5ª dom di quaresima C ravasi2016/03/13
5ª DOMENICA DI QUARESIMA, C.
RACCOGLIMENTO
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo. Amen.
Ascolta, Israele: io sono il Signore Dio tuo…! Ascolta, Chiesa che sei in..; ascolta N [tuo nome].
Eccomi, Signore: aiuta tutti ad ascoltarti (Dt. 6,4; Lc 8,21; Is 6,8; Ebr 10,1s; Rm 12,1s).
LETTURA
Padre, nulla ci sia più caro del tuo Figlio Gesù!
Donaci di ascoltare la sua parola nell’assemblea dei fedeli (cfr PCFP, 13); tu ci metti in bocca anche la risposta: fa’ che ascolto e risposta crescano con l’orante che ti cerca, o Dio (Gregorio, Cassiano, Benedetto).
seguono TESTI da ingresso a dopo comunione.
MEDITAZIONE o RILETTURA
Padre, fa’ che accogliamo il tuo Figlio Gesù!
La sua Parola alla Comunione (Ant. Com.), con il dono di se stesso, attua in noi nel massimo modo il messaggio dei testi biblici (in TESTI e MEDITAZIONI, Archivio, 28/03/2004 Quar., C – 5ª Dom.); messaggio che ispira e attua i vari momenti della Celebrazione e della vita (Criteri di Meditazione -15/08/2005).
Messaggio IL PERDONO DI DIO SUPERA OGNI IMMAGINAZIONE.
Dio parla a noi in Cristo. Lo Spirito ci dispone ad ascoltare la sua Parola. Gesù parla e conclude: Oggi si attua la Parola che udite. Richiamiamo quindi la Parola, aderiamo all’azione dello Spirito.
Domenica scorsa, fra le due accoglienze di un peccatore, cioè, del figlio minore, rappresentate una dal figlio maggiore, l’altra da Gesù che incarna il Padre, l’assemblea ha scelto il Padre «la Bontà».
Oggi, fra i legalisti scribi e farisei che si servono di un’adultera per tentare di lapidare anche Gesù, e Gesù stesso che non condanna né adultera né scribi e farisei, scegliamo Gesù, infinita fantasia di Dio che sa inventare salvezza anche quando non c’è alcuna via d’uscita da una situazione senza speranza (Vangelo: Gv 8,1-11). Per cinquecento anni questo testo dell’adultera è tramandato oralmente. Si sa che questo testo è stato tramandato, perché lo troviamo commentato dai Padri della chiesa, anche se non scritto in un vangelo (esempio di fede tramandata mediante tradizione e vangelo). Il testo appare poi in Luca c 22 (fine 400 inizio 500 d.C.) e si fissa definitivamente nel seicento in Giovanni, capitolo ottavo, vv 1-11. Prima parte di Giovanni, cc 1-12, detta sezione dei segni, dove il brano ha trovato posto. In Luca, come in Matteo e Marco, avrebbe richiesto una esposizione del fatto, più il senso teologico; in Giovanni, invece, il c. 8° si trova nella prima parte del testo evangelico, detta dei segni, dove l’episodio, oltre l’esposizione del fatto e del senso teologico del fatto come in Matteo, Marco e Luca, l’episodio evangelico assume anche un senso simbolico da esporre. Molte sono le ragioni che si portano per intuire, almeno, questo ritardo dello scritto. La più probabile sembra sia l’esitazione della chiesa allora nel concedere il perdono agli adulteri.
Vediamo 1. il fatto, 2. il senso teologico, 3. il senso simbolico.
1. Il fatto: richiede precisazioni a base dei sensi teologico,simbolico.
VANGELO. Gesù «all’alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava». Non è riportato alcun ammaestramento orale di Gesù. Esso è espresso con il fatto che segue: «Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna, sorpresa in adulterio»; «gli conducono», perché se fosse entrata da sola avrebbe sconsacrato il tempio. È chiara l’intenzione malevola degli scribi e dei farisei: «Postala nel mezzo, gli dicono: “Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio”». La donna non dice una parola, non osa chiedere un perdono che non può sperare. Non può immaginare la fantasia sconfinata del cuore di Dio nel donare salvezza e amicizia. La donna è sola. Non c’è il compagno adultero; anche se è prevista pure per lui la stessa pena. Scribi e farisei continuano: “Mosè, nella legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa”. Peccatori non cercano che incolpare ed eliminare; se poi riescono a far cadere un innocente, è per loro una conquista. La lapidazione era riservata ad apostati e bestemmiatori. Al tempo di Gesù l’adulterio era punito con lo strangolamento. Scribi e farisei invece parlano di lapidazione e chiedono a Gesù: «“Tu che ne dici?”. Essi dicevano questo per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo». Da Gesù non attendono una condanna; è competenza del Sinedrio condannare. Da Gesù si attendono dichiarazione di colpevolezza; e di certo Gesù sarebbe stato lapidato, se egli avesse fatto intendere, contro Mosè secondo loro, che quella donna non è colpevole. Dichiarando poi che la donna è colpevole, Gesù mostrerebbe di non essere un profeta che porta qualcosa di nuovo nel mondo, e il suo «ammaestramento» apparirebbe fasullo: se non lo eliminiamo, pensano scribi e farisei, almeno ne annientiamo l’insegnamento.
GESÙ PORTA UNA NOVITÀ ASSOLUTA, del tutto inimmaginabile e quindi non attesa, tale che la donna non pensa neppure di poter chiedere salvezza, buon rapporto, amicizia. Questi ultimi sono sentimenti di Dio espressi nella Torà stampata con il dito di Dio sulla pietra: «Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra». Siamo nel tempio (v. 2) costruito in pietra. Il gesto di Gesù può richiamare la Torà scritta da Dio su una tavola di pietra, e le norme di Dio per interpretare la Torà, scritte sull’altra tavola di pietra. A queste norme forse si riferiscono per esempio Geremia (17,13) ed Ezechiele (2,9; 13,9). Quelli «insistevano nell’interrogarlo. Gesù allora alzò il capo e disse loro: “Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei”». Uno dei testimoni, che per primo deve lanciare il sasso, sarebbe lo sposo. Al gesto dello scrivere Gesù ora aggiunge il senso, secondo lo stile di Dio che non impone, ma propone, iniziando sempre dal minimo, da un gesto, per lasciare anche all’interlocutore l’iniziativa dell’adesione (cfr 10 piaghe d’Egitto). «Chinatosi di nuovo, scriveva per terra». La pietra serve a Dio per fissare i suoi sentimenti di Misericordia e amore infinito (Torà) verso il suo popolo; non per lapidarlo. L’amicizia di Dio nella Torà non è un fatto straordinario solo per l’Adultera, ma per tutti: scribi, farisei e ogni persona peccatrice. Ogni peccato nella bibbia è adulterio. La misericordia assolutamente straordinaria e insperata di Dio è la giusta risposta di Gesù che mira a rinnovare il peccatore, rendendolo capace a sua volta di misericordia. Questo sembra pensi Gesù che scrive per terra, dicendolo poi in modo che giovi a tutti: “Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei”; e chi ha peccato, sappia che ha Dio, Javè, sempre vicino per usargli Misericordia. «Quelli, udito ciò, se n’andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Rimase solo Gesù con la donna, là in mezzo». Ciò che poteva essere una tragedia, si riduce ad una scena di due persone, la Misera e la Misericordia: l’adultera sdraiata lì a terra, e Gesù, chino, a scrivere richiamando il suo cuore. «Alzatosi allora Gesù le disse: “Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannato?”. Essa rispose: “Nessuno, Signore”. E Gesù a lei: “Neanche io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più”». Gesù, autorizzato solo a dichiarare colpevolezza, che non ha dichiarato, ora si rivela l’unico Innocente autorizzato a dichiarare «condanna», che non dichiara; ma esprime parole di Dio che dice: “Neanche io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più”, e tutto è fatto, come dice il Salmo (33,8-11), «il Signore parla e tutto è fatto, comanda e tutto esiste. Il Signore annulla i disegni delle nazioni, rende vani i progetti dei popoli. Ma il piano del Signore sussiste per sempre, i pensieri del suo cuore per tutte le generazioni». Rimane «solo Gesù con la donna», unica che possa riferirci questa particolarissima e strabiliante esperienza di misericordia. Solo lei l’ha potuta riferire ai Padri della Chiesa che l’hanno tramandata per cinquecento anni, prima che fosse scritta nel Vangelo.
2. Il Senso teologico del fatto, in rapporto a Dio. È sufficiente richiamare quanto già accennato: Gesù, venuto non per condannare, ma per salvare il mondo (Gv 3), salva l’adultera che non sperava salvezza, lei che non aveva neppure implorato aiuto. Gesù rivela un Dio Padre più grande del nostro cuore. Per mezzo di Cristo Gesù egli ci salva anche quando il nostro cuore ci condanna (cfr 1Gv 3,19-20). Ricambia il male con il bene: si serve dell’adultera per raggiungere con il suo perdono anche coloro che di quella stessa donna volevano servirsi per eliminarlo: “Tu che ne dici?”, gli chiedono. – “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”, risponde Gesù, fattosi esterno a loro per dire loro chi è lui dentro di loro, attendendo di essere accolto anche da loro, senza che se ne vadano tutti dai più anziani, dopo aver lasciato cadere a terra le pietre; e vuole che la donna «vada», diventi missionaria di questa ricerca di Dio: “Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannato?”. – “Nessuno, Signore!”. Gesù vuol dirle: ma non basta «astenersi dal condannare»; questo è un primo passo verso la vita; bisogna che anch’essi si sentano amati come te. Tu ora accetti di stare con me, di vivere con il mio desiderio che anche loro si avvicinino a me, per essere salvati. Tu non vivi più per te stessa: «non pecchi più». Tu vivi con interesse di Bene come me anche per loro; non pensino più per esempio a te per condannarti.
3. Il Senso simbolico dello stesso fatto nel vangelo di Giovanni. Alcuni elementi del racconto ci aiutano a comprenderlo. La donna è condannata da sola, senza l’amante che pure doveva esserci, essendo colta in flagrante adulterio; lei è condannata a morte, benché allora tale condanna sia in mano solo ai romani; lei non ha scusanti, e non osa implorare perdono, anche se vorrebbe vivere; lei è l’unica testimone e racconta il dono della vita ottenuto inaspettatamente da Gesù; lei se ne va come testimone del condono divino. La donna salvata è simbolo della Chiesa, di tutta l’umanità, determinata a divenire Chiesa. Lo sposo è Cristo Gesù (2Cor 11,2; Ef 5; e Apc 22,17.20: «Lo Spirito e la sposa dicono: “Vieni!”; ed egli risponde: “Sì, verrò presto!”». L’amante dell’adultera è presente nella veste del peccato con il quale lei ha tradito il suo sposo; lei quindi dovrebbe morire, ma l’unico testimone, il suo Sposo, Gesù, che non uccide la propria sposa, casta meretrice perché la ama, la nutre con i sacramenti, attende che si converta e viva: quindi lo Sposo l’ha già perdonata (Osea 1-3), lo «sposo» precedente, il peccato, non deve comparire a lapidarla perché non c’è più, e l’esperienza della vita nuova, ricevuta, fa «rifiorire nel suo cuore il canto della gratitudine e della gioia» (colletta). Testimone di tanta grazia, desidera ne sia partecipe tutta l’umanità. VA’ IN PACE: LASCIA IL PASSATO, COMINCIA A PENSARE IN MODO NUOVO.
PRIMA LETTURA. Lo stesso «Signore, che offrì una strada nel mare e un sentiero in mezzo ad acque possenti», che ha compiuto il prodigio della liberazione d’Israele dall’Egitto con l’impegno di ricordarlo sempre, ora vi dice, lui stesso, non altri: “Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche!”, del 1234 circa a. C. “Ecco, faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?”. Vi faccio ritornare dall’esilio babilonese e per mezzo di un pagano, Ciro. Non resistete per il motivo che il mio modo di agire non è secondo i vostri canoni. Io cambio metodo come mi sembra meglio, e voi adattatevi al mio comportamento: “Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa. Mi glorificheranno le bestie selvatiche, sciacalli e struzzi, perché avrò fornito acqua al deserto, fiumi alla steppa, per dissetare il mio popolo, l’eletto. Il popolo, che io ho plasmato per me, celebrerà le mie lodi”. Tutto questo ora si attua nei riguardi dell’adultera salvata, della casta meretrice, la Chiesa che io amo.
SALMO RESPONSORIALE. Grandi cose ha fatto Il Signore per noi.
Ripetendo le parole del Signore Gesù nel Salmo Responsoriale (Sal 25/26), l’assemblea interpreta rettamente l’incontro con Dio come opera di Dio, che la trasforma. Le parole di Gesù sulle nostre labbra ci fanno sperimentare i suoi sentimenti: “Grandi cose ha fatto il Signore (non noi) per noi”. Riconosciamo che Dio opera prodigi: “Quando il Signore ricondusse i prigionieri di Sion, ci sembrava di sognare”. Lo riconoscono i popoli che dicono: “Il Signore ha fatto grandi cose per loro”. Lo riconosciamo noi stessi in prima persona, e diciamo: “Grandi cose ha fatto il Signore per noi, ci ha colmati di gioia”. – Il ricordo del passato fa sgorgare dal cuore una preghiera per il presente. La salvezza è opera di Dio, ne abbiamo l’esperienza, e questa ci sprona a chiedere ulteriore salvezza dalla schiavitù, fino alla completa liberazione. Abbiamo ringraziato il Signore per l’accaduto: “Allora la nostra bocca si aprì al sorriso, la nostra lingua si sciolse in canti di gioia”. – Ebbene: questo è garanzia di quanto farà ancora. Pieni quindi di gratitudine acclamiamo: “Riconduci, Signore, i nostri prigionieri come i torrenti del Negheb” in piena. In te, Signore, rischiamo, nella certezza del buon esito: rischiamo come chi semina una semente che ora potrebbe nutrirci; ma sappiamo di non perderla, siamo certi di avere in futuro la gioia di raccogliere il centuplo. Allo stesso modo, sulla scia della passione, morte, risurrezione del nostro Signore Gesù, noi, tua comunità, ci aspettiamo ancora momenti difficili, ma siamo sicuri di essere ricompensati con la vista di frutti abbondanti in Cristo risorto, qui presente.
SECONDA LETTURA. Descrive il discepolo di Gesù come l’adultera
In Cristo tutto reputo perdita divenendo a lui conforme nella morte.
Quella donna, immagine della Chiesa, l’Umanità, ciascuna persona così inaspettatamente salvata da Gesù che le dice: “Donna, neanche io ti condanno; va’ in pace e non peccare più”, quella persona da quel momento di vita ha la mente e il cuore fissi su Gesù, sulla persona di quel suo straordinario Salvatore. Lei si distoglie da tutto un passato di leggi e osservanze, e tutta protesa verso Gesù, con le parole di Paolo, discepolo di Gesù per quest’esperienza, lei incoraggia quanti si sentono colpevoli, quanti non sperano futuro migliore, ed esclama: “Fratelli, tutto io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza – dell’esperienza – di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come spazzatura, al fine di guadagnare Cristo e di essere trovata in lui, non con una mia giustizia derivante dalla legge, ma con quella che deriva dalla fede in Cristo, cioè con la giustizia che deriva da Dio, basata sulla fede”. Non leggi e tutte queste cose ma la Persona di Cristo Gesù, non la mia giustizia ma la fede in Gesù, non guardando se sono imperfetta ma fidandomi della sua misericordia, non pensando più a salvare me stessa ma morendo a me stessa per vivere in lui, non più cose ma sue relazioni. Gioco tutta l’esistenza nell’imitare Cristo, so che non lo imiterò mai benissimo, so che non sono impeccabile, godo di chiedergli perdono e vado avanti con «fiducia» in lui, nella sua persona, che distinguo dalla «fede» come verità in cui credo. Fede quindi come relazione con il mio Signore Gesù. Questo perché io possa conoscere sempre meglio per esperienza la Persona di Gesù, “la potenza della sua risurrezione, la partecipazione alle sofferenze di Gesù, diventandogli conforme nella morte, con la speranza di giungere alla risurrezione dai morti”.
Gesù risorto, che supera la morte in quanti gli appartengono, suscita in me entusiasmo, desiderio di essergli conforme, mediante la stessa «potenza della risurrezione di Cristo», e vivo come un atleta tutto preso a «correre verso la mèta» che è lui per conquistarlo come anch’io sono stato conquistato da Gesù Cristo; corro per «arrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù», poiché ancora non l’ho raggiunto; mi sentirò perfetto quando arriverò all’età matura del Cristo, simile in tutto al Padre.
Domenica scorsa abbiamo visto che si può vivere in casa con un papà buono senza conoscerlo. Oggi vediamo come a lui tutto è possibile, anche quando in una situazione, come quella dell’adultera, non si vede possibilità di salvezza.
PREGHIERA EUCARISTICA.
Aderiamo all’agire dello Spirito. Per Cristo -ringraziamento pane offerta intercessione lode-
– «Ringraziamo» e benediciamo il Padre in Cristo Gesù.
Grazie, Padre, per il tuo Figlio: tu lo hai mandato nel mondo, non per condannare, ma per salvare il mondo da situazioni impossibili e senza speranza; tu hai stabilito per i tuoi figli un tempo di rinnovamento spirituale, perché si convertano a te con tutto il cuore, e perché, «liberi dai fermenti del peccato, vivano le vicende di questo mondo, sempre orientati verso i beni eterni».
– Siamo trasformati in Cristo: preso il «pane» e rese grazie, si dona vero cibo e bevanda di salvezza.
Ora, Padre, manda lo Spirito a perfezionare qui l’opera di Gesù e compiere ogni santificazione. Gesù, misericordia e perdono, è qui, assolve noi come l’adultera, dice: Io non ti condanno, ma ti trasformo perché partecipi ai miei sentimenti di bene a favore di ogni persona.Diveniamo luogo riservato a Gesù che in noi continua a «donare» se stesso.
In noi, Padre, si offre a te Gesù: tuo Figlio, Innocente, fatto peccato, Salvatore, Condannato. presente in noi, resi da lui a te graditi con sentimenti e azioni di salvezza anche verso coloro che ci condannano senza sapere che non lo fanno a noi ma al tuo Figlio eletto.
– Intercediamo per tutti in Cristo che «intercede» per noi e ci fa intercessori con lui per gli altri.
Tutti, Padre: vivi, defunti, celebranti, accogli in Cristo; Via tracciata nell’acqua e nel deserto, diritta fino a te, desiderata per tutti gli uomini, fatti coeredi della sua gloria.«Glorifichiamo» perfettamente il – Padre per Cristo, con Cristo, in Cristo nello Spirito Santificante.
A te, Padre, ogni onore e gloria, da ogni cuore rinnovato dalla tua grazia, divenuto cantore di gratitudine e di gioia. Tu sei glorificato per una vita da rispecchiare la tua sconfinata misericordia.
CONTEMPLAZIONE
Nella chiesa il Padre convoca i credenti in Cristo, in cinque tappe (v. LG 2); contempliamo VITA NUOVA:
prefigurata, sin dall’inizio nella Creato: strada nel deserto, fiumi nella steppa, popolo dissetato.
figurata, nella storia d’Israele, antica alleanza, ritorno da Babilonia, più grande che dall’Egitto.
compiuta, in Cristo Gesù, negli ultimi tempi: Gesù, messo alla prova, si rivela condono per tutti;
manifesta, nella chiesa, per lo Spirito effuso: nei fedeli, tipo Paolo, l’adultera: conquistati, salvati;
completa, alla fine, nella gloria della Trinità. nei figli giunti alla perfezione in Cristo Gesù.
Preghiamo: Padre, che non vuoi la morte del peccatore, ma che si converta e viva; concedi al tuo popolo di proclamare le tue meraviglie. Per Cristo nostro Signore. Amen.
2016/02/21
2ª DOMENICA DI QUARESIMA. Anno C
Preparazione alla celebrazione della messa.
RACCOGLIMENTO
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo. Amen.
Ascolta, Israele: io sono il Signore Dio tuo…! Ascolta, Chiesa che sei in..; ascolta N [tuo nome]. Eccomi, Signore: aiutaci tutti ad ascoltarti.
LETTURA
Padre, nulla ci sia più caro del tuo Figlio Gesù!
Donaci di ascoltare la sua parola nell’assemblea dei fedeli (cfr PCFP, 13); tu ci metti in bocca anche la risposta: fa’ che ascolto e risposta crescano con l’orante che ti cerca, o Dio (Gregorio, Cassiano, Benedetto).
MEDITAZIONE o RILETTURA
Padre, fa’ che accogliamo il tuo Figlio Gesù!