e festeggia me, il Signore Gesù, compimento della salvezza promessa dal Padre. – Gustate e vedete com’è buono..

Il fatto. – Mangiarono i prodotti della regione? “Rallegrati, figlio mio, mangia il dono che viene dal Padre,il Figlio Gesù, nutrimento più grande d’ogni cibo

Il fatto. – I prodotti della terra? “Rallegrati, figlio: ti dice il Padre mio. Fedele nell’amore, ti dona suo Figlio.

Il fatto. – La manna cessò com’essi mangiarono i prodotti della terra? – Rallegrati d’essere rinnovato: In Cristo uno è creatura nuova. – Rallegrati, è iniziativa del Padre riconciliarti a sé in Cristo.

Il fatto. – Siamo ambasciatori di Dio?– Rallegrati, figlio: in Cristo il Padre ti fa ministro della riconciliazione.    Dio vi esorta per noi: “Lasciatevi riconciliare con Dio”.

Il fatto.- Dio trattò il Figlio da peccato in nostro favore?– Rallegrati, figlio mio: il Padre ti ha dato me, suo Figlio, e io ho donato liberamente me stesso al Padre, perché per mezzo mio tu possa diventare «giustizia di Dio».

RENDIAMO GRAZIE A DIO

per «l’Annuncio evangelico» in vari tempi e modi: P. Elia intercede perché obbediamo alla Chiesa; per «la Celebrazione» in persona di Cristo: Don Mario ci guida; per «la Carità» di Dio nei nostri cuori; la Sorella Noemi ci procura d’imitarla nel «buon profumo di Cristo».

Pubblicato in 2013

5ª DOMENICA TEMPO ORDINARIO
Anno C – 10/02/2013

 

RACCOGLIMENTO
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo. Amen.
Ascolta, Israele: io sono il Signore Dio tuo…! Ascolta, Chiesa che sei in..; ascolta N [tuo nome]
Eccomi, Signore: aiutaci tutti ad ascoltarti (Dt. 6,4; Lc 8,21; Is 6,8; Ebr 10,1s; Rm 12,1s).

LETTURA
Signore Gesù, nulla mi è più caro di te! Ascolto la tua parola nella messa del giorno (PCFP, 13); tu mi metti in bocca anche la risposta: fa’ che ascolto e risposta crescano con l’orante che ti cerca, o Dio (Gregorio, Cassiano, Benedetto). Vedi LETTURE

MEDITAZIONE o RILETTURA
Signore Gesù, tu mi parli di te stesso “Buona Notizia” nel vangelo, “compimento” delle promesse della prima lettura, “fondamento” della chiesa nella seconda lettura: rileggo vangelo, I e II lett. alla luce del versetto al vangelo: Io vi ho scelti in mezzo al mondo, dice il Signore,

perché andiate e portiate frutto, e il vostro frutto sia duraturo.

Signore Gesù, tu ti rendi presente! Con lo Spirito e la Sposa io grido: “Vieni, Signore Gesù!”. E tu rispondi: “Sì, ecco: io vengo” (Apc. 22,17s); così nel dialogo, alla comunione, mi dici chi sei e cosa fai oggi in noi (Antifona alla Comunione):

Maestro, tutta la notte abbiano faticato invano, ma sulla tua parola getterò la rete.

(Confrontiamo la parola, che Gesù ci rivolge alla comunione, con le scene del vangelo, prima e seconda lettura, per coglierne il senso).

L’amore di Dio in Gesù è come una rete che avvolge e salva tutti gli uomini. Gesù è il pescatore di uomini (vangelo). Gesù è il vero Isaia che aderisce pienamente al disegno del Padre e dice: “Eccomi, manda me!” (prima lettura). Gesù continua nei fedeli come Paolo che “trasmette ciò che ha ricevuto” (seconda lettura). Venendo in noi Gesù dice: oggi mi rendo presente in atto di tirarti fuori dall’acqua che ti sommerge per farti vivere capace di trasmettere agli altri la stessa vita, nel simbolo del “pescatore di uomini”. – Signore, completa in noi l’opera tua.

Maestro, tutta la notte abbiano faticato invano, ma sulla tua parola getterò la rete.

La tua parola ci attira: Gesù vide due barche e, seduto, ammaestrava da quella di Simone. La prima delle cinque scene del vangelo: In piedi (risorto), Gesù è presente presso il nostro mare di guai; gli fa ressa per ascoltarlo la folla; pescatori invece seduti sono intenti al loro lavoro intorno alle reti; proprio uno di questi Gesù intende coinvolgere e distrarre un attimo dal suo lavoro: Simone («Simone» è il nome di Pietro quando agisce bene). Gesù sale sulla sua barca, lo prega di scostarsi un po’ da terra, dal suo lavoro, si siede e ammaestra tutti dalla barca. Pietro un giorno dirà: “E’ bene che noi siamo al servizio della Parola” (Atti 7). Ma Gesù procede gradualmente. Vocazione o chiamata di tutti, presso il lago; l’acqua sono le difficoltà della vita; la stessa acqua fa vivere e fa morire. Ma Gesù parla, redime tutti con la sua parola; anche quelli che stanno riassettando le reti sulla spiaggia. Intorno sta tutta la folla (tutti siamo chiamati); li spinge il desiderio di sentire «la parola di Dio», in atto di uscire dalla bocca di Gesù (Parola = Predicazione e attuazione, come a Nazaret). Poi ci sono i pescatori: Gesù chiama chi è già all’opera; essi, mentre lavorano con le reti ascoltano, e sono fatti passare da una pesca materiale ad una pesca superiore: da pescatori-peccatori diventano pescatori-missionari. Infine, l’attenzione di Gesù su Simon Pietro è un esempio di come Gesù chiama ciascuno: il plurale di Dio non è di massa; ma un moltiplicarsi di rapporti personali, con ciascuno.

Gesù si mostra grande pedagogo: procede gradualmente, dialogando, prendendo iniziativa. Parla a tutti, coinvolge Pietro in particolare, salendo sulla sua barca. Pietro non può rimanerne indifferente: è reso disponibile dalla parola che sente mentre riassetta le reti. Tutti sono chiamati: folla e Pietro, tutti davanti a Gesù, che coinvolge tutti alla sua sequela: “Da chi altro andremo?”. – Ti loderanno, Signore, tutti i re della terra, quando udranno le parole della tua bocca.

Maestro, tutta la notte abbiano faticato invano, ma sulla tua parola getterò la rete.

La tua parola è efficace: Gesù dice a Simone: “Calate le reti”; lo fanno: la pesca è enorme. Seconda scena: dopo aver parlato, Gesù impone, a chi lo ascolta, il rischio di continuare nella speranza il proprio lavoro. Gesù interviene di nuovo: invita Simone a gettare le reti; “Sulla parola” di Gesù Simone rischia, getta la rete, il risultato è inatteso: meraviglioso. Dinamica del fatto, dall’esterno all’interno di Simone; e dall’interno all’esterno: Non servirebbe gettare le reti, pensa Simone; ma le tue parole, Signore, – io ho visto -, sono valide, quindi getto le reti; e dice: «Sulla tua parola getterò le reti». Gettate le reti da Simone e compagni, a Gesù tocca fare il passo successivo: un segno / prodigio. La pesca è abbondante; la Parola di Gesù è efficace. Pietro è colpito ancora di più: cresce ulteriormente in lui la fede, la fiducia, la stima verso quell’Uomo: si sente infinitamente piccolo di fronte a Gesù. La parola di Gesù suscita fiducia in lui. Simone avrebbe gettato le reti se non avesse sentito le parole di Gesù? Di fatto, «quando ebbe finito di parlare, Gesù disse a Simone: “Prendi il largo e calate le reti per la pesca”». E Simone risponde: “Sulla tua parola getterò le reti”. Il rapporto di Gesù con Simone è segno del suo agire personale con ciascuno, con tutti; Gesù «dice a Simone», singolarmente, una parola rivolta a tutti, al plurale: «Gettate la rete». – «Il Signore completerà per me l’opera sua».

Maestro, tutta la notte abbiano faticato invano, ma sulla tua parola getterò la rete.

La tua parola è condivisione che si estende: Invitati, i compagni vengono e riempiono le barche. È la terza scena. Simone, pescato, diventa a sua volta pescatore, testimone, missionario, comunicando il suo stupore, la sua gioia. Gesù raggiunge personalmente ciascuno. Gesù sa parlare a ogni persona nell’intimo, mediante il fratello: dal segno prodigioso si passa alla condivisione e alla missione. «Fanno cenno agli altri»: c’è già in tutti fiducia verso Gesù. Stupore e gioia per l’abbondanza del pesce gratuito cambiano le persone: il dono porta a donare; il contrario è malvagità: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito. Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?” (Mt 18,32s). – «Rendo grazie al tuo nome per la tua fedeltà e la tua misericordia».

Maestro, tutta la notte abbiano faticato invano, ma sulla tua parola getterò la rete.

La Parola ci rende coscienti della nostra povertà: Signore, allontanati da me che sono un peccatore. Quarta scena: Gesù fa ciò che dice. Simone lo vede, lo constata, confessa di avere conosciuto Gesù tutto diverso da sé. Dichiara nell’intimo: Ho conosciuto quanto sei buono, Signore! Tu mi inviti a fare come te, e me ne dai la capacità; io sono niente, sono peccatore; grande è la diversità fra me e te; ma mi getto ai tuoi piedi come un lebbroso per essere sanato, come un padrone che intercede per il suo servo, come un genitore che ti prega per la propria figlia; ti assumo alla comunione con la fiducia di chi ti tocca il lembo del mantello di Amore sicuro di guarire. – La confessione suppone l’esperienza dell’iniziativa salvifica di Dio in opere di bene come segno di un bene più grande; Simone è un esempio. Gesù ci guarisce: c’insegna a confessare la sua grande generosità, e non fraintenderla, pensando: Tu ci fai fare pesca buona; non allontanarti! Ti facciamo nostro re con enorme profitto di pesci o di pani (cfr Gv 6). – Cantiamo i tuoi prodigi, Signore, perché tu ci cambi dal di dentro, ci fai segni prodigiosi della tua gloria.

Maestro, tutta la notte abbiano faticato invano, ma sulla tua parola getterò la rete.

Ed eccoci missionari: “Non temere; d’ora in poi sarai pescatore d’uomini”; e lo seguirono. Scena decisiva centrata su verbi corrispondenti di causa-effetto: Gesù dice: “Non temere; d’’ora in poi sarai pescatore di uomini”; letteralmente: “da questo momento prenderai, conservandoli vivi, degli uomini”, (proprio come le reti che prendono senza uccidere, ma conservando in vita) incontrerai uomini e li vedrai per quello che sono, secondo me; anzi li aiuterai ad esserne loro stessi consapevoli: dei ricercati dall’Amore di Dio. Il mio intervento non è punitivo, ma salvifico; non sono venuto per condannarti, ma perché abbi la vita in abbondanza: perché abbi la mia vita. Simone si meraviglia prima della parola poi dei pesci; poi diverrebbe lui stesso pescatore di altre persone, condividendo la pesca con Gesù. Pescare è segno di ogni attività umana, d’ora in poi vissuta con Gesù alla presenza del Padre. Ecco il segno prodigioso. Nella distribuzione dei pani e dei pesci si verificherà la stesa cosa: pensano a Gesù distribuendo i pesci, e questi bastano per tutti: con Gesù i fedeli possono arrivare a tutti gli altri. Per questo si lasciano attirare da Lui: «Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono», per stare con lui; “da chi altro andremo?” (Gv 6). Gesù prima compie dei segni prodigiosi, ultimo la pesca abbondante, poi chiama i discepoli: la loro sequela è causata da Gesù; loro fanno semplicemente una valutazione di convenienza, come chi vende il campo dopo avere trovato il tesoro (vedi Mt 13,45), ed esegue nel tempo, con ordine, ciò che decide all’istante sul campo o sul mare. Così pure la missione è ben caratterizzata: trasmettere la parola efficace che hanno sentita da Gesù sulla barca; è unicamente la parola di Gesù che ha riempito le reti, sarà sempre la parola di Gesù che renderà efficace il lavoro del discepolo. Lo sforzo dell’uomo senza Gesù è sterile, con Gesù lo sforzo umano è sommamente fecondo. Questo vale per tutti: seduti, rassegnati, lungo il lago delle proprie difficoltà; Simone / simbolo di ogni persona nella quale Gesù ha risvegliato «disponibilità». Tutto il resto non conta: Simone si scopre indegno e peccatore ai piedi di Gesù? Sperimenta che la potenza di amore in Gesù trionfa sul peccato, e trasforma la debolezza in forza divina. Ogni persona è Simone che impara da Gesù a poggiarsi unicamente sulla sua parola; non sente più bisogno di cercare qualcos’altro, perché nulla più è per me più caro di Cristo. – Tu, Signore, sei l’unico mio bene.

Cantiamo al Signore davanti agli angeli.

Maestro, tutta la notte abbiano faticato invano, ma sulla tua parola getterò la rete.

Gesù è il Dio che ci «riserva» per le sue opere di bene: Santo, santo, santo è il Signore degli eserciti. «Santo» significa tutt’altro, riservato per altro: Dio è tre volte «santo» e riserva noi per la sua santità, per la sua opera di bene tutta «riservata». A ciascuna persona riservata una storia analoga a quella di Simone e compagni. Vocazione di Isaia come di Simone, dei discepoli, di tutta la folla e di tutti noi. Gesù è il Signore che siede maestoso, trascendente, inaccessibile, sul trono eccelso, sublime, lontano; eppure vicinissimo al tuo vivere quotidiano, come sulla barca di Simone: ti ha fatto per sé, ha bisogno di te; Signore elevato su tutti, ti eleva all’altezza della sua pesca. Egli stabilisce un rapporto con ciascuno, con tutti: nella tenda, in mezzo al suo popolo, è il Dio con noi. Ciascuna persona, riservata a servizio del suo amore verso gli altri, è riservata, diventa messaggera = angelo, con lui, dovunque Egli va con il suo popolo, fino in terra d’esilio (cfr Ez 40): dal cielo sulla terra. La nube, segno della sua presenza, riempie il tempio: il suo Spirito riempie la terra, così Egli manifesta la sua presenza. – “Hai reso la tua promessa più grande di ogni fama”.

Maestro, tutta la notte abbiano faticato invano, ma sulla tua parola getterò la rete.

Nel più interno del mio intimo pesco la tua immagine: Un uomo dalle labbra impure io sono; eppure ho visto il Signore. Di fronte alla maestà divina l’uomo reso puro, come Isaia, come Simone, prende coscienza della propria realtà di immagine di Dio; bisognoso di purificazione, dice: “Ohime! Sono perduto!”. “Uomo dalle labbra impure io sono”. Le labbra stanno per tutta la persona. Questa confessione ci rende puri, come Isaia e Simone; ci predispone a vederti, Signore, l’Invisibile, chi ci hai fatti per te. Vibrano stipiti, mi sento confuso, qualcosa di tutt’altro c’è in me. Simone come Isaia riconosce Gesù, Santo di Dio, tutt’altro: la tenerezza infinita ti stupisce, ti assimila, ti abilita a riconoscerla perché viene in te; non ti demolisce l’Amore che ti fa simile a sé! – Signore, la tua bontà dura per sempre: tu non abbandoni l’opera delle tue mani.

Maestro, tutta la notte abbiano faticato invano, ma sulla tua parola getterò la rete.

Mi rendi capace d’incontrarti: “Il carbone ardente ha toccato le tue labbra, il tuo peccato è scomparso”. Come gli occhi hanno veduto, così gli orecchi odono: posso ascoltare la Parola che mi trasforma, mi rende capace di vedere e acclamare nello Spirito Santo: “Gesù è il Signore”. Dio stesso interviene a questo scopo: l’angelo (cioè Dio) vede il senso di smarrimento in me, nella persona umana, come in Isaia e Simone, dice: “Non temere”o “prende il carbone ardente dall’altare, lo mette sulle sue labbra”: il carbone e segno di Dio che ti rinnova; non annienta l’uomo, ma gli fa sentire il suo amore, il suo essere lontano, perché si lasci attirare a sé e trasformare. E’ l’effetto della Parola di Dio che suscita ciò che esprime. – “Io vi ho scelti, dice il Signore, perché andiate e portiate frutto, e il vostro frutto sia duraturo”.

Maestro, tutta la notte abbiano faticato invano, ma sulla tua parola getterò la rete.

Mi rendi partecipe della tua opera di salvezza: “Chi andrà per noi?”. “Eccomi, manda me”. Udii la sua voce che diceva: “Chi manderò?”. Te! Tu stesso hai detto di essere «in mezzo a un popolo di peccatori». Ebbene, ora, come ogni uomo purificato, io ti ho reso partecipe dei miei sentimenti creativi, e tu ti senti di potermi dire: “Eccomi, manda me!”; e tu vai in nome mio, come Simone che lascia tutto, ed è con me, a servizio dell’amore. Ecco, ti chiamo a salvezza; il chiamato come te, a sua volta chiama altri, e così la salvezza raggiunge i singoli sino ai confini della terra. Non ha importanza quanti siano i presenti: Dio chiama tutti; uno alla volta. Preghi, cioè ti farò ricordare la mia parola, confrontare le letture durante la giornate in momenti e situazioni diverse, e tu conosci e favorisci la mia opera di salvezza. – “Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore: hai ascoltato le parole della mia bocca”.

Cantiamo al Signore davanti agli angeli.

Maestro, tutta la notte abbiano faticato invano, ma sulla tua parola getterò la rete.

La comunità celebrante rende noto il vangelo come Simone e discepoli, Isaia e Paolo: Vi rendo noto il Vangelo che vi ho annunziato e che vi salva. Gesù attua in noi ciò che ha compiuto in sé e in Simone. Paolo è testimone del Figlio di Dio prediletto. Egli parla di ‘annuncio’: è in atto la missione, la pesca. La seconda lettura descrive la nostra realtà attuale che comincia dove finisce il Vangelo e la prima lettura, continuandolo: perché Gesù continua ad attuare in noi ciò che ha compiuto in sé realizzando la profezia di Isaia nella prima lettura. Quindi oggi il Signore ci dice che la sua opera è in vista della nostra missione: ci vuole fare pescatori, ministri, messaggeri, angeli. La nostra grandezza sta nell’esserne partecipi, proprio mentre la comunichiamo tale quale l’abbiamo ricevuta, come Paolo. – Io vi ho scelti perché andiate e portiate il mio frutto duraturo.

Maestro, tutta la notte abbiano faticato invano, ma sulla tua parola getterò la rete.

Gesù si rivela in chi vive nel quotidiano la sua morte e risurrezione. Anch’io l’ho ricevuto: Cristo morì, fu sepolto, è risuscitato, apparve. Trasmetto ciò che ho ricevuto: Gesù morto, risorto, apparso a tutti; è il mistero pasquale. La buona notizia, che è Gesù, se non appare, non è conosciuto. Giacomo, capo di Gerusalemme, e quanti hanno visto il Signore, testimoniano l’incontro con Dio che cambia, salva, ci fa come Cristo, capaci di soffrire, morire e risorgere, apparire, cioè testimoniare la presenza di Dio nel mondo, come lui. – “Ti loderanno, Signore, tutti i re della terra quando udranno le parole della tua bocca”.

Maestro, tutta la notte abbiano faticato invano, ma sulla tua parola getterò la rete.

Gesù stesso trasforma il peccatore in pescatore, capace di testimoniarlo:Apparve anche a me, infimo degli apostoli, persecutore della Chiesa. Chiunque accoglie il dono della retta intenzione e accoglie il Cristo, vive in Dio. La chiamata di Paolo è totalmente gratuita: “Per grazia di Dio sono quello che sono”. Non sono io che produco frutto, ma la grazia di Dio che è in me. Non attiriamo a noi, ma a Dio. – “Cantiamo le vie del Signore, perché grande è la gloria del Signore”

Maestro, tutta la notte abbiano faticato invano, ma sulla tua parola getterò la rete.

I cambiati per grazia di Dio vivono in virtù di tale grazia in loro: Sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto. Prendete coscienza di quello che Dio opera in voi ascoltando la sua Parola; fate crescere Cristo in voi, e insegnate agli altri l’ascolto dello Spirito che parla a tutti. Cristo, infatti, appare a ogni comunità, a me e a te, a ciascuno che lo cerca con cuore sincero; ci fa partecipi dei suoi sentimenti; della sua vita. Paolo sa di essere inserito in una missione che impegna tanti altri prima di lui e con lui, tutti misurati dall’autenticità del Vangelo. – Ti loderanno, Signore, tutti gli essere umani quando udranno le parole della tua bocca.

Cantiamo al Signore davanti agli angeli.

PREGHIERA EUCARISTICA
La risposta di lode e di supplica riassunta nel Vers. Resp.: Cantiamo al Signore davanti agli angeli,
si sviluppa in preghiera eucaristica fatta di:

ringraziamento: prefazio. Grazie, Padre, per il tuo Figlio:
Egli è L’Angelo dell’Alleanza che porta tutti alla salvezza;

attualizzazione: consacrazione. Ora, Padre, manda lo Spirito:
egli ci trasforma in Cristo come il pane, ci apre alla parola, ai fratelli;

offerta: nostra in Cristo al Padre. In noi, Padre, si offre a te Gesù:
accolti e trasformati da lui, egli vive in noi e siamo a te gradi;

intercessione: per tutti vivi defunti. Tutti, Padre, accogli in Cristo:
dopo avere chiamato le folle, egli muore e risorge per tutti;

lode finale: esplosione dei sentimenti. A te, Padre, ogni onore e gloria;
per la salvezza che fruttifica in ogni persona.

CONTEMPLAZIONE
Nella chiesa il Padre convoca i credenti in Cristo, in cinque tappe (v. LG 2); contempliamo oggi nei suoi cinque momenti, per es., La Chiamata:

prefigurata, sin dall’inizio, nella Creazione: la chiamata, di Simone che fa cenno ai compagni;
figurata, nella storia d’Israele, antica alleanza la chiamata, di Dio che chiama Isaia e con lui tutto Israele;
compiuta, in Cristo Gesù, negli ultimi tempi: la chiamata, dell’umanità assunta dal Verbo;
manifesta, nella chiesa, per lo Spirito effuso: la chiamata, di Simon Pietro, discepoli, folla attirati da Gesù;
completa, alla fine, nella gloria della Trinità. la chiamata, dell’umanità dal Padre a essere in Cristo.

Preghiamo:
O Padre, che in Cristo ci hai scelti in mezzo al mondo, perché andiamo e portiamo un frutto duraturo; concedi al tuo popolo di cantare a te davanti ai tuoi angeli. Per Cristo nostro Signore. Amen.

 

 

Pubblicato in 2013