TERZA DOMENICA Di PASQUA Anno C
preparazione alla celebrazione della messa nel rito nella vita
Incontro Animatori Gruppi Liturgici Parrocchiali
13/14. 04.2013. Traccia.
Nel nome del Padre del Figlio, dello Spirito Santo. Amen.
Ascolta, Israele. Eccomi, Signore. Aiuta tutti a ascoltarti.
“Come sono angosciato!” (Lc 12,50), inquieto finché non riposo in te e tu in me, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò … cenerò insieme. Ct 2,7: Mi han trovata le guardie che perlustrano la città; mi han percosso, mi hanno ferito, mi han tolto il mantello le guardie delle mura.-Il vincitore lo farò sedere presso di me, sul mio trono, come io ho vinto e mi sono assiso presso il Padre mio sul suo trono. Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese”. Quant’è buono è segno = gloria,lievito della mia presenza nel mondo.
Nella vostra vita quotidiana io il Signore Gesù, vostro Capo, mi manifesto con tanti segni = fatti e parole: «Tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri» (Fil 4,8). Ora, io stesso, il Signore vi raduno per mostrarvi i miei fatti, il senso «normativo» della vostra esistenza. – AntCom.1°capov.vang.
Sono qui presente Risorto in mezzo a voi? Ne avete esperienza come gli apostoli «insieme a pescare»? Vi è possibile questa esperienza, col 1° segno: non un pesce! Ve lo procuro io! Ecco i testi di oggi. Vedrete come sono sempre da rivedere e riconoscere ovunque. Tale sono per chi non ha nulla di più caro di me. L’eucaristia, in cui io, il Signore, mi ridono a voi, vi sostiene in questa ricerca:pesce,pane …ne sono segno: ioil Signore presente nell’eucaristia:nel lavoro,vang; nelle relazioni umane,Ilet; nella mia gloria,IIlet., vi chiamo ora nel regno dei cieli.VR/
VANGELO (Gv21,1-19). 1° Capoverso. Venite a mangiare. AntCom.: Io, il Signore, vi attiro a me e mi manifesto a voi con segni e parole d’amore. Neanche un pesce? Ma vedi quanti!
Dopo avermi incontrato: gli apostoli mediante il segno del mio corpo e voi mediante le loro testimonianze, il vostro cuore diventa attento ad ogni mio segno e parola, per incontrarmi come loro, perché non s’incontra la realtà della mia Persona una volta per sempre. Va riscoperta, come tutte le grandi realtà. E io sono la realtà più grande. Più uno mi incontra, più desidera incontrarmi per stare con me e conoscermi più profondamente. Io mi rendo presente sotto vesti diverse per farmi conoscere e per guidarvi alla verità: ad accogliere il mio mistero di morte e risurrezione. Il cuore che m’incontra una volta, mi cerca sempre, come voi. I discepoli mi hanno già visto tre volte e non sono sicuri di riconoscermi «Non si erano accorti che era il Signore», neanche Tommaso, dopo quella sua bella professione di fede: “Mio Signore, mio Dio”, e continua sempre a verificare i segni ..da bambino.
Incontrare me non è un fatto diretto come s’incontra una persona per strada. – AntCom. + 2°capov. vangelo.
Posso apparire come un angelo, un ortolano o un viandante. Pure per chi mi ha incontrato, io rimango un mistero, ma, sempre desiderato. Ogni volta è sempre lo stesso problema: non mi riconoscono neanche gli apostoli. Il mio mistero di Risorto è sempre tutto da riconoscere. Non m’incontri una volta per tutta la vita. Sotto questo punto di vista, non c’è nessuna differenza fra gli apostoli e voi nell’incontrare il vostro Signore: ma è conoscenza che avviene sempre mediante segno e Parola di bontà: dallo stare sempre bene insieme. È il Signore, e attiro a me. Vers.Resp.: Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato”
Ant.C.+3°CapV. Una novità: ai miei discepoli dono pane e pesce. Io stesso li distribuisco loro. L’ha notato bene Giovanni che li do io stesso, loro Signore Maestro: segno simbolico del dono che io faccio di me stesso, come poi spiego (cap.6): “È il Padre che dà il pane, quello vero”, me stesso, vero cibo e vera bevanda. Per questo nel testo odierno dico: “Venite e mangiate”. E nessuno mi dice: Chi sei?; tutti mi riconoscono Signore. VersR/- Ant.C.+4°CapV.
Strumenti per accedere all’esperienza di me Risorto? 1°: l’Eucaristia, per gli apostoli come per voi. Il segno sacramentale è l’unica via data per incontrarmi; segno da verificare nell’esistenza di bontà come vedi qui.
Altri segni confermano il segno primo dell’Eucaristia. 2°: s’accorge di me il discepolo che io amo, perché conosce «la Scrittura». Al sepolcro, di fronte al segno del sudario, lo stesso discepolo «vide e credette»; quindi: «Parola di Dio» è anche tutto l’antico testamento. 3°: Altro segno sono i «153 grossi pesci»; «numero preciso» = senso simbolico. Numero misterioso, ma si possono precisare alcuni significati: designa tutte le specie di pesci a quel tempo. «Tutti i pesci» = simbolo: gli apostoli sono pescatori di tutta l’umanità. Poi, tre numeri espressi con tre lettere dell’alfabeto ebraico alludono alle iniziali del titolo ebraico: «Comunità Dell’Amore»; per riconoscere il Risorto è necessaria la temperatura di un rapporto, d’amore per Dio e per il prossimo, oltre il segno e la parola. 4° segno: La guida primaria: «Pietro». VersR/- Ant.C. +5°CapV, del vang. Gesù risorto ridona alla sua comunità «Pietro», in un dialogo d’amore, come per tutti. È una nuova vocazione. Infatti, dico a Simon Pietro: “Simone di Giovanni, mi ami gratuitamente…: “agapàs me?”. Simone mi risponde: “Sì, Signore, tu sai che ti voglio bene” = in pratica: amo il tuo amore per me «filò» (Tenendo presente che «agapào» = amore assoluto, personale, creativo, di propria iniziativa, senza gratificazioni, fedele per sempre, senza limiti di sorta; e «filò o filèo» = amore reciproco, suscitato in risposta), proviamo a intuire: Gesù dice a Simone: “Agapas»? – Simone risponde: “Filò” – Gli dice di nuovo la seconda volta: “Simone di Giovanni, «agapàs»?”. Simone risponde: “Sì, Signore, tu sai che ti amo “filò” con amore reciproco. Ma, la terza volta, Gesù gli dice: “Simone di Giovanni, mi vuoi bene?”, con lo stesso verbo di Pietro: «filèis»?”, con amore reciproco, cioè, ami davvero il mio unico amore per te? Pietro si rattrista perché, questa terza volta, Gesù gli chiede: “Mi ami con amore reciproco: «filèis»?”, come Pietro gli ha già risposto per due volte! Ora Simone dubita di essere in grado di assicurare l’accoglienza dell’unico Amore di Gesù, e amarlo in risposta. E gli dice: “Signore, tutte le cose tu sai, e sai che ti amo con amore reciproco «filò»”: tu sai che questo mio amore per te lo susciti tu in me. Gli dice Gesù: con questo mio amore “pasci le mie pecore”.
Sono riportati qui i due diversi verbi greci (agapào e fileo) del testo ispirato per rilevare l’amore gratuito «agapào» e l’amore reciproco «filèo». Gesù chiede due volte a Pietro se lo ama con amore gratuito, totale, senza nulla in cambio per sé; e Pietro per due volte risponde che lo ama con amore reciproco, in cambio e di risposta. Ma Pietro, a questo punto, si rattrista perché «dubita di poter amare in ogni caso». Tre volte Gesù chiede a Pietro se lo ama. Pietro potrà ricordare il suo triplice rinnegamento, ma una cosa ripetuta tre volte è una investitura, secondo il costume di allora; o segno di decisione definitiva, come quando Pilato ripete tre volte: “Io non trovo in lui (Gesù) nessuna colpa”.
A Cesarea di Filippo Pietro ha detto di amare Gesù «totalmente e gratuitamente» (agapào), e l’ha tradito. Ora Pietro dice di avere bisogno di essere lui amato per primo da Gesù. Pietro si rimette a Gesù che sa tutto e sa bene che Pietro ha bisogno di lui. Pietro non pretende più di poter dare a Dio in Gesù qualcosa; ma che Gesù deve amare Pietro per primo. Pietro ha bisogno estremo di essere amato da Gesù. E Gesù conferma la giusta nuova direzione dell’amore in Pietro, dicendo, la terza volta: “Mi ami con amore reciproco «filèo»”, allora? – Pietro, a nome di tutti, dice: ho bisogno estremo di essere amato da te, Gesù, da te, o Dio. – Come creature, noi possiamo amore solo con amore di risposta. E, sempre con l’aiuto di Dio, possiamo amare l’amore di Dio per noi. Siamo infinitamente generosi, nella misura che siamo depositari dell’amore di Dio, cosicché Dio stesso ama in noi. Nessuno può vivere senza essere e sentirsi amato. Gesù poi dice a Pietro di pascere agnelli e pecore di Gesù con l’amore di Gesù; quindi anche i cristiani più «piccoli».
C’è diversità di fede anche tra gli apostoli. Dopo la risurrezione, sul monte indicato da Gesù, tutti lo adorano, alcuni dubitano di essere in grado di riuscire a credere di «passare per la grande tribolazione» di Gesù. Eppure proprio a questo gruppo, secondo l’evangelista Giovanni, Gesù affida la predicazione del vangelo. Nella chiesa c’è il credente adulto e il credente «piccolo». Ma in virtù della sua risurrezione, Gesù riceve «ogni Potere» dal Padre e lo trasmette agli apostoli ugualmente missionari nel mondo: Egli stesso opera con loro, in loro!
Gesù ci ricrea bambini come lui. Poi Gesù afferma solennemente: “In verità, in verità ti dico”! Gesù sta per dire una cosa importante: un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi … È una nuova vocazione di Pietro: di tutti. Nella prima vocazione Gesù gli ha cambiato il nome: «Fissando lo sguardo su di lui, disse: “Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Kefa” che vuol dire Pietro» (Gv 1,42); non nel senso precedente di: «duro di comprensione»; bensì di «fondamento» come Cristo in Cristo. Tre grandi tappe, quindi, nella vita di Pietro, come in ogni persona: siamo chiamati, formati, a tappe. Prima, siamo chiamati all’esistenza; poi, dentro a questa esistenza, siamo chiamati a uno stato di vita consacrata in Cristo, matrimoniale o singola; poi, tutti, a una vita missionaria in Cristo. Vers.R/
PRIMA LETTURA (At 5, 27b-32. 40b-41). Il brano degli Atti riporta la realizzazione di ciò che c’è nel vangelo.
Fatti e parole sono in atto nei miei testimoni inconfutabili
Dopo la mia presenza di Risorto nella vita di Lavoro; eccola nelle relazioni umane: mediante me! Ant.C. +1ª let:
Il sommo sacerdote richiama l’ordine impartito agli apostoli di «non insegnare più nel nome di costui; e voi non avete obbedito». Pietro e compagni, fondatori di una nuova «via di vita», figurano imputati condannati. I miei discepoli mi assomigliano: eroi, non umanamente, ma divinamente parlando, agli inizi della vita evangelica.
Prima erano chiusi nel cenacolo «per paura dei giudei». Ora, insegnano allo stesso sommo sacerdote criteri di vita: “Bisogna obbedire = credere a Dio piuttosto che agli uomini”. Ecco il fondamento! Gli uomini non hanno il potere d’imporsi alla coscienza e alle disposizioni divine. In Cristo Esse sono piena realizzazione della libertà che Dio aveva iniziato a dare al suo popolo Israele di fronte al Faraone: qualcosa di superiore a ogni dottrina umana; eppure, vissuta, espressa in concetti chiari da semplici persone umane non letterate: “Dio ha risuscitato Gesù che voi avete ucciso”. Di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo”. Piccoli segni umani; enormi trasformazioni in persone che non seguono più una logica umana. Hanno l’ordine di «non parlare più nel nome di Gesù». Fustigati e messi in libertà, se ne vanno «lieti d’essere oltraggiati per amore del nome di Gesù»!
SALMO RESPONSORIALE (29). Ti esalterò, Signore, perché mi hai liberato. La vita in Cristo designa il Risorto.
“Signore Dio mio, a te ho gridato e mi hai guarito. Signore, mi hai fatto risalire dagli inferi, mi hai dato vita perché non scendessi nella tomba”. È la mia storia. Ora è di tutti i miei: «Con forti grida e lacrime» ho gridato e sono stato esaudito. Morto, sono stato liberato dai vincoli della morte. La mia vita in piena sintonia con la tua volontà, o Padre, ha meritato la risurrezione mia e di tutti voi, miei fedeli. È una vita di canto. È la vita cristiana.
“Cantate inni al Signore, o suoi fedeli, rendete grazie al suo santo nome, perché la sua bontà dura per tutta la vita. Alla sera sopraggiunge il pianto e al mattino, ecco la gioia”. Con me e in me stravincerete anche la morte. Le piccole esperienze presenti vi danno sicurezza che sarete esauditi anche nel futuro: “Ascolta, abbi misericordia, Signore, vieni in mio aiuto. Hai mutato il mio lamento in danza; Signore, mio Dio, ti loderò per sempre”. E già ringraziamo e lodiamo in antecedenza. – Ant.C. + 2ª lettura:
APOCALISSE (5,11.14). L’Agnello, che è stato immolato, è degno di ricevere potenza e ricchezza. Ecco,
il Risorto, Signore nel lavoro e nelle relazioni umane, è Signore del Paradiso: dell’assemblea di tutti santi.
L’inno del Cristo abbassato e umiliato in forma di servo, esaltato sopra ogni cosa, diventa ora un atto di culto, secondo i progetti di Dio, oltre ogni calcolo umano. L’inno rivela i sentimenti di Dio in Cristo Gesù nostro Signore. Profezia pienamente realizzata: «L’Agnello che fu immolato è degno di ricevere potenza e ricchezza: cioè, sapienza e forza, onore e gloria e benedizione. Liturgia celeste in atto fin da questa vita: tutte le creature del cielo e della terra, sotto la terra, nel mare e tutte le cose ivi contenute dicono: “A Colui che siede sul trono e all’Agnello lode, onore, gloria e potenza, nei secoli dei secoli”. Echeggiano le parole e i sentimenti degli Apostoli, del Vangelo e della 1ª lettura. Tutti si prostrano in adorazione. La sovranità di Dio, esercitata e rivelata in me, il Risorto, domina il creato in tutte le direzioni, personificate dai 4 viventi: domina su tutta la creazione.
ECCO, io celebro e chi vede me, vede il Padre mio, perché dico ciò che ascolto e faccio ciò che vedo fare il Padre. Così chi vede il mio discepolo vede me e il Padre mio.